Dopo aver racimolato appena 5 punti nelle prime quindici partite della stagione, il Verona sembra aver imboccato una strada nuova da quando la società scaligera, durante la sosta per i Mondiali del Qatar, ha deciso di nominare Marco Zaffaroni primo allenatore della squadra.
Col precedente tecnico, Salvatore Bocchetti, sprovvisto del patentino Uefa Pro necessario per allenare nella massima categoria, la dirigenza gialloblù si è affidata ad un tecnico di provata esperienza nelle categorie minori, per andare a formare una diarchia non inedita in Serie A. A tal proposito, basti ricordare il duo composto da Christian Bucchi e Bruno Nobili a Pescara nel 2013 o, per andare ancora più indietro nel tempo, quello formato da Marco Giampaolo e Massimo Silva ad Ascoli nel 2005.
Sotto la nuova guida tecnica il Verona sembra aver cambiato marcia, conquistando 7 punti nelle prime quattro partite dell’anno nuovo. Nel risistemare la squadra, Bocchetti e Zaffaroni hanno provveduto ad una serie di aggiustamenti rispetto all’inizio di stagione, che aveva visto sedersi in panchina Gabriele Cioffi.
Con l’ex Udinese sulla tolda di comando l’Hellas aveva attraversato due fasi tattiche: la prima caratterizzata da un abbassamento della prima linea di pressione rispetto alle stagioni trascorse con Ivan Jurić e Igor Tudor, mantenendo la consueta aggressività nella propria metà campo e la seconda con una retromarcia per ritrovare quel calcio che attaccava difendendosi caratterizzante le annate trascorse con i due allenatori croati.
L’arrivo di Bocchetti e Zaffaroni ha riportato quindi in auge nella città di Romeo e Giulietta quel tipo di approccio, nel tentativo di replicare i successi dell’ultimo Verona di Tudor.
Inizialmente, col solo Bocchetti alla guida, le cose non sono cambiate granché, con l’Hellas inanellava 6 sconfitte consecutive.
I miglioramenti sono venuti più avanti, conseguenzialmente all’arrivo di Zaffaroni e alla promozione a titolare di Milan Đurić. Infatti il centravanti bosniaco, che fino all’incontro con la Juventus aveva registrato appena 4 presenze (con una media di 19.75min a partita), diventa titolare nelle 6 sfide successive.
L’innesto del trentaduenne attaccante ha consentito al Verona di utilizzare con maggior profitto la palla lunga e la costruzione diretta come via principale per portare palla nella metà campo avversaria.
I dati dei lanci lunghi (raccolti da whoscored) effettuati dai gialloblù nelle 6 partite con Đurić in campo dal primo minuto parlano chiaro. Dopo una prima partita con numeri relativamente bassi per la squadra veneta (45 contro la Juve) questa soluzione è via via cresciuta, come si vede dal numero di passaggi lunghi effettuati contro Spezia (61), Torino (65), Cremonese (63), Inter (60) e Lecce (70).
Non sempre in queste sfide è stato il Verona la compagine a ricorrere maggiormente a questo mezzo, così come non sono gli scaligeri ad utilizzare di più questa arma offensiva fra le squadre di Serie A (il Verona risulta ottavo con una media di 59 passaggi lunghi a partita), ma è indubbio come questo sviluppo sia parte del DNA della compagine di Zaffaroni.
A differenziare l’utilizzo che ne fa il Verona rispetto ad altre squadre è appunto la ricerca di Đurić. Il no.19 gialloblù è il miglior giocatore del campionato per duelli aerei vinti (103) secondo i dati soccerment, con un vantaggio di +43 sul secondo (Emil Holm dello Spezia con 60).
La sua capacità non è però solo quella di arrivare primo sui palloni aerei ma soprattutto quella di riuscire a spizzare queste palle per i compagni. In pratica il Verona attacca andando a caccia della seconda palla deviata da Đurić.
Per i veneti non è importante conquistare tutti i rimbalzi. Ne bastano infatti tre o quattro nei novanta minuti per far scattare immediati e pericolosi attacchi alla profondità sfruttando la velocità di Kevn Lasagna o Darko Lazović. Rispetto a prima quindi, quando gli attaccanti venivano lanciati direttamente, oggi il Verona può utilizzare la precisione nel gioco aereo del suo attaccante centrale per innescare gli altri invasori. E la palla lunga resta una opzione primaria, quasi alla maniera del Cittadella di Ezio Glerean o, se si preferisce, del Bologna di Renzo Ulivieri quando la compagine felsinea si appoggiava su un Kennet Andersson quasi immarcabile di testa.
Avere un punto di riferimento avanzato di questo tipo consente al Verona di superare tutta una serie di problematiche, a cominciare dalla possibilità di non iniziare la fase offensiva con una costruzione palleggiata che sarebbe difficoltosa con i centrali a disposizione.
Vedremo se questi cambiamenti basteranno per agguantare la salvezza. Di certo il lancio per Đurić sembra essere ancora un fattore in Serie A. E chissà che qualcuno a Salerno non rimpianga il bosniaco, l’anno scorso protagonista con 5 gol e 3 assist della rimonta della squadra di Davide Nicola.

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