Con un titolo continentale conquistato nel 1988 (la squadra di Rinus Michels, Ruud Gullit e Marco van basten) e tre finali mondiali disputate (1974, 1978 e 2010) l’Olanda si presenta ai nastri di partenza di Euro 2020 fra le squadre più attenzionate.
Di certo, le glorie del passato sembrano in questo momento lontane e gli Oranje si trovano in un momento difficile della loro storia, nonostante la riapparizione in un torneo importante a sette anni dall’ultima volta.
Frank de Boer, arrivato alla guida della squadra nel settembre 2020, deve ancora dimostrare di essere quell’allenatore apprezzato durante il periodo trascorso sulla panchina dell’Ajax. Le esperienze successive (Inter, Crystal Palace e Atlanta Utd) sono state tutte fallimentari.
Dal punto di vista tattico de Boer vuole che i suoi siano in grado di cambiare diversi assetti anche se, in linea di massima, il sistema base dovrebbe essere il 5-3-2 (già visto con van Gaal e utilizzato anche dal predecessore di de Boer, Ronald Koeman) col 4-2-3-1 e il 4-3-3 come piani alternativi. Una varietà che però non sembra aver incontrato il favore di tutti i giocatori, come ad esempio de Ligt (‹‹penso che siamo più pericolosi col 4-3-3 . Alcuni di noi hanno giocato col 5-3-2, ma altri no. Io sono abituato al 4-3-3 e passare all’altro sistema è un grande cambiamento››).
In fase offensiva gli Oranje possono contare sulla tradizionale ottima qualità dei propri interpreti, soprattutto a centrocampo dove operano giocatori come Frenkie de Jong, Marten de Roon e Georginio Wijnaldum. Una caratteristica della squadra di de Boer è l’utilizzo, in alcune circostanze, di sovrapposizione interne da parte dei terzini.
Costruzione: la fase di costruzione della squadra dipende dalla struttura base che de Boer sceglie in partita, in particolare dall’utilizzo di uno o due pivot. In generale comunque i principi di gioco restano gli stessi con l’Olanda che cerca di risalire il campo palleggiando da dietro. Questa operazione però non è sempre veloce e spesso la compagine olandese fatica a settare il possesso.
Gioco a centrocampo: nonostante la presenza di elementi qualitativi (come accennato poc’anzi) il gioco a metà campo spesso ristagna, con gli intermedi che non sempre si smarcano oltre la prima linea di pressione avversaria per dettare dei passaggi chiave che consentirebbero alla squadra di risale efficacemente il campo.

Il risultato di questa mancanza di fluidità è che spesso l’Olanda finisce per veicolare esternamente i propri flussi di passaggio, riducendo il possesso ad una sterile circolazione a U.
Attacco alla linea
La conseguenza di questo tipo di problematiche si ripercuote ovviamente sulla fase di rifinitura e finalizzazione. Nell’ultimo terzo di campo infatti l’Olanda tende ad appoggiarsi troppo su cross e traversoni come armi di rifinitura privilegiate. Con la squadra schierata 4-2-3-1 o 4-3-3 alle ali viene richiesto di entrare nei mezzi spazi di riferimento, per lasciare le corsie esterne ai terzini.
L’impostazione è quella classica della scuola olandese, volta a creare triangoli e rombi per moltiplicare le linee di passaggio a disposizione del portatore di palla.
Fase difensiva
In non possesso l’Olanda tende ad affidarsi ad un pressing uomo contro uomo fin dalla costruzione avversaria. Tuttavia, non sempre questo accorgimento tattico è stato utilizzato con efficacia e il risultato è stato quello di esporre la seconda e terza linea difensiva della squadra a pericolose situazioni nelle quali dover difendere in campo aperto.
Detto questo, trovandoci alla fine di una stagione estenuante, è probabile che questo approccio venga limitato ad alcune partite o momenti della gara. Anche in fase di difesa posizionale la nazionale olandese presenta però delle criticità. In generale la squadra di de Boer fa fatica a difendere tanto la zona di rifinitura quanto lo spazio alle spalle della retroguardia.
Nella seconda situazione, nonostante la pesante assenza per infortunio di van Dijk, la fisicità e la qualità di de Vrij e de Ligt nell’1c1 (situazione cardine della fase difensiva di scuola olandese) arriva a risolvere situazioni anche intricate.
La difesa della zona di rifinitura è invece più problematica. Quando le squadre avversarie riescono a riempire di uomini questa zona di campo compresa fra le linee di centrocampo e difesa (soprattutto centralmente) l’Olanda va in difficoltà ancora maggiori di quanto solitamente accade per altre compagini, con il proprio sistema difensivo che viene facilmente manipolato dai rivali.

A queste situazioni de Boer dovrà dimostrare di aver trovato rimedio. Oltre a ciò, il ct olandese dovrà anche decidere chi affiancare a Memphis Depay in avanti. Da quest’ultima scelta potrebbero dipendere molte delle possibilità dell’Olanda di essere efficiente in attacco e, quindi, di poter sperare in un torneo da protagonista.