Fondato nel 1995, il Fussball Club Südtirol raggiunge per la prima volta nella sua breve storia la serie B, riportando nella categoria una città (Bolzano) che mancava dal 1947 (come AC Bolzano).
Unico club italico costituito da una public company(col 90% delle azioni in mano ai soci ed il restante 10% a disposizione della comunità), il Südtirol ha costruito un progetto tecnico che si è evoluto negli anni, riuscendo finalmente a raggiungere il traguardo della storia promozione in cadetteria.
Principale artefice della cavalcata 2021/22 è stato il tecnico Ivan Javorčić. Sotto la guida dell’allenatore croato la squadra altoatesina ha conquistato la promozione al termine di un campionato nel quale ha totalizzato ben 90 punti, eguagliando anche il record italiano per il minor numero di gol subiti (solo 9 in 38 partite).
Quest’ultimo dato relativo alla fase difensiva potrebbe far pensare ad una compagine costruita per concedere poco e sfruttare rare occasioni offensive (sono state nove le vittorie conquistate per 1-0), magari attraverso veloci transizioni. In realtà, questa lettura rischia di essere parziale. Il Südtirol costruito da Javorčić è infatti molto di più.
Allenatore preparato e dotato di un bagaglio culturale a 360°, studioso degli scacchi, il 43enne mister di Spalato ha plasmato una squadra in grado di dettare il contesto tattico a seconda dell’avversario di turno e della partita che va sviluppandosi.

In questo modo, i bolzanini si sono dimostrati in grado tanto di difendere bassi quanto di pressare in avanti in fase difensiva così come di attaccare posizionalmente riempiendo tutti i corridoi verticali del campo in fase offensiva.
Come dichiarato dallo stesso allenatore, il suo approccio è di tipo olistico. Questo termine, derivante dal greco ὅλος «tutto, totale», esprime in filosofia la tesi secondo la quale il tutto è più della semplice somma delle parti.
In questo senso, il ciclo del gioco della squadra di Javorčić è veramente tale, vale a dire una concatenazione senza soluzione di continuità di fase offensiva, difensiva e momenti di transizione.
Come in una squadra di basket quindi, nel Südtirol il possesso influenza il non possesso così come il modo in cui si difende influenza quello nel quale si attacca.
In linea di massima la squadra altoatesina lavora sui concetti di tempo, spazio e movimento. In ogni situazione infatti ci sono degli spazi da occupare o da svuotare, da allargare o da restringere, nei tempi e con i movimenti giusti.

Partendo da una struttura base 4-3-2-1 i sudtirolesi vanno a sviluppare occupando determinate posizioni sul campo in funzione del sistema e dell’approccio difensivo avversario. Queste posizioni, funzionali al piano d’attacco di turno, sono poi soggette a movimenti e rotazioni che servono ad aprire ulteriori spazi e linee di passaggio attraverso le quali preparare le fasi di attacco alla linea e finalizzazione.
Il tutto, decidendo in prima persona il ritmo di gioco e la direzione di movimento della palla (verticale o orizzontale). Sapere quando rallentare e quando accelerare, quando riciclare il possesso e quando verticalizzare: anche in questo consiste il saper dettare il cotesto di gara.
Di conseguenza, il Südtirol non è una squadra di possesso né verticale ma entrambe le cose. A livello generale quindi la squadra di Javorčić può muovere palla costruendo dal basso e riempiendo le zone di ampiezza, rifinitura (fra le linee di difesa e centrocampo avversarie, internamente ed esternamente) e profondità così come andare direttamente sul riferimento più avanzato per giocare poi fra le linee sulla seconda palla.
In fase difensiva, come detto dal tecnico nella già citata intervista, al Südtirol ‹‹piace rompere l’idea dell’avversario avendo un dominio anche senza palla, con il principio base di recuperare la palla il prima possibile››.

Seguendo dei trigger del pressing prestabiliti i biancorossi tendono ad aggredire alto, difendendo in avanti (con uscite che possono variare in base ai rivali) per riconquistare palla e gestirla poi in transizioni che si sviluppano in modi diversi a seconda della zona di riconquista.
Quando poi la squadra è costretta a difendersi in basso, restano prioritarie la volontà di tenere la palla chiusa pressando il portatore, di avere superiorità numerica sotto palla e di chiudere gli spazi.
Gli straordinari risultati a livello difensivo descritti all’inizio lo sono ancora di più se consideriamo come la maggior parte della proposta tecnica del microciclo di lavoro settimanale fatta Javorčić con la sua squadra riguarda per lo più situazioni di possesso. Questo a conferma dell’idea di consequenzialità fra le due fasi di gioco presente nell’organizzazione del Südtirol.

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