Ralf Rangnick esordirà come manager del Manchester United in questo weekend, nella sfida che vedrà i suoi uomini opposti al Crystal Palace.
L’arrivo del 63enne tedesco sulla tolda di comando dello Utd rappresenta una sfida intrigante per un tecnico che non ha mai allenato fuori dai confini tedeschi. Con un contratto di due anni e mezzo, l’idea è quella di avere l’ex tecnico di Hoffenheim e Lipsia (fra le altre) in panchina per il resto della stagione, per poi promuoverlo ad un ruolo di management dal quale aiutare a trasformare un club che non ha trovato pace da quando Alex Ferguson decise di lasciare nel 2013.
Una sfida non meno difficile di quella affrontata quando Rangnick prese le redini del progetto Red Bull portando il Lipsia dalla seconda divisione alla Champions League e monitorando la filosofia di gioco di tutte le squadre la cui proprietà è detenuta dalla compagnia austriaca.
Detto questo, nella conferenza stampa di presentazione Rangnick non ha escluso la possibilità di continuare a sedersi sulla panchina dello Utd dopo la fine dell’attuale stagione.
Indipendentemente da quello che sarà il legame futuro fra il tedesco ed il suo nuovo club, questa seconda parte di stagione della squadra di Manchester si preannuncia intrigante.
Dopo la separazione con Ole Gunnar Solskjær e l’interim di Michael Carrick, quello che Rangnick eredita è uno United pieno di talento ma lontano dall’essere un undici funzionale. Per prima cosa il nuovo tecnico (in passato accostato anche all’Everton, al Chelsea e alla nazionale inglese) dovrà dotare la squadra di una precisa identità tattica.
Fino ad oggi infatti, nonostante la presenza di giocatori quali Bruno Fernandes, Marcus Rashford, Cristiano Ronaldo, Jadon Sancho e Paul Pogba, lo United è sembrato essere più un’accozzaglia di talento che una squadra nel vero senso della parola.

A dodici punti di distanza dal Chelsea leader del campionato, il Manchester Utd ha palesato difficoltà in entrambe le fasi di gioco. Dal punto di vista offensivo la squadra è quinta per non penalty expected goals (npXG) con un dato di 19.58, lontanissima dalle prime tre della classifica.
Lo United di Solskjær ha sempre faticato ad imporre il proprio gioco, con difficoltà enormi nel controllo del match quando è stato costretto a fare la partita. In questo senso Rangnick dovrà creare una struttura favorevole alle sue star (magari cercando di dare un maggior minutaggio anche al già citato Sancho e a Donny van de Beek) che renda la squadra efficace anche nelle fasi di attacco posizionale contro difese basse.

Soprattutto, il nuovo allenatore dovrà intervenire sulla fase difensiva. Lo United ha concesso ben 24 reti in 14 partite, con un dato di 24.59 in termini di xGA che colloca la squadra al terzultimo posto nella Premier.
Con Raphaël Varane alle prese con infortuni e con Harry Maguire che non sta attraversando fin qui la sua miglior stagione, Solskjær ha incontrato notevoli difficoltà nel presentare una linea arretrata affidabile.
Accanto alle questioni di lineup ci sono però quelle tattiche con la retroguardia della squadra che ha spesso lasciato agli avversari delle vere e proprie autostrade verso la porta difesa da David de Gea.
Conosciuto come colui che ha introdotto la difesa a zona e il gegenpressing nel calcio tedesco (contribuendo al reboot dei primi anni duemila) Rangnick cercherà di implementare questo approccio anche allo United.
In questo senso è presumibile pensare che il nativo di Backnang vada a creare un sistema infarcito di pressing, riaggressione e transizioni veloci, minimizzando il tempo di possesso e diminuendo l’attuale dato PPDA della squadra (13.41, quattordicesimo della Premier).

A tal proposito sarà interessante vedere come Ronaldo si acclimaterà ad un calcio che gli richiederà un impegno maggiore senza palla. Durante la conferenza stampa di presentazione Rangnick ha toccato il tema Ronaldo sottolineando come il portoghese, grazie alla sua preparazione fisica, non avrà problemi a inserirsi in un modello nuovo per lui e rammentando altresì che è anche il contesto squadra a doversi adattare ai giocatori in rosa e non soltanto viceversa.
In effetti, nella sfida contro l’Arsenal, CR7 ha dato segnali incoraggianti in termini di pressione prodotta, dimostrandosi più associativo del solito in non possesso. Resta da vedere quanto questo approccio sarà sostenibile nel lungo periodo.

In ogni caso si prospettano sei mesi interessanti per chi vorrà osservare da vicino il sesto allenatore a succedersi sulla panchina precedentemente occupata nei ventisette anni precedenti sempre dallo stesso allenatore.