Ventidue dicembre 2019. Atalanta – Milan 5-0. La compagine rossonera tocca il punto più basso della gestione tecnica di Maldini e Massara. Montano le polemiche e si susseguono le voci di cambiamento della guida tecnica a fine stagione. Domenica 15 maggio 2022. Milan – Atalanta 2-0.
Un lockdown dopo, sembra passata una vita. I rossoneri si apprestano ad affrontare l’ultima settimana prima della decisiva sfida di campionato contro il Sassuolo. Con un punto conquistato sarebbe scudetto.
Grande merito va alla dirigenza del club, vale a dire ai già citati Maldini e Massara, alla loro capacità di districarsi in un mercato nel quale le squadre italiane non sono più in grado di fare la parte del leone e, soprattutto, alla loro decisione di difendere a tutti i costi la direzione tecnica della squadra, affidata a Stefano Pioli.
Nel giro di pochissimo tempo (poco più di due anni) l’allenatore emiliano ha trasformato una squadra in difficoltà in una candidata al tiolo di campione d’Italia che, ad oggi, si trova ad appena novanta minuti dal sogno.
Come è stata possibile questa trasformazione? Come ha fatto Pioli a rendere un gruppo dall’età media di 26.4 anni (nonostante la presenza in rosa di Ibrahimovic e Giroud), una delle più basse dell’intera serie A, in una contender per il titolo?
Molto credito va dato al lato tecnico/tattico, vale a dire alla capacità di Pioli di far crescere e migliorare tanti dei giocatori a sua disposizione e all’abilità del 56enne allenatore parmense di creare un contesto ottimale che consentisse alla squadra di esprimersi.
Tutto ciò ha consentito al Milan di diventare un sistema olistico, cioè uno in cui il valore definitivo dell’insieme va al di là della sola somma del valore dei singoli elementi (in questo caso i giocatori in rosa) che lo compongono.
I Theo Hernandez, Leão e Tonali sarebbero arrivati a questo livello con un altro allenatore? I Saelemaekers, Kalulu e Krunić avrebbero performato come hanno fatto in un diverso contesto? Probabilmente no.
Dal punto di vista tattico, Pioli ha come detto costruito una struttura che ha permesso a questi giocatori di esaltarsi all’interno di un sistema estremamente fluido e associativo. Il Milan di Pioli ora è una compagine dove i giocatori vanno riempire o attaccare determinati spazi a seconda della funzione da svolgere che viene loro assegnata in base al piano gara e all’avversario di turno.

Concetto quest’ultimo espresso dallo stesso Pioli nell’intervista a Dazn dopo la sfida con la Roma. Per i rossoneri ‹‹non vale più che in un determinato posto ci debba essere un mediano piuttosto che un terzino. Vale identificare degli spazi e coprirli. Più li copri con giocatori diversi più diventi imprevedibile››.
Così, nel lasso di tempo con Pioli sulla tolda di comando, abbiamo visto il Milan (partendo da un modulo base 4-2-3-1) costruire 4-1 con un vertice basso o sempre a 4 con il portiere come uno dei centrali o, ancora, con una costruzione 3-2 o 3-1 con salida lavolpiana di uno dei centrocampisti e con l’altro che andava in verticale in avanti a formare il vertice del rombo.

Fra le altre soluzioni messe in evidenza dal Milan in stagione c’è stata anche quella che prevede la salita di uno dei terzini, che va ad occupare una posizione non in ampiezza ma più centrale, facente funzione da centrocampista (cfr la partita di ritorno contro la Roma).

L’altra grande novità del Milan 2021/22, a riprova della continua evoluzione della squadra, è stata l’utilizzo del portiere. La perdita di Donnarumma in estate (che aveva fatto pensare molti ad una perdita anche in termini di punti in classifica) è stata invece ottimamente assorbita dall’arrivo di Mike Maignan. Il no.1 francese infatti, oltre a dimostrarsi più che adeguato fra i pali ha aggiunto alla fase di possesso milanista l’opzione della costruzione diretta, particolarmente utilizzata per scavalcare una prima pressione forte avversaria (solitamente cercando Giroud) o per attaccare immediatamente alle spalle l’ultima linea difensiva rivale tramite la connessione fra l’ex Lilla e Leão.

In fase difensiva i rossoneri hanno generalmente mostrato un atteggiamento aggressivo, come indicato dal dato PPDA di 10.15 (terzo del campionato). Il non possesso rossonero è stato caratterizzato dalla ricerca di un baricentro alto, con la linea di difesa avanzata e dalla ricerca dell1c1, a volte anche accentuata. Un comportamento proattivo favorito anche dalla scelta di Pioli, ad un certo punto del torneo attuale, di utilizzare Tomori e Kalulu come centrali. Da quando Pioli ha battezzato la coppia costituita dall’inglese e dal francese come quella titolare, il Milan ha acquistato in solidità difensiva.
I due insieme hanno via via dimostrato di poter gestire gli attaccanti centrali avversari dividendosi i compiti (uno marca, uno copre) così come di saper reggere un sistema puro (2c2 centrale) sia in campo corto che in campo aperto. Proprio quest’ultimo aspetto è particolarmente importante per il sistema difensivo voluto da Pioli. Col Milan che, come detto, gioca con un baricentro avanzato, la capacità di Tomori e Kalulu di difendere con molto spazio alle proprie spalle diventa fondamentale. I due formano quindi una coppia ideale per il gioco del Milan essendo entrambi anche in grado di rompere la linea per difendere in avanti così come, grazie alle loro straordinarie qualità fisiche, di recuperare se costretti a difendere all’indietro.
Grazie anche a questo atteggiamento, la squadra di Pioli ha finora registrato 17 clean sheets in campionato.
In definitiva, il Milan 2021/22 rappresenta il punto più alto nell’evoluzione di un tecnico che, nelle ultime stagioni, ha dimostrato di essersi aggiornato passando da un calcio di ruoli e posizioni ad uno fluido, fatto di funzioni, di spazi da svuotare e riempire.
Che Pioli avesse intrapreso una strada nuova lo si era visto nell’ultima parte del periodo trascorso a Firenze. In riva all’Arno infatti, a partire dalla sfida col Benevento del 2018, il tecnico emiliano ha presentato una Fiorentina meno frenetica, più fluida, con un gioco più palleggiato, grazie anche alla promozione a titolare di Saponara e all’uso di Milenkovic come terzino al fianco di Pezzella e Vitor Hugo.
Così facendo, oltre ad avere più palleggio, la Fiorentina di Pioli in possesso poteva passare ad una costruzione a tre con il serbo vicino ai centrali e Biraghi più avanzato sulla sinistra.
In questa maniera modo quella Fiorentina poteva mutare forma anche all’interno della stessa partita, occupando spazi diversi con giocatori diversi, mostrando soluzioni allora inedite in Italia (come Biraghi che stringeva centralmente da mezzala).
Il problema era che quella squadra era stata disegnata per una proposta maggiormente reattiva, trovandosi a miglior partito quando poteva difendersi più in basso e liberare Chiesa in transizione (come accaduto a gennaio 2019 nella partita di coppa Italia contro il Torino).
Le rinnovate idee di Pioli non sono però scomparse dopo quell’esperimento. Il tecnico infatti le ha tenute con sé e ulteriormente sviluppate a Milano, con una squadra più adatta a metterle in pratica. Il risultato è sotto gli occhi di tutti con un Milan contemporaneo nell’espressione di gioco e ad un passo dalla meta.

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