Priva di Zlatan Ibrahimović, il cui ritorno nella competizione è stato reso impossibile da un infortunio, la Svezia si presenza a Euro 2020 con una squadra che punterà ancora di più sul collettivo, impreziosito comunque dalla presenza di elementi validi come i vari Victor Lindelöf, Emil Forsberg, Kristoffer Olsson e Dejan Kulusevski
È comunque evidente come l’assenza di Ibra modifichi le prospettive della formazione guidata da Janne Andersson. Con il milanista in campo infatti la Svezia poteva contare non soltanto su un punto di riferimento verso il quale andare direttamente con palloni lunghi da dietro ma anche su un giocatore che è ormai più un pivot offensivo che un centravanti classico, data l’inclinazione a venire spesso fra le linee per giocare in rifinitura mostrata dal 39enne di Malmö durante le ultime stagioni.
Oltre a questo e nonostante l’età, Ibrahimović poteva ancora fungere da arma realizzativa per portare gol pesanti alla causa. Senza di lui saranno gli altri attaccanti (Alexander Isak? Robin Quaison?) a dover provvedere in questo senso.
Dal punto di vista tattico la nazionale scandinava resta ancorata a quel 4-4-2 a zona ‘da manuale’ importato direttamente dal calcio britannico negli anni ’70 grazie a Bobby Houghton e Roy Hodgson. Proprio l’arrivo dei due tecnici inglesi implementò in Svezia concetti come difesa a zona, pressing e contropiedi diretti che sono ancora oggi (con qualche variante) alla base del calcio praticato dalle varie nazionali svedesi.

L’analisi delle due fasi di gioco della squadra di Andersson non può quindi che tenere conto di questo retroterra calcistico.
Fase difensiva: il 4-4-2 svedese si preoccupa soprattutto di coprire il centro, invitando gli avversari a muovere palla esternamente. A quel punto scatta il pressing collettivo. Interessante notare il lavoro in non possesso dei due attaccanti. Su palla centrale vanno a schermare le linee di passaggio centrali verso i centrocampisti avversari mentre, su palla esterna, vanno a impedire una facile trasmissione in mezzo che potrebbe poi innescare un pericoloso cambio di lato.
L’atteggiamento generale in fase difensiva è quello (tipicamente contemporaneo) volto a proporre un blocco medio compreso in 30m di campo, con la linea difensiva alta ed una prima linea di pressione non aggressiva.
Fase offensiva: il 4-4-2 di base si sviluppa in un 4-2-4 che può essere facilmente leggibile come un 4-2-2-2 con i due esterni alti che vengono a giocare nei mezzi spazi, a ridosso degli attaccanti. Così facendo, le corsie esterne vengono lasciate ai terzini che hanno il compito di garantire l’ampiezza in attacco.
La manovra è lineare e si fonda su combinazioni semplici e ricerca immediata dei quattro riferimenti più avanzati. Il possesso serve a muovere il blocco difensivo avversario allo scopo di aprire linee di passaggio verso attaccanti ed esterni offensivi entrati dentro il campo.
L’attacco alla linea avviene spesso attraverso combinazioni fra i quattro attaccanti, con l’appoggio dei terzini. In generale la squadra di Andersson riesce a riempire l’area con un numero sufficiente di giocatori e questo risulta un vantaggio anche quando gli scandinavi ricorrono al cross come strumento di rifinitura.
Alla luce di quanto detto ecco che la Svezia si presenta quindi all’Europeo come una squadra tatticamente organizzata, che cercherà di offrire una proposta di gioco concreta (anche se a volte troppo scolastica) e di sfruttare le proprie qualità (in particolare sui calci piazzati) per forzare le partite a proprio vantaggio.