Le due sfide degli ottavi di Champions fra Inter e Liverpool hanno certificato la superiorità della compagine inglese, mettendo tuttavia in risalto la buona doppia prova fornita dai nerazzurri.
In particolare, la gara di ritorno ad Anfield (che vedeva in partenza gli interisti alla ricerca quasi disperata di un ribaltamento dello 0-2 di San Siro) ha visto la squadra di Inzaghi provare ad andare a prendere alti gli avversari (34 pressioni nella trequarti offensiva), cercando di non farsi schiacciare troppo dal possesso dei Reds (60%) o dal loro gegenpressing.
Per quanto riguarda quest’ultimo aspetto, cioè come affrontare pressing e contro-pressing degli uomini di Klopp, l’Inter ha potuto contare sul lavoro in costruzione di Marcelo Brozovic (5 passaggi chiave) ed in rifinitura di Alexis Sánchez (5) e sulla capacità di smarcamento oltre le linee avversarie di Perišić e Lautaro Martínez (6 passaggi chiave ricevuti a testa).
Detto questo e rimarcando nuovamente la quasi impresa di una squadra sulla carta inferiore che, nondimeno, è arrivata ad un gol dal costringere i rivali ai supplementari, non dobbiamo far passare sottotraccia la prova difensiva dei padroni di casa.
Infatti, se è vero (come è vero) che il gran gol di Lautaro ha posto fine alla striscia di 28 partite ad Anfield senza sconfitte dei padron di casa, è altrettanto veritiero come la fase difensiva dei Reds abbia concesso in due partite con l’Inter un totale di appena 0.76 xGA da 15 tiri (0.05 xGA a tiro).

La formazione britannica ha concesso qualcosa sul lato dove operava Trent Alexander-Arnold. Ma questo era preventivabile e, comunque, ancora una volta, compensato dalla prova offensiva dell’esterno basso del Liverpool, autore di 7 passaggi chiave (4 dei quali assist).
Ad essere rimarcata deve essere la prova dei due centrali Joël Matip e Virgil van Dijk. Nonostante la mossa tattica di Inzaghi di schierare l’attacco leggero con Sánchez e Lautaro, per non dare punti di riferimento alla linea avversaria, i due centrali del Liverpool hanno gestito bene la situazione, consentendo alla propria squadra di mantenere un baricentro alto e non venendo mai superati in 1c1 dai nerazzurri.

Così, anche se van Dijk è stato pigro nell’uscire contro Lautaro in occasione dell’azione del gol dell’argentino, complessivamente la prova dei due difensori è risultata tale che Alisson non ha sofferto granché.

Sia l’olandese che il tedesco sono poi risultati pericolosi in fase offensiva in situazione di calcio piazzato, un’arma che ha deciso la sfida d’andata e che rappresenta una delle risorse di un Liverpool al vertice nella classifica dei gol segnati su calcio piazzato in questa Champions League.
Alla fine quindi il passaggio del turno del Liverpool è meritato anche se rimane negli occhi più la prestazione difensiva di quella offensiva. E questo, paradossale per una squadra che annovera fra le proprie fila giocatori d’attacco come Mohamed Salah e Sadio Mane, va certamente ascritto fra i meriti della squadra di Inzaghi.
Di contro però, proprio l’incapacità nerazzurra di produrre e di mettere in discussione (se non per breve tempo) l’esito della qualificazione, deve far riflettere sulla distanza che ancora separa i campioni d’Italia dall’élite europea.

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