La finale di coppa Italia fra Fiorentina e Inter non è soltanto l’ultimo atto della manifestazione ma anche, per entrambe le squadre, la prima delle due finali che viola e nerazzurri si sono conquistati.
Sia per i gigliati che per i milanesi infatti ci sarà un’altra finale da giocare quest’anno, valevole per un trofeo europeo. Il più ambito (la Champions) per gli uomini di Simone Inzaghi, attesi il prossimo 10 giugno a Istanbul dal Manchester City di Pep Guardiola. Ad attendere il gruppo di Vincenzo Italiano ci sarà invece un trofeo meno prestigioso (la Conference League), ma certamente importante per un club che manca dall’appuntamento finale di una competizione europea dal 1990.
Da un punto di vista dello stato di forma sia Fiorentina che Inter arrivano da un buon momento. La squadra di Inzaghi ha come detto centrato la massima finale europea dopo aver eliminato il Milan nel doppio derby di semifinale e in campionato la corsa alla conquista di uno dei primi quattro posti sta andando bene. La Fiorentina, dopo una prima parte di stagione difficile, si è ripresa con un finale scoppiettante, grazie anche al recupero di elementi importanti e ad un gioco che è tornato ad essere fluido come l’anno scorso.
Tatticamente Vincenzo Italiano si affiderà al solito modello di gioco che, partendo da un 4-3-3 di base, cerca di dettare il contesto attraverso il possesso (56.4%). Quando la Fiorentina ha la palla cerca sempre di fare la partita, utilizzando prevalentemente le rotazioni delle catene esterne come mezzo principale per sviluppare in zone avanzate di campo.
La struttura della squadra gigliata quando attacca vede sovente Dodô agire da mezzala o uno dei due centrali difensivi alzarsi per formare un rombo costruttivo e spingere i mediani più avanti. Nonostante questa occupazione razionale del centro del campo, la rifinitura avviene prevalentemente tramite palle esterne. Non a caso la Fiorentina è la seconda squadra del campionato per cross in media a partita (23), uno in meno proprio dell’Inter.

Tutto questo ha come conseguenza il fatto che la squadra di Italiano registri un dato generalmente buono in termini di xG (il settimo del campionato con 51.2 secondo Fbref) ma non riesca a prendere conclusioni ad alta percentuale di realizzabilità (appena 0.08 xG per tiro).
Dall’altra parte c’è l’Inter che Simone Inzaghi sta guidando verso un esaltante finale di stagione. Quest’anno la squadra nerazzurra è un po’ più diretta dell’anno scorso, pur mantenendo invariate le caratteristiche di squadra di manovra (10.98sec. il tempo medio per azione offensiva con 3.99 passaggi), soprattutto in costruzione per attirare la pressione avversaria e poi andare velocemente sui due riferimenti offensivi, come messo in evidenza anche nei derby di Champions contro il Milan.

La maggior verticalità rispetto allo scorso anno è data anche dalla scelta di Inzaghi di promuovere Hakan Çalhanoğlu come play titolare. Rispetto a Marcelo Brozović infatti il turco ha minore propensione alla gestione della palla e ad abbassarsi sulla linea difensiva per favorire l’uscita dal basso ma garantisce più attacco della profondità al gioco della squadra.
In finale contro la Fiorentina però potrebbero essere in campo tutti e due, date le precarie condizioni fisiche di Henrikh Mkhitaryan. L’armeno si è rivelato finora un elemento chiave nei piani del tecnico dell’Inter. Con il suo acume tattico e le sue qualità l’ex romanista offre una ulteriore soluzione al palleggio nerazzurro, oltre a dare un contributo in zona gol (3 reti realizzate e 2 assist prodotti in Serie A quest’anno).
In fase di possesso l’Inter cercherà quindi di manipolare la struttura difensiva di marcature individuali predisposta dalla Viola, probabilmente utilizzando quei movimenti ad aprirsi delle mezzali che hanno caratterizzato il modo di attaccare dell’Inter contro il Milan in Europa.
La verticalità nerazzurra potrebbe poi approfittare della linea alta della Fiorentina di Italiano che, qualche volta, ha mostrato difficoltà nella gestione del tanto campo lasciato alle spalle dei due centrali di difesa.

In situazione di attacco viola invece l’Inter potrebbe essere costretta ad abbassarsi qualora i toscani riescano a superare la prima pressione nerazzurra. In questo caso è vero che i gigliati potrebbero avere problemi a trovare vie di rifinitura diverse dalla palla esterna, ma è altrettanto vero come questa Inter abbia mostrato in stagione delle difficoltà nel difendere la propria area ai di rigore.
Infine, limitare i rifornimenti agli attaccanti avversari (Lautaro Martínez e Edin Džeko da una parte, González e Arthur Cabral dall’altra) potrebbe essere una delle chiavi tattiche dell’incontro. In questo senso sarà importante vedere chi vincerà la battaglia per il possesso, che anche l’Inter ricerca per avere controllo della partita (55.7% la media).

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