Per la prima volta dal lontano 1998 (mondiali francesi) la Scozia torna in una grande competizione. Grande credito per questo risultato va a Steve Clarke, 57enne tecnico che ha costruito una compagine tanto solida quanto pragmatica.
La Scozia si presenta al via di Euro 2020 come la squadra che ti aspetti: priva dei grandi talenti del passato (i vari Kenny Dalglish, Gordon Strachan, Joe Jordan, Graeme Souness, Ally McCoist…) la formazione scozzese solo su due giocatori oltre la media, Andy Robertson e Kieran Tierney, entrambi terzini sinistri.
Dal punto di vista tattico Clarke ha trovato la quadra schierando la nazionale con il 3-5-2/3-4-2-1 come sistemi di riferimento. Una scelta inizialmente contestata ma che ha permesso al commissario tecnico di utilizzare insieme Robertson (quinto a sinistra) e Tierney (braccetto sullo stesso lato di campo) e, contemporaneamente, di rendere più solida la fase di non possesso.

Fase offensiva
Oltre ai sopracitati esterni di Liverpool e Arsenal la Scozia può contare su una certa profondità a livello di centrocampisti (Scott McTominay e John McGinn sono probabilmente gli intermedi migliori a disposizione di Clarke, col giocatore dell’Aston Villa che alza il livello del palleggio scozzese) mentre manca di elementi di qualità in zona di rifinitura e in attacco, dove possono giostrare Ché Adams, Lyndon Dykes (reduce da un buon campionato col QPR) e Ryan Fraser.
Costruzione : la costruzione è essenzialmente diretta. La Scozia non palleggia dal basso e tende a cercare immediatamente la profondità o la testa dei propri attaccanti per andare a giocare poi sulle seconde palle.
Rifinitura e attacco alla linea : anche nell’ultimo terzo di campo il modello di gioco scozzese è un british old style che favorisce l’attacco rapido alla linea o, quando questo non è immediatamente possibile, uno spostamento palla in zone laterali dalle quali poi organizzare il tentativo di superamento della retroguardia avversaria. Situazione quest’ultima che può avvenire non solo tramite cross ma anche per mezzo di combinazioni rapide sul corto.
In questo senso è importante la funzione dei centrocampisti centrali (soprattutto del play basso) che devono velocemente provvedere a spostare palla sul lato debole qualora i canali su quello forte siano chiusi.
Fase difensiva
In fase di non possesso lavorano tutti gli elementi di movimento, dimostrando spirito di abnegazione. La Scozia non ama tenere il possesso (anche perché non ha giocatori particolarmente adatti per farlo) preferendo invece cercare di dettare il contesto tramite il controllo degli spazi e il tentativo di indirizzare le gare sul piano fisico.
Alla fine la nazionale scozzese è squadra volenterosa, che riesce a mascherare le lacune tecniche grazie all’impegno e all’organizzazione di gioco, semplice ma coerente col materiale umano a disposizione del proprio tecnico.
Vedremo se questo basterà a colmare il divario con le altre tre (Inghilterra, Croazia e Repubblica Ceca) e a centrare il passaggio al turno a eliminazione diretta.