La travolgente vittoria del Napoli sull’Udinese (5-1) oltre a certificare l’ottimo stato di salute della compagine allenata da Rino Gattuso (e, forse, ad aumentare i rimpianti per quanto poteva essere e non è stato) ha anche rimarcato il momento positivo attraversato da due uomini chiave dello scacchiere napoletano, vale a dire Fabián Ruiz e Piotr Zielinski.

Spesso al centro del dibattito tattico nell’ultimo anno, lo spagnolo ed il polacco sembrano aver trovato una ideale collocazione nel 4-2-3-1 del tecnico calabrese, dando alla squadra una quadratura definitiva.
Quadratura che, ad un certo punto dell’attuale stagione, sembrava difficile da trovare. Soprattutto quando, persi Mertens e Osimenh, l’insistenza di Gattuso per il sistema con quattro riferimenti offensivi aveva finito per ridurre le linee di passaggio nella metà campo avversaria.
Il ritorno dell’attaccante nigeriano ha certamente influito sul cambio di passo registrato di recente dal Napoli. Questo non solo a livello tecnico (l’ex Lilla aumenta la capacità realizzativa della squadra) ma anche tatticamente dato che ora i partenopei non devono forzare il possesso per superare il blocco difensivo avversario, potendo infatti ricorrere a verticalizzazioni immediate alla ricerca proprio di Osimenh.
Tutto ciò non deve far passare in secondo piano il già citato apporto alla manovra offensiva napoletana di Fabián Ruiz e Zielinski. Per quanto riguarda il primo, l’ex Betis era già stato utilizzato da Gattuso come secondo pivote in questa stagione. I risultati però non erano stati positivi col 25enne centrocampista che si era calato con difficoltà in una posizione che lo costringeva a svolgere mansioni diverse da quelle alle quali era abituato.
La comfort zone di Ruiz infatti è sempre stata quella da interno in un centrocampo a tre, ruolo nel quale poteva mettere in evidenza le proprie attitudini al palleggio avendo funzione da mezzala di possesso e da elemento in grado di consentire al Napoli una risalita del campo che passasse attraverso lo sfruttamento dello spazio di mezzo.
Ultimamente invece lo spagnolo sembra essersi calato nella parte di interno del centrocampo a due disegnato da Gattuso. Se prendiamo ad esempio le ultime tre uscite del Napoli (pareggio col Cagliari e vittorie con Spezia e appunto Udinese), Ruiz è risultato fondamentale nelle fasi di possesso napoletane, giocando 69 e 63 palloni contro sardi e liguri e arrivando alla incredibile cifra di 124 contro la squadra di Gotti.

Un apporto qualitativo dato che il centrocampista del Napoli ha assommato un totale di 11 passaggi chiave in questi 270 minuti di gioco. Di questi 11, 5 sono stati giocati nella propria metà campo e 6 in quella avversaria, a riprova del fatto che Fabian stia esercitando un ruolo da tuttocampista che non sta variando in base alla presenza di Demme o Bakayoko al suo fianco.
Per quanto concerne invece Zielinski, Gattuso gli ha ritagliato una nuova posizione in campo, quella di trequartista. In pratica, dal ‘vecchio’ centrocampo a tre con un mediano incontrista davanti alla difesa e due mezzali qualitative come il polacco e Fabián Ruiz interni il tecnico partenopeo è passato ad una mediana col triangolo rovesciato che ha visto Zielinski alzarsi a supporto della punta centrale e lo spagnolo abbassarsi a fianco del secondo interno.
Rispetto ad un no.10 tradizionale, Zielinski interpreta la posizione in modo più dinamico, contemporaneo, pronto ad interagire in entrambe le fasi di gioco e, in possesso, a muoversi in tutti i corridoi centrali.

A proposito del nativo di Ząbkowice Śląskie e restando sempre alle ultime tre uscite del Napoli, è da sottolineare non tanto la sua abilità nel produrre passaggi che hanno permesso alla sua squadra di superare una delle linee difensive avversarie (11) quanto quella di farsi trovare smarcato alle spalle di suddette linee (12 ricezioni).
Con ritrovate certezze e col recupero di elementi chiave come appunto Ruiz e Zielinski, il Napoli può guardare con ottimismo alle ultime due partite del campionato (contro Fiorentina e Verona) nella speranza di poter agguantare quella qualificazione per la prossima Champions che, ad un certo punto dell’annata, sembrava essere svanita.