Duecento giorni dopo il suo ritiro dal calcio giocato, Johann Cruyff viene richiamato dall’Ajax per sostituire il tecnico Leo Beenhakker. L’ex profeta del gol, che allenava in deroga al fatto di non avere il patentino da allenatore (all’inizio il club di Amsterdam lo dotò di tre assistenti che avevano fatto gli esami. Successivamente, la Federcalcio olandese prese atto della situazione e consegnò a Cruyff il diploma nel gennaio del 1986), resterà come tecnico dei Lancieri fino al 1988 quando, ripetendo la parabola da calciatore, si sposterà a Barcellona per fare la storia dei blaugrana.
Nel frattempo, conquistava due coppe d’Olanda e la coppa delle Coppe 1986/87 (vinta ai danni dei tedeschi orientali del Lokomotiv Lipsia grazie ad un gol di van Basten) che ridava all’Ajax un trofeo continentale dopo quattordici anni d’astinenza.
Molto è stato detto e scritto del Barça di Cruyff, del suo modello di gioco e di come questo abbia influenzato il club catalano e il calcio europeo nei decenni successivi. Meno invece si è parlato del primo Cruyff allenatore, cioè proprio del periodo passato sulla panchina dell’Ajax e di come lì l’ex no.14 dell’Olanda abbia posto le basi tattiche di quello che avrebbe poi costruito in Spagna.
In quella squadra giocavano due elementi fondamentali per il gioco che Cruyff aveva in testa e che diventeranno importanti anche per la rivoluzione che Arrigo Sacchi avrebbe portato in Italia sul finire di quel decennio: Frank Rijkaard e Marco van Basten (in una squadra che comprendeva anche talenti come Jan Wouters, Aron Winter, Johnny van’t Schip, Rob Witschge ed un giovanissimo Dennis Bergkamp).
Per quanto riguarda il primo, Rijkaard era elemento cruciale in entrambe le fasi di possesso del 3-3-1-3 dei Lancieri, vale a dire il sistema base impostato da Cruyff. In un’era di 4-4-2 e 5-3-2, ‹‹se hai quattro uomini che difendono due attaccanti, ti restano solo sei giocatori contro otto a centrocampo: non c’è modo che tu possa vincere la battaglia. Dovevamo avanzare un difensore›› spiegherà Cruyff più avanti.
‹‹Sono stato criticato per aver giocato con tre uomini in difesa, ma questa è la cosa più idiota che abbia mai sentito. Ciò di cui avevamo bisogno era di riempire il centro del campo con giocatori dove ne avevamo più bisogno.››
Anch’egli futuro allenatore del Barcellona, Frankie si alzava in fase di costruzione diventando il play davanti ai tre difensori centrali. In fase difensiva il centrocampista olandese era invece pronto ad arretrare componendo una linea a quattro con i nuovi compagni di reparto.
Rijkaard, qui utilizzato da centrale difensivo, imposta nella linea a tre durante la partita di ritorno col Real Saragozza per la coppa delle Coppe 1986/87.
In pratica, Rijkaard si muoveva verticalmente fra difesa a centrocampo a seconda della situazione. In fase di possesso l’idea era quella di costruire triangoli e rombi (sul modello del calcio totale della nazionale olandese negli anni 70), in modo da garantire al portatore di palla almeno due opzioni di passaggio. I concetti chiave erano il movimento e lo spazio, da creare e occupare, con la zona di rifinitura che veniva occupata tanto in ampiezza (con le due ali) che centralmente (con i centrocampisti). I tre difensori, il portiere che fungeva da libero, il controllo della partita tramite il possesso erano tutti elementi mutuati dal calcio di Ştefan Kovács e Rinus Michels.
All’interno di questo costrutto tattico, i giocatori ajacidi dovevano saper eseguire in modo efficace le giocate a due. Quando possibile, si poteva anche giocare la palla lunga per van Basten, il giocatore che fungeva da vertice più avanzato della squadra.
In fase di non possesso, i concetti cardine del gioco dell’Ajax erano invece il marcamento individuale e il contropressing.
Riaggressione immediata su perdita del possesso da parte dell’Ajax. Dalla finale di andata della Supercoppa UEFA 1987 contro il Porto.
Per quanto riguarda il primo punto, la squadra di Cruyff era allenata a giocare l’uno contro uno e il due contro due, cercando più il contrasto che il mantenimento della linea.
In transizione negativa, uno dei momenti in cui l’Ajax di Cruyff cercava di tenere la linea, attuando la trappola del fuorigioco. Verlaat chiama l’offside, sempre nell’andata della Supercoppa UEFA 1987.
Relativamente al pressing invece, l’Ajax non cercava sempre di disturbare dall’inizio la costruzione avversaria. Questo perché i due attaccanti esterni curavano tutta la fascia e quindi, per permettere loro di recuperare, la squadra il più delle volte aspettava gli avversari sulla trequarti.
Diversa invece era la situazione in caso di perdita del possesso. Qui i Lancieri cercavano di riaggredire immediatamente, difendendo lontano dalla porta e facendo appunto intravedere i primi rudimenti di quello che sarebbe poi diventato il gegenpressing moderno.