Molto si è discusso, di recente, sulla nuova posizione in campo di Eriksen. Contro il Benevento il danese è infatti stato riproposto da Antonio Conte davanti alla difesa, per svolgere le funzioni di play basso nel 3-5-2 interista.

In quello stesso ruolo l’ex Spurs era già stato utilizzato contro il Milan in coppa Italia quando, con l’uomo in più, Conte lo ha inserito passando al 4-3-1-2.
La giocata (su calcio piazzato) con la quale Eriksen ha deciso il derby ha poi ulteriormente innalzato l’hype intorno ad un giocatore che stampa e media vorrebbero recuperare alla causa nerazzurra.
Di conseguenza, quando all’annuncio della formazione per la sfida col Benevento il danese è stato ripresentato partendo da play basso l’attenzione si è subito spostata su di lui.
Contro la squadra di Filippo Inzaghi, che ha difeso con un baricentro basso (43.43m sul possesso nerazzurro, 18.10 di PPDA), il 28enne di Middelfart ha avuto tempo e spazio per poter giocare palla liberamente.
In queste condizioni Eriksen ha potuto mostrare le proprie qualità tecniche, sfruttate soprattutto per muovere palla nel tentativo di manipolare l’assetto difensivo avversario. In particolare, col Benevento abituato a fare densità in zona palla, il danese ha effettuato molti cambi di gioco per spostare l’azione offensiva nerazzurra sul lato debole del campo.

Questi cambi di gioco hanno generato anche 3 passaggi chiave (raccolti da Sics) col risultato di aver quindi contribuito anche al superamento di una linea difensiva avversaria.
A questi passaggi chiave se ne devono aggiungere altri 3 in verticale, che portano il totale a 6 e rendono Eriksen il giocatore in campo ad averne prodotti di più in partita.
Come detto, l’atteggiamento passivo in non possesso del Benevento ha agevolato le giocate di Eriksen ed il suo coinvolgimento nello sviluppo dell’Inter, tanto è vero che il no. 24 nerazzurro ha giocato ben 130 palloni.
Al prevedibile contributo in fase offensiva Eriksen ha aggiunto anche una certa presenza in quella difensiva, recuperando 5 palloni. Per fare un paragone, si tratta dello stesso numero di recuperi palla di un centrocampista dalle attitudini più difensive come Gagliardini.
Una prova quindi incoraggiante che però andrà sottoposta a verifica contro squadre che attueranno una fase difensiva diversa, andando a schermare le linee di passaggio verso il danese o sottoponendolo ad una marcatura personalizzata.
In quel caso Eriksen dovrà dare prova di capacità nello smarcamento e di difesa palla nell’1c1. Così come dovrà dimostrare di farsi trovare libero quando le squadre avversarie andranno in pressione forte sui primi costruttori interisti.
In passato ci sono stati tanti esempi di trasformazioni positive da trequartista a metronomo davanti alla difesa: il nome che tutti ricordano è certamente quello di Pirlo ma, accanto all’attuale allenatore della Juve, si devono menzionare anche gli esiti positivi avuti nell’arretramento dei vari Lodi, Pizarro e Liverani.
Chiaramente, il successo di altri casi simili non garantisce la riuscita automatica anche in questa situazione.
Detto ciò, si tratta comunque di un esperimento interessante che, anche se non inficerà la titolarità di Brozovic nella posizione, potrebbe garantire a Conte una valida alternativa al croato (alternativa finora assente in rosa) e una nuova vita all’ex Tottenham, fin qui poco utilizzato dal tecnico.