Al di là della partita Analisi tattica

Buona la prima

In un mondo sempre più globalizzato, dove si conosce ormai tutto di tutti, le competizioni fra nazionali non sono più il momento in cui si venivano a confrontare scuole diverse (italiana e tedesca, brasiliana, olandese…).

Al posto di sfide di questo tipo sono invece arrivati duelli fra identità diverse. Così, anche in queste prime partite di Euro2020 si è potuto assistere a filosofie di gioco trasversali, utilizzate da nazionali sì diverse ma accomunate appunto da una medesima visione calcistica.

All’interno di queste differenziazioni, a trovare risalto sono state le compagini che stanno utilizzando principi del calcio posizionale all’interno di sistemi fluidi.

Fra queste è da segnalare l’Olanda, paese progenitore di molti dei suddetti principi. Arrivata all’Europeo con molti dubbi ad accompagnarla, la squadra allenata da Frank de Boer è invece riuscita a sfoderare una buona prestazione nella propria partita d’esordio, contro l’Ucraina.

Nonostante un calo di concentrazione sul risultato di 2-0 (probabilmente dovuto ad una eccessiva sicurezza), che ha permesso agli Ucraini di Andriy Shevchenko di recuperare il punteggio, la nazionale Oranje è riuscita a conquistare i tre punti al termine di una prestazione che lo stesso de Boer ha elogiato nel post-gara (‹‹abbiamo giocato con equilibrio e abbiamo anche dominato››).

I dati Sics confermano la maggior pericolosità offensiva olandese.

E, in effetti, i tulipani hanno espresso un gioco in linea col calcio che ci si aspetta da loro. Inizialmente, nonostante alcune buone fasi di contropressione da parte degli uomini di de Boer, l’organizzazione garantita ai suoi da Shevchenko (allievo di Valeriy Lobanovskyi) aveva creato qualche mal di testa agli Oranje, soprattutto in transizione e particolarmente a sinistra, dove van Aanholt faceva fatica a contenere Yarmolenko. Questo spiega perché il dato del PPDA olandese alla fine non sia stato bassissimo (11.5).

Successivamente però gli Olandesi sono riusciti a dettare il contesto attraverso il possesso palla (63%). La fase di costruzione veniva affidata ai tre difensori centrali e ai due interni di centrocampo (de Roon e de Jong) mentre in avanti veniva a disporsi, al di sotto del centravanti Weghorst, una linea di quattro elementi composta da due trequarti (Depay e Wijnaldum) e due giocatori esterni che garantivano ampiezza e profondità (il già citato van Aanholt e Dumfries).

Posizionamento offensivo dell’Olanda.

Il sistema di gioco degli Olandesi in fase offensiva veniva così a svilupparsi con un 3-2/4-1. Questo tipo di sviluppo era però reso ulteriormente fluido, con i giocatori pronti a cambiare posizioni e funzioni all’interno del sistema, così come a mutare il rapporto costruttori/invasori (con un interno di centrocampo che poteva alzarsi in funzione della situazione).

A rimanere invariate erano alcune costanti del possesso quali la costruzione di rombi esterni per risalire il campo, il sovraccarico di un lato per il cambio di fronte sull’altro (in particolare da sinistra verso Dumfries) e la ricerca di combinazioni sul corto in zona di rifinitura (fra le linee di difesa e centrocampo ucraine).

Nel montaggio VideoMatch vediamo alcuni aspetti della fase offensiva della squadra di de Boer come la creazione di rombi esterni o lo scambio di posizione fra giocatori (in questo caso de Roon e Timber.

L’intero possesso era rivolto al tentativo di superare in controllo le linee difensive avversarie, tanto è vero che alla fine l’Olanda ha prodotto ben 40 passaggi chiave, con Depay che ne ha ricevuti 15, a dimostrazione delle sue capacità nel gioco associativo con i compagni.

In fase difensiva invece gli Olandesi puntavano forte sulla creazione di situazioni di 1c1, con i centrocampisti centrali che andavano ad opporsi agli omologhi ucraini. Tanto è vero che Wijnaldum si alzava a marcare il play ucraino Sydorčuk, col risultato di trasformare il sistema Oranje in un 5-2-1-2 in non possesso.

Alla fine l’Olanda si è aggiudicata un match combattuto, che ha saputo interpretare meglio rimanendo fedele al proprio calcio, cioè proprio quello che molti critici imputavano a de Boer di non essere stato in grado di far applicare ai suoi. 

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