Nonostante il passaggio di Zinedine Zidane dal reattivo 3-5-2 utilizzato all’andata ad un più propositivo (e classico 4-3-3) i blancos sono stati travolti da un Chelsea che Thomas Tuchel ha così guidato alla finale della Champions League.
L’atto finale della massima competizione europea per club (il secondo consecutivo conquistato dal tecnico tedesco dopo quello dello scorso anno, quando era alla guida del Psg) vedrà i blues impegnati in un derby tutto inglese con il City di Pepe Guardiola.
Dal punto di vista tattico Tuchel ha lasciato al Real il pallino del gioco (68% di possesso palla) orchestrando una partita di pressione alta modulata con situazioni di difesa posizionale e ripartenza.

La scelta del tecnico di Krumbach di schierare cinque difensori con un doble pivot a metà campo va appunto inquadrata nella volontà di Tuchel di controllare la partita. Il piano gara si è rivelato efficace dato che la squadra di Zidane non è riuscita a trovare spazi, creando alla fine appena 0.49 xG.
Quando poi conquistava palla, il Chelsea cercava velocemente di andare ad invadere la metà campo avversaria, limitando al massimo le situazioni di consolidamento del possesso a favore appunto di una ricerca immediata della profondità.
A determinare il risultato finale è stata anche la partita giocata dai due interni di centrocampo della squadra di Tuchel, vale a dire Jorginho e N’Golo Kanté.
A impressionare della prestazione del centrocampista francese non è stato tanto il consueto contributo in fase difensiva quanto quello che ha mostrato in fase di possesso. In queste situazioni il nazionale transalpino è stato abile a farsi trovare smarcato tanto dietro la prima di pressione madrilena quanto in zona di rifinitura., confermandosi un giocatore a tutto campo.
Infatti, in prima battuta Kanté ha aiutato la squadra a risalire velocemente il terreno di gioco dopo la prima costruzione per poi successivamente andare ad operare fra difesa e centrocampo avversario. In questo contesto Kanté ha mostrato una grande pulizia tecnica, come evidenziato ad esempio nell’azione che ha portato al gol di Timo Werner.
La doppia funzione di costruttore e invasore in grado di confezionare e ricevere passaggi che superino almeno una linea avversaria è testimoniata dai dati Sics che hanno visto il giocatore di Tuchel produrre 8 passaggi chiave (secondo miglior giocatore in questa classifica, dietro Luka Modrić) e riceverne 5.
Per quanto riguarda Jorginho, l’ex centrocampista del Napoli ha prodotto l’attesa partita in fase di possesso, aggiungendo però anche un buon contributo senza palla.

A proposito della prova di Jorginho e Kanté è da sottolineare come Maurizio Sarri, durante la sua esperienza a Stamford Bridge, avesse riposizionato il francese da mezzala proprio per lasciar posto all’italo-brasiliano, più funzionale all’idea di play prevista dal modello di gioco del tecnico toscano.
Alla fine quindi il Real Madrid non è stato in grado di contrapporsi alla gestione palla del Chelsea. Una gestione come detto non quantitativa ma qualitativa e che solo l’imperizia in avanti di Kai Havertz e Werner ha impedito di tradurre in uno scarto maggiore nel punteggio finale.