Con cinque punti conquistati dopo cinque partite, lo Spezia di Vincenzo Italiano si è fin qui segnalato per la buona proposta di gioco presentata. Profondamente rinnovata in estate (col nuovo ds Vincenzo Meluso che ha portato diverse novità nel golfo dei Poeti) la squadra spezzina poteva incontrare delle difficoltà nel tentativo di far convivere la vecchia guardia con i volti nuovi.
Invece, almeno in questa primissima parte della stagione (la prima in Serie A nella storia del club, se si esclude il campionato 1943/44), il tecnico Italiano è riuscito ad amalgamare i due gruppi, col risultato di aver messo in mostra una compagine che, di giornata in giornata, sta riproponendo quel gioco fatto di costruzione dal basso, rotazioni delle catene esterne e attacco rapido alla profondità che aveva caratterizzato gli aquilotti durante la vittoriosa campagna di B dello scorso anno.
Così anche in questo 2020/21 lo Spezia, quando in possesso di palla (46.6% la media finora, ma con un calendario che ha visto i bianconeri opposti a squadre come Sassuolo e Milan), costruisce con i difensori centrali, ai quali si appoggia spesso il play basso. L’uscita palla da dietro nel 4-3-3 bianconero viene quindi gestita dal blocco formato da Terzi, Chabot e Ricci, con l’aiuto degli esterni bassi (questi ultimi sono poi pronti ad invadere la metà campo avversaria durante la risalita del campo) ed un buon coinvolgimento del portiere.

Non a caso sono proprio i centrali difensivi ed il vertice basso del centrocampo i giocatori ad aver effettuato il maggior numero di passaggi chiave dell’intera squadra.

Le giocate sul corto non precludono ai difensori centrali e a Ricci la possibilità di effettuare attacchi diretti (che saltino due linee di pressione) per gli attaccanti. Questo avviene soprattutto quando la squadra rivale si posiziona con una linea difensiva alta.
Gli attacchi della squadra di Italiano avvengono prevalentemente sfruttando il lavoro delle catene laterali composte da terzino, interno di centrocampo e attaccante esterno. Come accennato in precedenza, queste terne di giocatori combinano fra loro scambiandosi sovente le posizioni, con Ricci e il riferimento più avanzato (Galabinov, Nzola o Piccoli) a fungere da sostegno e appoggio.
Un’altra giocata utilizzata dai bianconeri è quella del cambio di gioco, effettuato dal play o da uno dei centrali di difesa (in particolare Terzi). Sia l’ex Palermo che Chabot e Ricci sono dotati di una buona battuta sul lungo che permette loro di eseguire il cambio di fronte con un passaggio.
In questo modo la squadra ligure riesce a spostare velocemente palla sul lato debole, per andare poi a sfruttare gli inserimenti da quella parte di campo o le giocate degli attaccanti laterali Gyasi, Verde, Farias e Agudelo.
Dal punto di vista difensivo lo Spezia non sempre riesce ad essere particolarmente efficace per quanto riguarda la pressione alta. Il PPDA registrato (12.86) è migliore soltanto di quelli di Benevento (13.74), Samp (14.17), Parma (14.52), Cagliari (14.71) e Genoa (15.80).
In generale i bianconeri concedono un po’ troppo: con un dato di 68.9, l’Indice di Rischio Difensivo spezzino è il secondo peggiore della Serie A. Solo il Benevento ha un IRD più alto (81.5).
Se guardiamo poi la differenza fra IRD e IPO (Indice di Pericolosità Offensiva) il dato di -33.2 vede lo Spezia al 18° posto. Questi numeri rendono bene l’idea di una compagine che non ha ancora trovato un equilibrio fra una fase difensiva dove concede molto e una offensiva nella quale non riesce a creare abbastanza, anche in virtù di meccanismi che devono ancora essere registrati. In questo senso, gli expected goals (xG) evidenziano una overperformance nel rapporto fra gol attesi (4.15) e reti effettivamente realizzate (7).
Detto questo, resta come detto l’impressione di una compagine che ha approcciato abbastanza bene la nuova categoria, cosa non facile per una neopromossa.