Ancora una volta, per la terza volta su sei partecipazioni ai Mondiali, la corsa del Giappone si ferma agli ottavi di finale (nelle altre tre occasioni era stato eliminato nel girone). E, di nuovo, come contro il Belgio quattro anni fa, l’eliminazione arriva in modo doloroso (allora con i belgi che recuperarono dallo 0-2, stavolta con la Croazia che passa ai rigori).
Alla fine la formazione europea si è dimostrata più esperta, mostrando maggiore freddezza e precisione nella gestione dai tiri dagli undici metri. E questo nonostante il fatto che il commissario tecnico croato sia arrivato ai penalty avendo tolto nei tempi regolamentari due rigoristi come Luka Modrić e Mateo Kovačić .
Il Giappone era partito bene, mettendo in difficoltà gli esterni croati (soprattutto sul lato di Borna Barišić) grazie al lavoro di Yuto Nagatomo e Junya Ito. I due quinti giapponesi mettevano infatti dentro l’area avversaria palloni interessanti, con una difesa croata che evidenziava problemi nel gestirli.
A centrocampo poi il 5-4-1 nipponico vedeva in non possesso i due attaccanti esterni (Daizen Maeda e Daichi Kamada) rientrare nei mezzi spazi, stretti e vicini ai mediani Wataru Endo e Hidemasa Morita. Questa impostazione chiudeva le linee di passaggio centrali alla Croazia, col risultato di tagliare spesso fuori dal gioco sia Modrić che Kovačić.
Tanto è vero che le due mezzali della squadra di Zlatko Dalić ad un certo punto hanno dovuto cominciare ad abbassarsi per ricevere palle giocabili e aiutare la costruzione e la gestione palla della loro squadra.
Quando poi erano i nipponici ad entrare in possesso di palla, la loro gestione era tecnicamente buona. La formazione del sol levante sapeva sempre cosa fare e riusciva ad innescare buone trame di gioco e ottime transizioni.
Il gol di Maeda, che faceva chiudere ai giapponesi il primo tempo in vantaggio, era un premio meritato per quanto visto sul campo nel corso dei primi quarantacinque minuti di gioco. La ripresa però si apriva con la Croazia che perveniva al pareggio grazie ad un colpo di testa di Ivan Perišić. Per il Giappone si è trattato dell’ennesima palla aerea sofferta in questa partita mentre per l’esterno del Tottenham è stata la sesta rete realizzata ai Mondiali (lo stesso numero di quelle di Davor Šuker).
Si arriva così ai rigori e a passare è la Croazia, nonostante i cambi discutibili operati da Dalić: oltre ai già citati Modrić e Kovačić anche Perišić e Andrej Kramarić sono stati tolti dal rettangolo di gioco prima dei rigori. Vedremo dove arriverà una squadra infarcita di veterani che potrebbero pagare qualcosa in termini di condizione fisica ma sicuramente dotata di talento per mettere in difficoltà molti.
Per quanto riguarda il Giappone, si chiude un torneo complessivamente positivo. Alcune individualità sono arrivate alla fase finale fuori forma (Takuma Minamino) ma, nonostante ciò, la squadra ha mostrato carattere e gioco di squadra.
Alla fine è vero che è arrivata la ormai solita eliminazione agli ottavi, però stavolta dopo aver vinto un girone che comprendeva Germania e Spagna, entrambe sconfitte dagli asiatici.
L’uomo copertina di questa spedizione qatariota non può che essere Hajime Moriyasu. Il tecnico giapponese è arrivato nel Golfo con molte critiche per la gestione della squadra, mostrandosi però capace di rispondere attraverso una gestione tecnica convincente, nonostante gli errori commessi nella partita contro la Costarica.
Contro la Germania, dopo un primo tempo in sofferenza, Moriyasu è stato bravo a leggere la partita rivoltando la squadra. Contro la Spagna il Giappone ha lasciato ancora di più il possesso agli avversari (82%), subendone l’iniziativa nella prima frazione ma riuscendo a contenere la squadra di Luis Enrique nella ripresa, quando l’allenatore giapponese ha tolto Nagatomo e Takefusa Kubo inserendo Kaoru Mitoma e Ritsu Doan rovesciando l’esito dell’incontro.
In definitiva, la gestione di Moriyasu non ha mostrato nulla di nuovo o scelte particolarmente eclatanti in queste quattro partite. Il cinquantaquattrenne di Kakegawa ha però dimostrato di conoscere pregi (qualità nel palleggio) e difetti (la cronica mancanza di un finalizzatore) della sua squadra, riuscendo a gestire al meglio le risorse a sua disposizione.
Ora per il Giappone si tratta di prepararsi per il prossimo appuntamento internazionale: alla coppa d’Asia che si disputerà nel gennaio 2023 sempre in Qatar. Le premesse per far bene ci sono tutte.

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