La partita fra Napoli e Atalanta, al di là dei demeriti della squadra di Gasperini, ha certificato il buon momento degli azzurri partenopei.
Infatti, se è vero che incappare in pensati blackout dal punto di vista difensivo non è una novità per i bergamaschi (ricordiamo nello scorso campionato i tre gol subiti in ventuno minuti dalla Lazio e gli altrettanti concessi alla Juve in diciotto) è altrettanto vero che la battuta d’arresto del San Paolo non deve far passare sotto traccia la grande prova offerta dal Napoli.
Ancora una volta Gennaro Gattuso ha dimostrato di saper preparare ottimamente la partita, andando a colpire gli avversari nei loro punti deboli e costringendoli così ad affrontare un contesto tattico a loro sfavorevole.
Il piano gara napoletano è ruotato soprattutto intorno a due punti chiave: limitare il gioco offensivo atalantino e riuscire a superare la loro prima pressione.
Per quanto riguarda il primo punto, il Napoli ha chiuso i corridoi centrali del campo, di fatto negando alla compagine guidata da Gasperini la possibilità di guadagnare superiorità posizionale nel mezzo e negli half-spaces. L’abilità del Napoli in non possesso è stata proprio quella di chiudere le linee di passaggio in zona di rifinitura, attraverso l’accorto utilizzo della densità e gli opportuni scivolamenti in zona palla.

Il risultato è stato quello di costruire una sorta di barriera che ha reso difficile ai nerazzurri poter sfruttare la loro comfort zone offensiva.

Accanto all’ottimo lavoro difensivo è poi da segnalare l’altrettanto efficace capacità mostrata dagli azzurri nel superare la prima pressione avversaria. Per far questo, la squadra di Gattuso ha utilizzato molto i passaggi lunghi (42 nell’arco dell’intera gara), anche da Ospina (5 passaggi chiave ed un assist secondo i dati Sics), che andavano a cercare un Osimhen che ha giganteggiato contro i centrali difensivi atalantini.
Nonostante la prevalenza di questa soluzione il Napoli non ha rinunciato a cercare di costruire da dietro. In queste situazioni si è rivelato essenziale il lavoro di Bakayoko. Il centrocampista francese, già alle dipendenze di Gattuso nel Milan, si è segnalato non soltanto per il cospicuo lavoro in non possesso (6 palle recuperate) ma appunto anche per il contributo fornito nel consentire alla sua squadra di bypassare il pressing avversario (48 palle giocate con 3 passaggi chiave).
Una volta costretta a difendere su linee più basse, l’Atalanta ha patito la qualità offensiva di un Napoli che ha schierato in avanti i vari Osimenh, Mertens, Lozano e Politano, i cui movimenti offensivi hanno creato non pochi problemi alla retroguardia nerazzurra.
Alla fine quindi il risultato di 4-1 ha premiato la strategia di gara di Gattuso, che sembra aver intrapreso la strada giusta attraverso l’alternanza fra il 4-3-3 ed un 4-2-3-1 con un centrocampista più difensivo (Bakayoko) appaiato ad uno più di palleggio (Fabián Ruiz) e l’utilizzo contemporaneo di quattro riferimenti offensivi.