Con Christophe Galtier, il Paris Saint-Germain consocerà il settimo allenatore da quando nel 2011 la società transalpina è stata acquisita dalla QSI. Galtier succede così a Kombouaré, Ancelotti, Blanc, Émery, Tuchel e Pochettino su una delle panchine più ambite (ma anche più difficili) d’Europa.
Nonostante i rumors più o meno corretti degli ultimi mesi (Pochettino è stato esonerato ufficialmente a giugno ma la sua partenza era già scritta dopo la tripletta di Benzema che ha estromesso il Paris dalla coppa Campioni di quest’anno), Galtier sembra essere stata la scelta prioritaria di Luis Campos sin da quando il nuovo consigliere del club (che ha già lavorato con il tecnico al Lilla) ha preso possesso del suo nuovo ruolo in seno al Psg.
Per Galtier l’obiettivo è lo stesso richiesto nel tempo ai suoi predecessori: mantenere i successi in patria e rendere il Psg una grande a livello internazionale (segnatamente vincendo la Champions).
Galtier è l’uomo che ha rilevato la guida del Lilla salvando la squadra nel 2017-18 e portandola tre anni dopo ad una conquista della Ligue 1 che impedì al PSG di conquistare cinque campionati in cinque anni.
Di certo, la sfida che attende ora il 55enne tecnico di Marsiglia è molto più ardua, sia perché al Psg la vittoria non è una sorpresa ma una costante (almeno a livello nazionale) sia per tutta una serie di fattori che vanno dalla sfida di doversi confrontare (e dimostrare di saper gestire) uno spogliatoio di stelle e una pressione ben diversa da quelle affrontate finora in carriera fino alla necessità (per centrare gli obiettivi) di dare alla compagine parigina una struttura tattica in grado di supportare il talento a disposizione, a cominciare dal tridente formato da Neymar, Kylian Mbappe e Lionel Messi.
Nello scorso campionato infatti il Psg è sembrato più una accozzaglia di giocatori di talento che una squadra vera e propria, con Pochettino che ha fatto enorme fatica a far quadrare il cerchio.
‹‹In Francia la più grande critica che hanno mosso a Galtier e al club per questo suo passaggio al Paris è stato proprio relativo al suo non aver mai gestito precedentemente dei giocatori di così alto livello›› ci dice Valentina Clemente. ‹‹Questa ‘accusa’ però cade immediatamente se pensiamo ai suoi predecessori al Psg. Hanno tutti incontrato difficoltà. La chiave di volta non è tanto la mancanza di esperienza in questo contesto di Galtier ma come la società vorrà gestire il rapporto fra allenatore e giocatori››.
‹‹Fino ad oggi purtroppo, spesso e volentieri lo spogliatoio del Psg è stato lasciato troppo a se stesso. Soprattutto con Emery…i tecnici volevano vedere determinate cose in campo ma poi i giocatori non sempre le facevano. Storico il caso di Blanc, allenatore noto per il suo 4-3-3, che contro il Manchester United cambiò assetto alla squadra come sorta di ‘grido d’aiuto’ per far capire alla società che qualcosa non andava››.

In generale, la formazione della capitale si affidava al talento dei singoli per trovare la via della rete, non chiedendo poi molto ai tre riferimenti offensivi in fase difensiva. Non a caso spesso la squadra si trovava a difendere con sètte uomini di movimento, affrontando un rischio che era accettabile in campionato ma molto meno a livello europeo.

Dal punto di vista tattico Galtier non ha mai avuto finora a disposizione in carriera tutto il talento offensivo garantito dai tre giocatori precedentemente menzionati (ai quali vanno aggiunti i vari Marco Verratti e Achraf Hakimi). Il tecnico transalpino dovrà trovare un modello di gioco che, pur mantenendo l’equilibrio, sia altamente proattivo (il field tilt del Psg quest’anno è stato di 65.36, il possesso medio del 63.3%).
Il suo Lilla giocava con un 4-4-2 fluido, che poneva enfasi sul gioco sugli esterni con terzini che spingevano ed una coppia di attaccanti che vedeva il più mobile Jonathan David al fianco di Burak Yilmaz.
Oltre al canadese, in quel LOSC Galtier riuscì a sviluppare anche elementi come Mike Maignan e Sven Botman e a rilanciare Renato Sanches che al Lilla agiva da secondo centrocampista centrale in aiuto alla prima linea di costruzione per far uscire palla da dietro ma anche libero di invadere l’altra metà campo in fase offensiva.
Proprio la costruzione è stata elemento cardine del gioco di Galtier nella sua traiettoria (pur breve) con il Nizza. All’Allianz Riviera Galtier poggiava molto sulle qualità del portiere Walter Benítez.

Il 29enne argentino fungeva da trigger per attirare la pressione rivale con lo scopo di liberare linee di passaggio che consentissero al Nizza di risalire il campo alle spalle della prima linea di difesa.
Al Psg il tecnico francese avrà come primo problema da risolvere proprio quello della scelta del no.1, ruolo conteso da Keylor Navas e Gianluigi Donnarumma, con l’italiano che ha passato la sua prima stagione all’ombra della torre Eiffel dividendosi le partite con il costaricano.
‹‹La società dovrà decidere su chi puntare. Galtier ha sempre avuto un portiere titolare›› afferma Cédric Canale. ‹‹Al Saint-Étienne giocava Stéphane Ruffier, al Lilla Maignan…al massimo il secondo giocava la coppa di Francia. Anche questa stagione Nizza giocava Benítez col polacco Marcin Bułka in coppa››.
Nel caso in cui la scelta (ammesso che non venga proposto un turnover) ricada su Donnarumma, l’ex milanista dovrà dimostrare di essere ulteriormente migliorato con i piedi per poter soddisfare le richieste del nuovo allenatore.
‹‹Se resta sarà lui il titolare›› aggiunge Canale.
In Sergio Ramos (5.73 p/90 passaggi progressivi nella Ligue 1 appena conclusa) e Verratti (7.21) Galtier avrà a disposizione due upgrade rispetto a Dante (3.61) e Pablo Rosario (4.55) gli altri due elementi cardine del primo possesso nizzardo.
Più avanti il tecnico dovrà incastrare adeguatamente il tridente offensivo all’interno di meccanismi che siano in grado di utilizzare al meglio il talento individuale per scardinare difese che, contro il Psg, nella maggior parte dei casi tendono a difendere con un blocco basso. Proprio l’attacco a difese schierate è finora stata una delle problematiche incontrate in carriera da Galtier con le sue squadre. Ma, come detto, l’ex di Saint-Étienne, Lilla e Nizza non ha mai avuto ai suoi ordini una batteria offensiva come quella che troverà a Parigi.
A rimanere inalterata dovrebbe essere la ricerca della verticalità il prima possibile.
Nelle squadre di Galtier c’era sempre uno chance creator primario: il già menzionato David a Lilla e Amine Gouiri col Nizza. Probabile che sulla Senna sia Messi a dover svolgere questa funzione.
Forse ancor più interessante sarà vedere come Galtier deciderà di difendere. Il suo Nizza era 7° in Ligue 1 per Build-up Disruption (1.67%) mentre il Psg ha concluso il torneo con un indice negativo (-0.24%).
Probabile che Galtier chieda alla sua nuova squadra di non abbassarsi troppo, cercando di controllare le linee di passaggio centrali (la chiusura della zona di mezzo era prioritaria al Nizza). Difficile invece che possa ottenere fasi di pressing prolungato.
Al di là delle previsioni, sarà ovviamente importante capire che squadra avrà a disposizione Galtier. Per Valentina Clemente è ‹‹probabile che ci siano dei cambiamenti importanti nel mercato. Credo che Galtier proverà a portare a Parigi degli elementi in grado di assecondarne l’idea di gioco, magari a costo di rinunciare a qualche stella››.
Detto questo, la sfida che lo attende non è solo la più grande mai affrontata in carriera ma anche una di quelle che verrà maggiormente attenzionata in Europa. Come sempre d’altronde quando si parla di Psg.
(dati soccerment, fbref.com)

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