La sfida di San Siro fra Milan e Juventus (che ha visto i bianconeri prevalere per 1-3) è stata, almeno fino a quando i padroni di casa hanno avuto energia, una partita europea, contemporanea. Il tema tattico infatti è stato costituito dalla rispettiva capacità delle due squadre di portare pressione (in non possesso) e di bypassarla (in possesso), all’interno di un contesto di gioco fortemente improntato alla ricerca della vittoria dei duelli 1c1 (con quello fra Chiesa e Theo Hernández sulla fascia destra juventina che alla fine ha deciso l’incontro).
Quest’ultimo aspetto è stato esaltato dalla decisione di Pioli di affrontare la gara pressando alto dal primo minuto (PPDA di 8.83), nonostante una coperta corta (per le assenze dei vari Ibra, Bennacer, Tonali, Krunic, Rebic…) e con il rischio quindi di andare fuori giri a livello atletico (cosa poi verificatasi dopo circa un’ora di gioco).
Con Kessié unico centrocampista di ruolo rimasto disponibile, Pioli ha optato per la conferma del 4-2-3-1 come sistema base e per la decisione di affiancare all’ex atalantino Calabria, già visto giocare a centrocampo da mezzala contro la Fiorentina nel dicembre 2018 quando un suo errore in un duello individuale proprio contro Chiesa portò al gol dell’attuale esterno della Juve.
In pratica il tecnico emiliano ha scelto di affrontare il big match rimanendo fedele ai principi di gioco implementati e ormai assimilati dai rossoneri sotto la sua gestione.
Dal punto di vista difensivo la prova del bresciano è stata positiva. In fase difensiva i due mediani del Milan dovevano contrapporsi alle mezzali (Ramsey e Rabiot) del 3-5-2 col quale la Juventus sviluppava e questo lavoro è stato svolto diligentemente dagli interni di Pioli.
Anche in possesso, al di là del gol realizzato, la prova del milanista è stata positiva, nonostante il fatto che il Milan abbia faticato molto a creare occasioni da gol.

In termini di expected goals infatti la prova rossonera è stata alquanto deficitaria e questo non in senso assoluto quanto invece se andiamo a rapportare il dato prodotto per le conclusioni prodotte.

A seconda dei modelli prodotti questo dato oscilla fra 0.065 e 0.05.

Ad annacquare la capacità offensiva del Milan è stata l’ottima prova difensiva di una Juve che, quando si è trovata a difendere posizionalmente (e i bianconeri lo hanno fatto con un PPDA generale di 15.23 e un baricentro medio di 43.27m sul possesso avversario), ha negato la zona di rifinitura al possesso milanista, di fatto eliminando uno dei fattori chiave del gioco rossonero quale appunto l’invasione della zona compresa fra le linee avversarie di difesa e centrocampo.
Alla fine quindi gli uomini di Pioli sono risultati più pericolosi quando sono riusciti a recuperare palla e verticalizzare velocemente per i riferimenti avanzati, come accaduto in occasione del gol di Calabria.
In questa circostanza il terzino (convertito mediano) è stato abile ad accompagnare l’azione offensiva mentre la Juve ha confermato ancora una volta di patire transizioni rapide.
Ma la discreta partita di Calabria si è vista, come detto in apertura, anche quando il Milan si è trovato a gestire il pallone. Non a caso il no.2 di Pioli è risultato essere il secondo giocatore rossonero (e il secondo in assoluto) per passaggi chiave effettuati.

In questo senso quindi e al netto delle difficoltà di cui sopra del Milan nell’attaccare la difesa posizionale bianconera, la scelta di Pioli di schierare Calabria in mediana ha fondamentalmente pagato.
Così, senza voler eccedere in trionfalismi, questa mossa potrà essere eventualmente riproposta un domani qualora si riverificassero le condizioni per farla.