Match report

Rinascita rossonera

Il Milan conquista tre punti importanti in trasferta (0-3) nello scontro diretto contro la Juventus, al termine di una gara non bella ma vibrante. Proprio dal punto di vista tattico la sfida dell’Allianz Stadium ha fatto segnalare diversi spunti degni di nota.

Fase offensiva milanista

Coerentemente con il proprio modello di gioco (peraltro difficile da modificare per ogni squadra, a poche partite dalla fine della stagione) Stefano Pioli ha scelto di andare ad invadere lo spazio alle spalle della coppia di mediani bianconeri (Rabiot e Bentancur), affidandosi non soltanto agli ormai classici movimenti a uscire di Ibrahimovic ma anche alla presenza di due trequartisti come Calhanoglu e Brahim Díaz.

L’idea era quella di ‹‹svuotare e poi riempire gli spazi››, altra costante della fase di possesso del Milan di questa annata.

L’Ibra di quest’anno è molto meno no.9 e più trequartista con i suoi movimenti a svuotare il centro che lasciano poi spazio all’attacco alla linea dei compagni.

La strategia ha pagato dato che entrambi i no.10 hanno contribuito alla vittoria alzando il livello tecnico della squadra rossonera in zona di rifinitura. Per quanto riguarda poi Díaz, lo spagnolo non soltanto ha realizzato il gol che ha aperto il punteggio ma ha anche ricevuto 4 passaggi chiave. Per quanto riguarda invece il contributo fornito fra le linee avversarie da Calhanoglu questo è riassunto, sempre in termini di passaggi chiave, dai 4 prodotti e dai 7 ricevuti.

Il filmato VideoMatch di Sics con una combo fra Calhanoglu e Díaz che evidenzia la qualità messa dal Milan in rifinitura.

Detto questo, il Milan è riuscito a capitalizzare le occasioni avute (tranne ovviamente il rigore sbagliato da Kessié) anche se, in termini di expected goals, il dato finale prodotto è stato di appena 1.23.

Fase offensiva juventina

Un dato, quello sopracitato della squadra di Pioli, comunque superiore rispetto all’1.10 registrato dalla Juve. La squadra di Pirlo ha confermato ancora una volta le proprie difficoltà nell’invadere la zona di rifinitura e nell’attaccare l’ultima linea difensiva avversaria.

Con un Milan che ha intasato il centro, ricorrendo anche a fasi di difesa posizionale bassa (baricentro medio di 45.86m sul possesso avversario), la Juventus si è trovata a ricorrere al crossing game come arma di rifinitura privilegiata, come spesso le è accaduto in questa stagione.

A pesare negativamente per la Juve sono state anche alcune scelte di Pirlo, come quella di utilizzare Chiesa sulla fascia sinistra dopo che, nella sfida dell’andata, l’ex viola aveva annullato Theo Hernández, costringendolo spesso ad affannose situazioni di 1c1 difensivo.

Il non possesso rossonero

Oltre al già citato dato relativo al baricentro sul possesso bianconero, anche quello che riguarda il PPDA (23.27) aiuta a comprendere meglio la strategia difensiva orchestrata da Pioli.

Con Tomori (10 palle recuperate) e Kjaer ben protetti da Kessié e Bennacer il Milan è riuscito a restare compatto difendendo con due linee da quattro in un sistema 4-4-2 completato da Ibrahimovic e Díaz in avanti.

La prima linea difensiva bassa ha permesso a Pioli di non esporre i quattro difensori a potenzialmente pericolose situazioni di 1c1, riducendo il campo da difendere alle spalle della coppia di centrali difensivi.

Nel montaggio VideoMatch di Sics vediamo come il Milan ha chiuso i corridoi centrali.

In pratica il Milan, grazie anche alla poca fluidità offensiva bianconera, è riuscito a dettare il contesto senza palla (46% di possesso) e tramite il controllo degli spazi.

Conclusione

Se il risultato finale premia il Milan rilanciando quelle ambizioni di qualificazione alla prossima Champions League che, ad un certo punto, sembravano essersi un po’ compromesse, lo stesso risultato pone dei seri interrogativi sulla prosecuzione del progetto Pirlo, abbracciato a inizio anno.

A preoccupare non è soltanto la pesante battuta d’arresto e la conseguente situazione odierna di classifica ma anche l’involuzione di una squadra che sembra aver smarrito anche quelle (poche) certezze che si era costruite nel corso del girone d’andata.

In sostanza la Juve appare una squadra involuta, tanto a livello di gioco quanto nelle prestazioni dei singoli, soprattutto quelli che teoricamente avrebbero dovuto condurla in posizioni più consone per una squadra che ha dominato gli ultimi nove campionati.

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