La pesante sconfitta subita dalla Fiorentina sul campo del Başakşehir (3-0) cade come un macigno sulla testa di una squadra che non ha iniziato la stagione come da premesse.
Contro l’undici diretto dall’ex interista Emre Belözoğlu, i viola hanno infatti confermato tutte quelle criticità già notate in avvio di campionato. Al cospetto di un ordinato 4-1-4-1 messo in mostra in non possesso dalla compagine di Istanbul, la Fiorentina ha incontrato enormi difficoltà nel tentativo di manipolare il sistema difensivo turco.
La fase offensiva gigliata si è quindi limitata ad uno sterile possesso palla (54%) senza tuttavia che questo si traducesse in occasioni da gol (0.2 xG). La circolazione della palla è stata lenta e prevalentemente ad U, col risultato di facilitare il lavoro alla squadra di Emre, abile a chiudere le linee di passaggio e a collassare sul lato palla.

I difensori centrali di Italiano (i veri registi delle squadre del tecnico di Karlsruhe) non sono quasi mai riusciti a trovare le due mezzali Maleh e Bonaventura nei mezzi spazi in zona di rifinitura, cioè quella compresa fra la difesa ed il centrocampo rivale.
La scelta di schierare Amrabat come difensore centrale non ha aiutato il possesso fiorentino, ma anche gli altri giocatori si sono dimostrati troppo statici: Mandragora è rimasto costantemente in posizione centrale (ben contrastato dal centrocampo avversario) senza mai muoversi per liberare tracce ai portatori di palla viola, mentre i riferimenti più avanzati (a partire da Ikoné e Saponara) hanno fatto fatica ad attaccare la profondità.
Il fatto che la formazione viola abbia concesso poco (0.5 xG) è una magra consolazione. I tre gol presi sono stati frutto di altrettanti regali di una squadra che, come detto, ha gestito male la palla.
Contro il Riga almeno la Fiorentina aveva creato, pur non concretizzando. Purtroppo per la Viola, la sterilità offensiva della squadra non è un fatto limitato al palcoscenico europeo. In campionato finora la squadra di Italiano ha segnato appena 5 reti, fuori da un dato di 6.74 Non-Penalty expected goals (1.12 a partita). Anche se il campione preso in esame riguarda soltanto le 6 partite di Serie A giocate finora, questa media è inferiore a quella dell’intero scorso anno quando la Fiorentina produceva 1.50 NPxG a gara, un dato comunque non altissimo (per fare un esempio di una squadra alla portata dei viola, la Roma al primo anno di Mourinho ha prodotto 1.70 NPxG a partita).

Se la presenza di Vlahović nella prima parte di stagione e lo straordinario exploit di Torreira nella seconda metà hanno contribuito a nascondere queste difficoltà, i problemi sono venuti alla ribalta quest’anno in cui non sembra esserci un elemento in grado di over-performare e mascherare così le difficoltà offensive dell’undici di Italiano.
In questo senso l’arrivo di un giocatore come Antonín Barák potrà aiutare la squadra ad aumentare il proprio tasso qualitativo nel gioco fra le linee (già lo si è visto). Ma l’apporto del ceco da solo non basta. La Fiorentina ha bisogno di riempire meglio e con più uomini l’area sui cross. A proposito di questi ultimi, sarebbe inoltre opportuno cercare di diversificare la proposta offensiva, non affidandosi solo alle palle laterali come arma di rifinitura. Già l’anno scorso la Fiorentina era la prima squadra della massima serie in questo genere di passaggi, con una media di 15.6 a partita. Quest’anno il dato è schizzato ad una media di 20.7.
La Fiorentina di inizio anno è stata una squadra dominante a livello di possesso (63.3%) e di dominio territoriale (68.62% di Field Tilt), favorita in questo dalle superiorità numeriche registrate contro Cremonese e Empoli, ma anche stucchevole.
In definitiva, la squadra di Italiano è passata dall’essere una delle rivelazioni dello scorso campionato al ruolo di incompiuta in questo. Alcuni elementi non hanno fatto il salto atteso (il già citato Ikoné, Quarta) o non si sono ancora inseriti (Mandragora) mentre altri sono frenati da infortuni più o meno gravi (Dodô, Nico González). Proprio i guai fisici hanno creato non pochi grattacapi allo stesso Italiano, alle prese con una rosa qualitativamente corta per il doppio impegno.
Al di là di questo però, è lo stesso allenatore che deve cercare di rimettere in carreggiata la squadra, trovando le soluzioni ai problemi riscontrati in questo avvio.
(dati soccerment, Sics, @OptaAnalyst)