Editoriale

Perché tifare Olanda

Con l’Italia che non è riuscita a centrare la qualificazione (per la seconda volta consecutiva) all’evento calcistico più importante del pianeta, gli appassionati nostrani potranno avvicinarsi ai all’evento qatariota con meno coinvolgimento emotivo rispetto a quanto fatto quando a scendere in campo c’erano invece gli Azzurri.

Tuttavia, il tifoso resta tale e, in una contesa agonistica, anche partendo da una posizione agnostica (“non tifo per nessuno”), stavolta supportata da motivi più che validi, tende sempre a simpatizzare per qualcuna delle squadre presenti nella competizione.

Di solito il tifo dei ‘neutrali’ viene rivolto a squadre hipster (una volta definite più prosaicamente come squadre simpatia) che spesso risultano essere outsider o anche dii livello più basso. In questo senso fu emblematica la scelta di un giovane Piero Chiambretti di impostare la versione relativa a Italia 90 della sua fortunata trasmissione Prove tecniche di trasmissione (appunto ribattezza Prove tecniche di Mondiali in occasione della coppa del mondo giocata alle nostre latitudini) a sostegno degli Emirati Arabi Uniti, veri carneadi della competizione.

Per lo stesso motivo sono in molti a sostenere le nazionali africane, sperando che queste possano trovare una rivincita sportiva nei confronti dei Paesi più ricchi del globo: come non ricordare a tal proposito, sempre nei Mondiali italiani, il sostengo che trovò il Camerun di Roger Milla e François Omam-Biyik, a partire dalla prima partita (che fu anche quella d’esordio del torneo) contro l’Argentina dell’odiato (da mezza Italia) Diego Maradona?

Uno dei falli più iconici nella storia della coppa del mondo, quello di Benjamin Massing su Claudio Caniggia.

Recentemente, con l’allargarsi del numero delle partecipanti e con la globalizzazione che ha segnato anche il mondo del calcio, sono sorti numerosi fans delle compagini asiatiche, a partire da quel Giappone che, fin dai tempi di Hidetoshi Nakata, ha raccolto schiere di tifosi fra i nati a cavallo fra gli anni 70 e 80, speranzosi di veder tramutare in realtà quanto visto fare nell’infanzia da Holly e Benji (per i più grandi anche da Shingo Tamai e i Superboys) durante l’era eroica delle Tv private.

Accanto a queste scelte in controtendenza restano quelle legate a simpatie di vario genere per le cosiddette big. Simpatie che possono derivare dai più svariati motivi: la moglie o la fidanzata nata in quel Paese; una vacanza memorabile; l’amore per una squadra di club o per alcuni giocatori di una determinata nazionale…oppure dal fascino esercitato da determinate scuole calcistiche (quando ancora esistevano) come quella brasiliana o quella argentina.

Il tifo, si sa, è di per sé irrazionale e ogni scelta in merito a chi sostenere è legittima. Se però dovessimo dare un consiglio, limitandoci alle possibili candidate alla vittoria (o alle formazioni di un tier appena sotto) ecco che la scelta più ragionevole appare quella dell’Olanda.

Perché sostenere gli Oranje? La prima motivazione risiede nel fatto che il calcio moderno è stato inventato nei Paesi Bassi. La scuola olandese, che va da Rinus Michels e Johann Cruyff fino ai loro epigoni attuali ha infatti profondamente influenzato il gioco contemporaneo.

Alcuni fra gli allenatori che hanno maggiormente segnato gli ultimi trent’anni (da Arrigo Sacchi a Pep Guardiola) sono figli di quel modo di interpretare i concetti di spazio, tempo e movimento, ancora oggi attuali.

L’Olanda, che ha prodotto anche tanti grandi giocatori (l’elenco sarebbe infinito), è arrivata per ben tre volte in una finale del Mondiale (1974, 1978, 2010) venendo sempre sconfitta. Non sarebbe quindi giusto che un titolo premiasse una scuola alla quale ancora oggi dobbiamo tanto?

Un altro valido motivo per sostenere gli Oranje risiede nel loro allenatore. Infatti dall’agosto 2021 è tornato (per l’ennesima volta) sulla panchina olandese Louis van Gaal. A settantuno anni  suonati, van Gaal è stato richiamato per rimettere in piedi una barca che, sotto la precedente gestione di Frank de Boer, stava facendo acqua da tutte le parti.

Nonostante i problemi di salute, l’ex tecnico dell’Ajax che vinse la Champions League nel 1995 è riuscito nell’impresa di ridare credibilità alla nazionale. Tutto questo contravvenendo al suo antico credo basato sul 4-3-3 tipicamente olandese e passando invece ad una versione più accorta e ibrida fra la volontà di giocare sempre all’attacco (caratteristico del loro football) e quella invece più pratica che l’Olanda (guidata da Bert van Marwijk) mise in evidenza sfiorando il titolo più ambito in Sudafrica nel 2010.

Il 5-3-2/3-5-2 impiantato da van Gaal (nonostante le critiche di van Dijk) è piuttosto flessibile e consente ai tulipani di potersi adattare al contesto gara. Al di là delle questioni di campo, come non provare simpatia per un tecnico che, pur in eterno contrasto con Cruyff, è comunque figlio di quel calcio? E come non sostenere un tecnico che non ha avuto paura di criticare la scelta del Qatar come sede del torneo iridato?

L’età porta spesso con sé la libertà di esprimersi senza paura su molte questioni spinose (e quella dell’assegnazione di questo torneo lo è certamente) e van Gaal non si tirato indietro nemmeno stavolta.

Infine, nella lista dei convocati ci sono diversi giocatori potenzialmente di culto: da Xavi Simons a Teun Koopmeiners, da Frenkie de Jong a Cody Gakpo…

Posto che si possono sostenere più squadre, se proprio deve essere fatta una scelta fra le nazionali top, questa non può che virare sull’Olanda. A meno di non preferire la Spagna dello streamer Luis Enrique

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