La vittoria dell’Olimpico (1-2) oltre ad essere stata la grande notte di Zlatan Ibrahimović (autore dei due gol degli ospiti) ha confermato la capacità del Milan di adattare il piano gara in funzione degli avversari che via via si trova di fronte, pur restando fedeli ai propri principi di gioco.
Nella prima frazione si è infatti vista una compagine rossonera in grado di imporre una supremazia territoriale (53.88m il baricentro) nei confronti di una Roma che ha accettato di preoccuparsi maggiormente di occupare gli spazi (19.2 il PPDA giallorosso al quarantacinquesimo) che di contestare il possesso rossonero (65% nel primo tempo).

Per affrontare una squadra abituata a difendere con un blocco medio, per creare poi spazio alle spalle dell’ultima linea rivale (da attaccare con rapide transizioni) il Milan ha ancora una volta modulato la fase di costruzione sulla base dello schieramento e dell’atteggiamento avversario.
Contro il 4-4-2 stretto con il quale difende la squadra di Mourinho, Pioli ha chiesto ai suoi terzini (Calabria e Theo Hernández) di alzarsi subito, per abbassare ancora di più la Roma, proponendo una costruzione 3-1 con i mediani sfalsati.

Nel mentre, i due esterni alti (Saelemaekers e Leão) andavano ad unirsi al sotto punta (Krunić) per andare a giocare nella zona di rifinitura dietro i due centrocampisti centrali giallorossi.
Ancora una volta l’occupazione di determinati spazi per favorire il possesso rossonero è stata più importante dei giocatori che andavano ad occuparli.
Questo concetto era stato enunciato dallo stesso Pioli nell’intervista concessa in settimana a Dazn: per i rossoneri ‹‹non vale più che in un determinato posto ci debba essere un mediano piuttosto che un terzino. Vale identificare degli spazi e coprirli. Più li copri con giocatori diversi più diventi imprevedibile››.
Contro la Roma l’idea quindi era quella di costruire con quattro giocatori e invadere la metà campo avversaria con gli altri sei, sviluppando 3-1/6. L’obiettivo (tipico nel gioco di Pioli) rimaneva sempre quello di andare a riempire la zona di rifinitura, sia centralmente che esternamente.
Il Milan cerca ‹‹sempre di avere in costruzione una superiorità posizionale. O ce l’abbiamo già in base alla posizione degli avversari o la creiamo con lo spostamento del mediano o del terzino››.
L’importanza dei terzini e dei mediani nella costruzione rossonera si era già vista ad esempio nella sfida contro l’Atalanta, con Hernández che era spesso andato a giocare nel mezzo anche in posizioni avanzate di campo, per contribuire a dare fluidità al possesso della squadra di Pioli nel quadro di un tourbillon che aveva lo scopo di manipolare (e far saltare) il sistema difensivo avversario, imperniato su marcature 1c1.
Contro il Torino si è visto anche Tonali allargarsi a sinistra in alcune occasioni, con Kalulu (schierato da terzino sinistro) che guadagnava campo in avanti.

In questa partita il Milan cercava spesso di superare la prima pressione granata utilizzando Tătărușanu per andare a cercare direttamente i riferimenti offensivi Giroud e Leão con quest’ultimo al quale Pioli chiede di agire vicino al francese quando l’ex Chelsea è in campo.
A inizio campionato contro la Samp già si erano viste le prime avvisaglie di una costruzione da dietro imperniata sul lavoro di terzini e mediani.
In quella circostanza, contro un’avversaria che pressava alto, il Milan si era appoggiato sul no.1 Maignan come uomo libero e su un Díaz che, partendo da no.10, si abbassava proprio per aiutare la risalita del campo della sua squadra.
Come si vede quindi Pioli è stato finora sempre in grado di adattare il piano gara alla partita di turno, individuando le zone di campo da occupare in possesso con i giocatori più adatti e strutturando così una fase offensiva variabile a partire dalla ricerca di una costruzione sicura che consenta poi al Milan di settare un possesso efficace in zone più avanzate.