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Non possesso all’europea

Atalanta, Verona, Reggiana, Leeds United…quattro squadre che, in questa anomala stagione, sono salite alla ribalta per i risultati ottenuti.

I bergamaschi si sono qualificati alla prossima Champions League e sono ancora in corsa in quella attuale; il Verona ha stupito tutti come squadra rivelazione della Serie A; la Reggiana ha conquistato a sorpresa la promozione in B dopo aver vinto i playoff battendo in finale il più quotato Bari di De Laurentiis: il Leeds è tornato in Premier dopo 16 anni.

Utilizzando VideoMatch vediamo una situazione difensiva del Leeds di Bielsa. Nel sistema predisposto dal tecnico argentino c’è un uomo che funge da libero, con i compagni in marcatura.

Oltre a questo però, le quattro squadre sopra menzionate hanno impressionato per il loro stile di gioco moderno ed efficace. Base importante del modello utilizzato da Gian Piero Gasperini, Ivan Jurić, Massimiliano Alvini e Marcelo Bielsa (pur nelle differenze, che pure esistono) è la fase di non possesso.

Infatti, quando la palla ce l’hanno gli avversari, questi allenatori non chiedono ai loro giocatori di abbassarsi per difendere posizionalmente ma di aggredire in avanti con un pressing avanzato e la creazione di duelli individuali a tutto campo al fine di riconquistare il possesso il più velocemente possibile.

L’eventuale riconquista in zone avanzate di campo permette poi di poter verticalizzare subito avendo comunque già un buon numero di linee di passaggio aperte sopra palla. I giocatori devono essere in grado di leggere le situazioni e, in base a precise codifiche, scegliere quando avanzare in pressing o quando restare in una situazione di attesa.

Reggiana

La Reggiana di Alvini in pressione alta contro il Bari, appena dopo che il portiere dei galletti ha mosso palla.

Il concetto generale (nel rispetto del concetto di ‘zona’) è che ogni giocatore è responsabile dell’uomo che entra nella rispettiva zona di competenza. In pratica si tratta di una marcatura a uomo ‘non battezzata’, diversa da quella classica (in voga in Italia fino agli anni ’80) nella quale si chiedeva invece a un giocatore di seguire l’avversario diretto in ogni suo spostamento.

Nel montaggio costruito con VideoMatch di Sics vediamo alcune situazione della fase difensiva dell’Hellas.

È chiaro che, sul movimento palla da parte avversaria, la squadra scivolerà con aggressività sul lato forte, effettuando le opportune scalate su quello debole, dove si avrà più copertura e meno marcatura.

VeronaRoma

Una situazione di Roma – Verona: i giocatori gialloblù, sul lato forte, hanno un uomo come riferimento. Contro il 3-4-2-1 giallorosso, i difensori centrali veronesi vanno a schema puro (Kumbulla e Empereur escono sui due trequartisti avversari). Faraoni (esterno destro) stringe centralmente.

Scalando in avanti si rompe la linea e ci si può trovare in situazione di parità numerica 2 contro 2 con i difensori rimanenti. La conoscenza del 2 contro 2 è un altro elemento imprescindibile di questo tipo di approccio difensivo. L’idea base (così come nell’uno contro uno) è quella: marco uomo – parte palla – marco profondità.

Alcuni 2 contro 2 dell’Atalanta montati con VideoMatch di Sics. Il concetto è marco/marco. In ogni fermo immagine si possono notare più di una di queste situazioni, all’interno della stessa azione. Il 2 contro 2 si ripete continuamente in campo.

Questo significa che in questo tipo di approccio difensivo non si cerca di tenere la linea e mandare in fuorigioco l’avversario ma ci si preoccupa appunto più della posizione di quest’ultimo.

Con VideoMatch di Sics osserviamo situazioni di 2 contro 2 del Verona: scambi di posizione e sovrapposizioni vengono assorbite senza cambio di marcatura.

La posizione del difendente è condizionata dall’avversario ma anche dalla posizione della palla. Per la precisione, i punti di riferimento sono palla, avversario, porta e compagno Se guardo soltanto la posizione dell’avversario e perdo il contatto visivo con la palla rischio di subire un’imbucata.

Postura Faraoni

Un 2 contro 2 difensivo del Verona di Jurić. In questo caso la postura di Faraoni è rivolta a vedere la palla.

Di conseguenza, se il difendente non è in grado di leggere le intenzioni dell’avversario deve coprire la profondità. In questo tipo di difesa chi difende ha la responsabilità se subisce una palla filtrante.

Dal punto di vista atletico non è detto che questo approccio sia più dispendioso di un altro dove magari ci sono meno sprint ma dove si deve fare del movimento continuo per adeguare la posizione dei reparti a quella della palla.

Aggressività, dinamismo, molti giocatori nell’altra metà campo per riconquistare immediatamente palla, abilità nel sostenere il sistema puro dietro sono le caratteristiche di questo modo di difendere, che nelle ultime stagioni si sta affermando a livello europeo.

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