Anche a livello numerico, la Roma era a corto di centrali di difesa. L’arrivo di Diego Llorente alla Roma consente a José Mourinho non solo di rimpinguare il reparto, ma anche di poter disporre di un ulteriore difensore di qualità in fase di costruzione.
Fin da quando, sotto la gestione di Paulo Fonseca, la compagine capitolina ha cercato di migliorare l’uscita bassa da dietro questa volontà si è scontrata con le difficoltà evidenziate dei difensori centrali giallorossi.
Quest’anno le cose sono migliorate. Abili nel rompere la linea e nel difendere aggressivi in avanti, gli uomini che compongono l’ultima linea della squadra capitolina hanno infatti mostrato come interessanti in fase di possesso. A questo proposito i dati dei titolari sono eloquenti.
Sia Chris Smalling (30), che Ibañez (54) e Mancini (57) hanno infatti prodotto un buon numero di passaggi chiave, cioè passaggi che superano almeno una linea difensiva avversaria. Non a caso il centrale brasiliano è classificato come buildup initiatornei cluster di Soccerment, mentre Mancini è classificato come first line breaker.
Il problema è che dietro di loro c’è il solo Marash Kumbulla, non all’altezza dei titolari con la palla fra i piedi per quanto concerne la produzione di passaggi utili e scarsamente utilizzato in stagione da Mourinho (soltanto 4 presenze finora in campionato).
Contrariamente alla vulgata comune, la squadra del portoghese non è solo formazione iper-reattiva che genera molti expected goals (xG) da situazioni di palla inattiva (7.91, terzo dato del campionato dietro a Juventus e Inter) o dalle transizioni, ma è anche un undici che cerca di muovere palla da dietro in fase offensiva.
Infatti, se è vero che il possesso medio romanista non è alto (48.7%) è altrettanto vero come la formazione di Mourinho sia l’ottava forza del campionato per tempo medio ad azione d’attacco (9.31sec.) e per passaggi a sequenza offensiva (3.35).
In questo senso l’acquisto di Llorente dovrebbe idealmente servire a garantire ai giallorossi una soluzione in più in fase di costruzione. Pur avendo giocato meno dei suoi nuovi colleghi (appena 8 partite disputate in Premier quest’anno) lo spagnolo ha comunque un dato in termini di passaggi progressivi per novanta minuti raccolti da Fbref (2.78) superiore a quelli di Ibañez (2.21), Mancini (1.92) e Smalling (1.17).
Rispetto ai tre difensori della Roma inoltre Llorente è maggiormente in grado di muovere palla sotto pressione, cosa che invece vede andare in difficoltà gli attuali componenti della linea arretrata giallorossa (come dimenticare ad esempio l’errore di Ibañez nel derby d’andata). Inoltre Llorente non è solo un buon passatore ma anche elemento in grado di portare palla in conduzione.

Abituato a giocare come centrale difensivo di destra, Llorente dovrebbe comunque venire impiegato da Mourinho sul centro-sinistra dato che difficilmente il tecnico sposterà Mancini e Smalling dalle rispettive zone di competenza.
Dal punto di vista difensivo Llorente lo conosciamo: si tratta di un giocatore importante fisicamente (186cm per 75kg di peso) ma non sempre esente da errori. Proprio queste difficoltà in non possesso lo hanno fatto finire ai margini del Leeds. In generale l’ex Real Madrid ha fatto fatica ad adattarsi al sistema di Jesse Marsch. Tuttavia, come detto, lo spagnolo arriva alla corte di Mou più per le sue qualità da playmaker arretrato che per quelle in non possesso.
In questo senso è un innesto che sarà interessante attenzionare, così come sarà altrettanto interessante vedere come verrà impiegato nelle rotazioni della squadra.

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