Al di là della partita Analisi tattica Editoriale

Alla ricerca del controllo perduto

Pareggiare in trasferta in una partita d’andata in Champions League non è un brutto risultato. Diventa però fonte di allarme se il tuo nome è Manchester City e l’avversario (RB Lipsia) non è una squadra sulla carta alla tua stessa altezza.

In generale, nonostante l’avvicinamento alla prima posizione occupata dall’Arsenal, anche le ultime uscite in Premier hanno dato l’idea che qualche ingranaggio si sia inceppato nella macchina di Pep Guardiola. Nelle ultime cinque uscite in campionato i Citizens hanno sì battuto Arsenal, Wolverhampton e Aston Villa, ma anche pareggiato col Nottingham Forest e perso contro Tottenham e Manchester United.

Contro il Lipsia la squadra di Guardiola ha controllato la prima metà della gara, anche se è riuscita a recapitare a Erling Haaland solo 7 palloni. Guardiola, senza Kevin De Bruyne, ha approcciato la partita schierando in possesso Bernardo Silva nel vivo del gioco con Ilkay Gündogan, Kyle Walker largo a destra e Riyad Mahrez nel mezzo spazio destro.

L’obiettivo, ancora una volta, era quello di controllare la partita. Le squadre di Guardiola possono essere più o meno verticali, ma ricercano sempre il possesso per dettare il tempo mantenendo il dominio della gara.

Muovendo anche Jack Grealish centralmente, Guardiola ha cercato di attuare il suo piano strategico riempiendo i corridoi centrali del campo. L’ex Aston Villa e Mahrez sembrano al omento gli elementi su cui Guardiola fa maggior affidamento per controllare le partite. Ed è proprio dalla zona nevralgica che è venuta l’azione del gol del vantaggio del City.

Nella ripresa il registro della sfida è cambiato. Marco Rose ha avanzato il baricentro del suo Lipsia e i tedeschi hanno giocato una partita un po’ più attiva.

L’ingresso di Christopher Nkunku ha poi dato loro un’arma in più nelle transizioni per attaccare la profondità. Proprio quello che temeva Guardiola.

‹‹Non abbiamo la squadra per competere con loro in transizione. Sono meglio di noi, più veloci e più rapidi. In queste situazioni le squadre tedesche sono migliori. Dovevamo avere molto controllo.››

Il pareggio di Joško Gvardiol è stato meritato e il Lipsia ha avuto anche la possibilità di portare a casa l’intera posta in palio.

Fra l’altro Guardiola non ha effettuato nessun cambio, finendo con gli stessi undici di partenza e lasciando in panchina i vari Phil Foden e Julian Álvarez.

‹‹Ho la possibilità di effettuare cinque sostituzioni. Ma non significa che che debba farle. Ero molto soddisfatto di quanto stavo vedendo. Ho analizzato il Lipsia con il mio staff e hai bisogno di questo tipo di controllo, perché giocano con sei uomini davanti.››

Alla fine Guardiola si è detto soddisfatto del risultato, mettendo il tutto nella prospettiva di una sfida di centottanta minuti.

L’impressione però è quella di un City che sta sacrificando qualcosa per non rischiare, per mantenere il controllo sulla partita. Proprio questo ha contribuito a far propendere Guardiola per la scelta non effettuare nemmeno un cambio. A suo parere l’inerzia della gara era comunque in mano al City.

Tutte le decisioni prese da Guardiola sono volte a controllare la partita. Anche quella di impiegare Bernardo Silva come terzino sinistro contro l’Arsenal andava in questa direzione. La soluzione non ha funzionato e così l’ex allenatore del Barcellona è stato poi costretto a riportare lo spagnolo in mezzo, inserendo Nathan Ake sul lato mancino della difesa.

Recentemente si è molto discusso dell’impatto di Haaland su questo tipo di approccio. L’arrivo del centravanti norvegese ha aggiunto una incredibile bocca da fuoco ad un arsenale tecnico che comunque l’anno scorso, nella sola Premier, aveva totalizzato 99 reti senza un vero no.9 di ruolo.

L’ex Dortmund aggiunge al City la possibilità di andare diretti quando necessario, così come di alzare la palla avendo già un riferimento importante negli ultimi sedici metri. Questo a discapito del livello di controllo che Guardiola vorrebbe sempre dalla sua squadra. La media del possesso City in campionato si è abbassata dal 68.2% della scorsa stagione al 64.8% di questa. I passaggi corti da 642 a 606 a partita.

In pratica è come nella NFL quando hai un attacco in grado di segnare velocemente. Questo ti consente di mettere presto punti a tabellone, ma diminuisce il tuo dominio sul tempo di gioco.

Un’altra questione è quella relativa alla riaggressione. Il City ha abbassato dell’1.73% l’indice GPI, cioè la percentuale di volte in cui riaggredisce a palla persa. Andare subito diretti può risultare in meno uomini raggruppati nella zona dove si perde palla.

Mantenere il dominio della palla e dello spazio nel gioco di posizione è un imperativo categorico. Invece di modificare qualcosa approfittando di Haaland, Guardiola sta cercando di tornare ad avere lo stesso (se non maggiore) controllo di prima. L’anno passato la squadra è stata eliminata dalla Champions per aver perso la supremazia negli ultimi dieci minuti della seconda partita con il Real Madrid.

I blancos sono una squadra che può controllare il caos.  Il City sembra non poter abbandonare il dominio del gioco nemmeno per pochi istanti a partita.

Ora, se guardiamo ai risultati (a due punti dalla vetta in Premier, con un ritorno sulla carta favorevole negli ottavi di Champions) non c’è molto da dire su come stia andando il City. Ma un’analisi non può fermarsi al risultato.

In questo senso le prossime partite (con Bournemouth, Bristol City, Newcastle e Crystal Palace prima della seconda sfida con il Lipsia) potrebbero dirci qualcosa in più di questa rincorsa al controllo di Guardiola.

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