E così alla fine, per la seconda volta consecutiva, la stagione di Marco Giampaolo si chiude anzitempo con un esonero. Infatti, dopo quello col Milan dello scorso torneo, anche in questo 2020/21 il lavoro del tecnico di Bellinzona si è chiuso prima della fine del campionato.
In rossonero l’avventura era durata appena 7 partite (9 i punti ottenuti). Con i granata invece il matrimonio è durato un po’ di più e si è concluso dopo cinque mesi.
Durante questo periodo l’ormai ex allenatore del Toro si è scontrato con varie problematiche, a cominciare da quella di provare a implementare la propria filosofia di gioco in una squadra che non è stata costruita per praticare quel tipo di calcio (basti considerare la mancanza in rosa di un regista e di un trequartista di ruolo, vale a dire due elementi chiave del 4-3-1-2 recente marchio di fabbrica di Giampaolo).
In mezzo ad un mare di difficoltà sempre crescenti, Giampaolo ha avuto l’accortezza di recedere dalla proprie posizioni inziali per tornare ad un vestito tattico più conosciuto da parte della squadra.

Il Toro ad un certo punto è quindi apparso un ibrido fra i principi di gioco cari all’ex allenatore del Milan (costruzione dal basso, ricerca di linee di passaggio centrali o, in alternativa, sviluppo in ampiezza, movimenti combinati delle punte) e quelli che negli ultimi anni hanno caratterizzato la compagine piemontese (difesa posizionale bassa, rottura della linea quando schierata a cinque, ricerca meno esasperata del controllo della palla).
Quel che ne è uscito è stato quindi un compromesso, che però probabilmente non è stato mai troppo convinto nella mente del tecnico e che non ha risolto le problematiche di un Torino che si trova attualmente in piena zona retrocessione, con evidenti problemi soprattutto in fase offensiva (diciassettesimo IPO del campionato).
Il compito di risollevare le sorti della compagine granata spetta ora al suo sostituto, Davide Nicola. Come si evince anche dall’intervista realizzata da Il Terzo Uomo, il 47enne di Luserna San Giovanni è più di un motivatore, come a volte erroneamente è stato dipinto in passato.

A lui e al suo staff spetterà ora cercare di tirare fuori il meglio da una squadra che, come detto, fa tremenda fatica a produrre a livello offensivo: i granata stanno attualmente overperformando se si guardano i dati relativi agli expected goals (20.78) e alle reti effettivamente realizzate (26).
Molta di questa differenza è causata dalle prestazioni di un Belotti che, al netto di 6.50 xG prodotti, ha realizzato finora 9 gol.
Proprio Belotti, com’è logico aspettarsi, rappresenta l’uomo faro della manovra offensiva granata. Il suo utilizzo e, in particolare, le problematiche su come affiancarlo e rifornirlo al meglio sono stati in questi mesi fra gli argomenti più dibattuti della gestione Giampaolo.

Dal punto di vista tattico è quindi lecito aspettarsi dal nuovo corso un Torino reattivo, che lasci il possesso agli avversari e si attesti difensivamente su linee di campo più basse. In questo senso, il PPDA attuale dei granata (11.97) potrebbe incrementarsi ulteriormente.
Nicola dovrebbe cercare di semplificare il possesso granata, cercando più continue e più rapide verticalizzazioni, anche a costo di sbagliarne una buona percentuale ma nella convinzione che alla fine il rapporto fra rischi (di parla persa) e benefici (imbucate riuscite) possa risultare positivo per il Torino.
In questo senso (e in attesa di novità dal mercato) sarà importante per il nuovo tecnico recuperare l’esperienza di giocatori come Rincon e Ansaldi così come le certezze fra i pali che avevano accompagnato il Torino nello scorso anno (grande stagione di Sirigu) e che invece sono venute meno in questo (la squadra è ultima per parate su tiri in porta subiti con un dato del 54.5%).