Cosa hanno in comune il pareggio ottenuto a Roma contro la Lazio (1-1) e la vittoria sul Torino (2-1) che hanno rimesso in piedi la stagione della Fiorentina in un momento nel quale forse nessuno pensava che la squadra fosse in grado di rialzarsi dall’anonimato?
La risposta è semplice: il rientro in condizione di Nico González e la promozione a titolare di Antonín Barak. Come sempre però, dietro l’apparente semplicità di una prima lettura si cela un insieme di verità più complesse.

Per quanto riguarda l’argentino, la sua assenza prolungata nella prima metà della stagione aveva finito per inceppare ulteriormente i meccanismi di una squadra che, dalla partenza di Dušan Vlahović verso la Juve dello scorso gennaio, ha mostrato in modo più evidente quelle difficoltà nel creare e concretizzare occasioni da rete che la presenza dell’attaccante serbo era riuscita a nascondere.
Con il rientro dell’ex Stoccarda la compagine gigliata si è piano piano diretta verso una fase offensiva più sicura. La Viola resta una squadra di palleggio (57.5%, seconda media del campionato dietro al Napoli) e di manovra (10.10sec. ad azione offensiva con 3.48 passaggi per sequenza d’attacco) ma che ora riesce ad ordinare meglio la propria fase offensiva.
Senza González e senza Barak in campo la formazione di Italiano perdeva in rifinitura e sviluppo, limitandosi troppe volte a praticare un possesso sterile che finiva per trovare sbocco nel cross (23 a partita, la media più alta della massima serie) come unica arma di assistenza per chi attaccava l’area.
A tutto ciò si aggiungeva il problema della mancanza di esterni in grado di attuare il modello di gioco del tecnico. L’infortunio di Sottil toglieva infatti a Italiano il miglior interprete del suo modo di intendere il gioco delle ali, lasciando spazio ad un Saponara che calamita il pallone sui piedi ma non predilige l’attacco alla profondità e ad un Ikonè che ha spesso pasticciato, finendo per abbassare quell’hype che lo aveva accompagnato dal momento del suo arrivo da Lilla.
Queste difficoltà venivano acuite dalla mancanza di un centravanti in grado di garantire alla squadra un bottino di reti sufficiente per ambire a posizioni di vertice. Di fatto la partenza di Vlahović ha creato un vuoto che non è stato colmato.
Sia Cabral che Luka Jović non sono mai sembrati a proprio agio in un sistema che prevede una sola punta centrale e che si appoggia quasi esclusivamente al cross per servirla. Il fatto che probabilmente abbiano bisogno di un vero no.9 accanto col quale dialogare non ha comunque mai indotto Italiano ad utilizzare un attacco con due punte.
L’ingresso di Barak e González in questo senso garantisce al no.9 fiorentino (chiunque esso sia) la presenza di un ulteriore supporto sulla trequarti (nel caso del ceco) e di un elemento in grado di convergere verso la porta con cui dialogare (l’argentino).
González poi, oltre a poter agire in prima battuta da riferimento offensivo più avanzato, non è soltanto un assist man (6 la scorsa stagione) ma probabilmente anche il miglior finalizzatore a disposizione di Italiano come dimostrano le 7 reti realizzate lo scorso torneo e le 3 in appena 10 presenze quest’anno, fuori da un dato di 1.80 in termini di non-penalty expected goals (npxG).
Per quanto riguarda Barak l’ex Verona è reduce da una stagione con l’Hellas nella quale, agendo da no.10 nel sistema col doppio trequarti di Igor Tudor, ha segnato 11 gol. Anche se ora si trova in un contesto tattico completamente diverso (quel Verona, pur avendo una struttura articolata nella trequarti offensiva, tendeva ad attaccare difendendosi mentre la Fiorentina vuole abbassare l’avversario tramite il possesso) Barak è giocatore in grado sia di cucire il gioco sulla trequarti che di invadere l’area per andare alla conclusione in prima battuta.

La mini-striscia di due partite non è ovviamente un dato valido per parlare di svolta nella stagione della Fiorentina. Tuttavia, almeno a livello psicologico le due prestazioni sono arrivate in un momento cruciale della stagione e hanno contribuito a rimettere in corsa la Fiorentina per l’Europa e ad aprire la strada verso una possibile finale di coppa Italia, con al speranza per i tifosi viola di portare a casa un trofeo per riempire una bacheca che non vede titoli dal 2001.
Le speranze della Fiorentina di centrare gli obiettivi sembrano legate alla continuità che Italiano saprà garantire alla presenza di González e Barak che, insieme a Bonaventura (Castrovilli è attualmente infortunato), appaio essere gli elementi più qualitativi della rosa nonché quelli maggiormente in grado di incidere negli ultimi trenta metri di campo.

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