Al di là della partita Analisi tattica

Ancelotti outcoached Xavi

Ancora una volta il Barcellona cade in un big match in questa stagione. Il fatto che sia accaduto nel Clásico rende il tutto più amaro. Se poi a questo aggiungiamo il senso di impotenza mostrato dai blaugrana, la situazione diventa nera.

Dopo il pareggio con l’Inter, che ha compromesso il cammino in Champions League, i tifosi culé si aspettavano un pronto riscatto nella sfida contro i rivali di sempre del Real Madrid.

Invece, la sfida del Santiago Bernabéu ha confermato la distanza che esiste fra i catalani e i blancos, vincitori per 3-1. Per il Barcellona si tratta dell’ennesima battuta d’arresto nei confronti diretti con squadre di prima fascia.

Dal punto di vista tattico Xavi ha presentato un 4-3-3 meno fluido rispetto a quanto visto con l’Inter. Contro i nerazzurri infatti il sistema base dei catalani aveva assunto una fisionomia 3-3-1-3 in possesso, con Sergi Roberto che da terzino diventava mezzala e con Pedri che si alzava ad agire da no.10 alle spalle di Lewandowski.

Contro il Real invece il Barça ha mantenuto pressoché inalterata la propria struttura di base, con Sergi Roberto e Alex Balde esterni bassi in una difesa completata dai centrali Eric Garcia e Koundé. La scelta più clamorosa però il tecnico blaugrana la compiva a centrocampo, dove decideva di rilanciare Frenkie De Jong al posto di Gavi in una mediana completata da Pedri e Sergi Busquets.

Proprio il play spagnolo è stato uno dei giocatori più in difficoltà nella sfida al Real. La squadra di Ancelotti infatti ha affrontato la gara mettendola sui binari a lei più consoni, vale a dire controllo degli spazi e transizioni.

In questo senso, i blancos hanno approfittando del lento e orizzontale possesso catalano (56.6%) per compattarsi difensivamente e dettare il contesto tattico senza palla. Tutti hanno svolto al meglio il proprio compito (Militão ha controllato ottimamente Lewandowski), col solo Ansu Fati che ha creato qualche problema alla difesa del Real.

A dar fastidio alla fase offensiva degli uomini di Xavi è stato soprattutto il posizionamento di Modrić nel 4-4-1-1 con il quale la squadra di Ancelotti decideva di difendere. Il centrocampista croato andava infatti ad assumere una posizione da trequartista alle spalle di Benzema, occupandosi proprio di andare a contrasto su Busquets.

Modrić incollato a Busquets nello screenshot prodotto con Presenter di Sics.

La pressione esercitata dagli avversari rendeva la vita complicata la centrocampista culé il quale, come già accaduto in coppa contro l’Inter, perdeva una palla sanguinosa in occasione del gol del vantaggio dei padroni di casa, a seguito di un attacco di Toni Kroos.

La rete del 2-0 di Valverde nasce ancora dall’incapacità del Barcellona di contenere una transizione del Real, stavolta generata da un errore di Eric García, fra l’altro colpevole anche in occasione del terzo gol (che ha chiuso le speranze di rimonta prodotte dalla rete di Ferrán Torres) quando ha provocato il fallo da rigore su Rodrygo.

Sia Busquets che García hanno dimostrato a più riprese in questa stagione di essere in difficoltà quando si tratta di difendere in campo aperto e gestire il contropiede avversario.

Alle squadre di un certo livello (come appunto Inter e Real) basta eseguire un piano copia e incolla per avere la meglio sull’undici di Xavi: difendersi bene posizionalmente aspettando (o generando) un errore nel palleggio del Barça per poi punire in ripartenza.

Il Real ha quindi sfruttato tutte le occasioni che ha avuto con letale cinismo. Di contro, in fase offensiva il dominio territoriale barcellonista (field tilt del 65.5%) non si è tradotto in un numero adeguato di occasioni per segnare, finendo ancora una volta per arenarsi sulle iniziative individuali degli esterni d’attacco (Raphinha e Dembélé) e su un’alta produzione di tiri a scarsa percentuale di realizzazione (0.08 xG a conclusione).

Questo insuccesso nella sfida più sentita ha resuscitato le critiche verso l’attuale conduzione tecnica dell’undici blaugrana. I paragoni fra questo Barça e quello di Koeman già si sprecano sui media spagnoli.

Si tratta probabilmente del primo, vero ostacolo che si presenta davanti a Xavi Hernandez dal suo arrivo sulla panchina del club e la certificazione della fine della luna di miele fra l’ex stella della squadra di Guardiola e i suoi nuovi/vecchi tifosi. Il processo di adattamento al suo calcio richiede tempo (soprattutto dopo due sessioni di mercato che hanno portato dieci nuovi giocatori), ma è indubbio come un club che ha speso €150 milioni si aspetti di più in termini di prestazioni e risultati. 

Da parte sua invece il Real di Ancelotti continua a funzionare quando riesce a impostare il tipo di partita che predilige, affidandosi alle risalite del campo di Viniviucs, Benzema e Valverde.

Quest’ultimo è stato l’MVP del Clásico, confermando come vincente la scelta del tecnico italiano di farlo partire titolare nella sfida del Bernabéu. 

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