La vittoria sugli Stati Uniti, che consente all’Olanda di superare il turno e accedere così ai quarti di finale del Mondiale del Qatar, non è stata espressione di quel boring football del quale il suo tecnico è stato accusato, ma bensì un’altra masterclass tattica di Louis van Gaal.
Il piano gara preparato dal trainer olandese è stato perfetto, tarato per contrastare le qualità dello USMNT e per esporne i difetti. L’Olanda ha infatti lasciato giocare gli statunitensi, che si sono dimostrati non in grado di dettare il contesto tramite il possesso.
Con il trio di centrocampo formato da McKennie, Adams e Musah perfettamente bloccato dal marcamento a uomo effettuato dai due interni oranje e da Davy Klessen, l’organizzazione del gioco e la gestione della palla spettava soprattutto ai due centrali difensivi americani, Walker Zimmermann e Tim Ream, nessuno dei quali era a proprio agio nelle vesti di costruttore.
La squadra di Gregg Berhalter ha trovato maggiore libertà sugli esterni, con Christian Pulisic e Robinson a sinistra e con Sergiño Dest a destra, ma senza che questo si traducesse in una produzione offensiva adeguata.
In pratica, le linee di passaggio verso Jesus Ferreira prima e Haji Wright poi (i due no.9 schierati da Berhalter) sono risultate ostruite e queto nonostante l’allenatore americano abbia via via provato ad aumentare il potenziale offensivo della compagine a stelle e strisce, inserendo anche Gio Reyna a inizio ripresa. La rete che sembrava riaprire la partita, segnata proprio da Wright, non ha cambiata la sostanza delle cose, con gli USA che accumulavano expected goals da tiri a basso coefficiente di pericolosità (media di 0.08 xG per tiro).
Così, l’Olanda ha avuto buon gioco nel superare la prima pressione americana e nell’imbastire transizioni efficaci in campo aperto. All’interno di questo contesto ha brillato particolarmente Denzel Dumfries, autore di due assist.
La vittoria olandese è il frutto del lavoro fatto fin qui da van Gaal, il cui marchio sulla squadra è sempre ben visibile. I gol olandesi sono stati infatti il risultato di giocate convenzionali preparate in allenamento.
A questo torneo iridato l’ex guida di Ajax e Barcellona (fra le altre) si è presentato con una squadra probabilmente meno ricca di talento di quella da lui condotta al terzo posto del mondiale 2014, che poteva contare su giocatori come Wesley Sneijder, Arien Robben e Robin van Persie.
Nonostante ciò, van Gaal ha mostrato delle costanti tattiche che gli stanno permettendo di trarre fuori il meglio dalla rosa a disposizione. Questo a partire da una difesa a cinque che vede Blind impiegato come quinto di sinistra con funzioni di costruttore. Avevamo già discusso qui dei pro e dei contro di tale soluzione.
L’altra novità riguarda il modo di sviluppare di una squadra che solitamente tende ad avere un mediano più bloccato e l’altro (Frenkie de Jong) che si comporta anche da invasore andando a formare un quadrilatero offensivo con il trequartista (Cody Gakpo o Klaassen) e le due punte. Infine c’è il sovraccarico del lato sinistro del campo per attaccare da quel lato o per cercare poi il cambio di gioco sul fronte opposto.

A settantuno anni di età, van Gaal ha davanti a sé probabilmente l’ultima chance per vincere un mondiale. Non stupisce quindi che alla vigilia abbia identificato nella conquista del titolo l’unico traguardo accettabile per lui in questa campagna nel Golfo.
Detto questo, indipendentemente da come finirà, il tecnico oranje ha messo a tacere i suoi critici, che invece ritenevano il non lusinghiero periodo trascorso al Manchester United fra il 2014 e 2016 il suo canto del cigno. Invece van Gaal si è dimostrato calcisticamente ancora in palla.
La vittoria sugli Usa assume quindi i contorni di una vera e propria lezione sull’ultimo van Gaal, cioè su un allenatore che, partito dal classico 4-3-3 di scuola olandese (col quale ha costruito l’Ajax campione d’Europa nel 1995) si è convertito ad un gioco meno spettacolare ma sempre redditizio con una nazionale che non ha a disposizione elementi come quelli di quell’Ajax (mancano giocatori come Jari Litmanen, Marc Overmars o Finidi George).
Chiaramente la squadra deve migliorare offensivamente e, in questo senso, è necessario che Memphis Depay torni presto in forma. Per quanto riguarda l’allenatore invece, questa sua nuova Olanda, costruita intorno ad un’ottima fase difensiva (guidati da Virgil van Dijk gli olandesi hanno finora concesso soltanto due reti) rispecchia l’ultima versione di un van Gaal che, come ha scritto il giornalista spagnolo Alberto Ramírez è sempre ‹‹molto van Gaal››

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