La tripletta realizzata contro il Tottenham ha riportato agli onori della cronaca Cristiano Ronaldo. Tre gol che hanno messo in mostra il repertorio del portoghese (tiro, senso della rete e colpo di testa) e che hanno confermato la differenza fra l’avere o no Ronaldo in squadra.
Il contributo dell’ex juventino alla fase offensiva dello Utd si evince anche da altri dati, come ad esempio quelli relativi a xOVA (0.36) o xT tramite dribbling (0.12).

Eppure, nonostante tutto, la sfida contro gli Spurs ha confermato le difficoltà di Ronaldo ad adattarsi alle richieste di pressing e gegenpressing del suo tecnico, Ralf Rangnick.
In una partita che ha ancora una volta confermato l’idiosincrasia del Manchester United a praticare quel tipo di calcio voluto dall’ex allenatore e dirigente Red Bull (e che lo ha costretto a modificare i piai tattici originali, almeno per questa stagione) Ronaldo si è confermato scollegato dalla fase difensiva della sua squadra, producendo appena 2 pressioni nella trequarti offensiva per un undici che comunque, complessivamente, ne ha generate soltanto 14 e ha giocato con un baricentro medio non alto (49m).

Una mancanza di protezione difensiva da parte del quartetto di attaccanti dello Utd che ha lasciato campo ai quinti del Tottenham (Matt Doherty e Sergio Reguilon) costringendo i terzini della squadra di casa, Diogo Dalot e Alex Telles, ad allargare la linea arretrata creando spazio fra loro e i due centrali Harry Maguire e Raphael Varane.
Tutto questo ha riacceso in Inghilterra il dibattito in merito al fatto se il Manchester sia meglio con o senza il portoghese in campo.
Nel dopopartita Rangnick, alle domande che tendevano ad esaltare la decisiva prestazione offerta da Ronaldo, ha risposto tre volte sottolineando la sua ‹‹performance top›› senza tuttavia dimenticarsi di aggiungere ‹‹ma anche del resto della squadra››.

A queste considerazioni il Tedesco ha aggiunto la conferma di come sia una sfida quella di allenare un giocatore come Ronaldo. Questo ovviamente non per le sue qualità ma per il grado di difficoltà di inserirlo in un quadro tattico collaborativo.
In questo senso, come già dimostrato anche da noi durante l’esperienza passata con la Juventus, il portoghese ha confermato contro il Tottenham (e, più in generale, durante tutto il periodo del suo ritorno allo Utd, compresa quella parte di stagione spesa sotto la gestione di Ole Gunnar Solskjær) di essere uno straordinario talento che tende a dettare il contesto piuttosto che adattarsi ad esso.
Quest’ultimo aspetto, al di là dei numeri difensivi, lo si evince anche dalla fase offensiva. Contro gli Spurs infatti il Manchester United ha prodotto 10 tiri, dei quali ben 8 sono stati effettuati da Ronaldo.

Paradossalmente, Rangnick ha esaltato più Fred di Ronaldo, affermando come il brasiliano sia da considerarsi ‹‹insieme a Scott McTominay, uno dei migliori recuperatori di palloni quando l’altra squadra è in possesso››, dimostrandosi abile anche con la palla fra i piedi (suo l’assist del primo gol di Cristiano).
Il ritorno di Ronaldo all’Old Trafford quindi può essere considerato un successo sul piano personale alla luce dei numeri prodotti fin qui (24 presenze con 12 gol realizzati) ma, ancora una volta, problematico quando si viene ad analizzare il legame del fuoriclasse di Madeira nel contesto squadra.

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