L’eliminazione ai gironi dell’Europa League in un gruppo comprendente avversarie non irresistibili quali Betis, Olympiakos e Dudelange rappresenta il punto più basso della stagione del Milan e la conferma delle difficoltà che la squadra di Gattuso sta incontrando in questa parte di stagione.
Al di là delle giustificazioni (relative agli episodi arbitrali o alla caterva di infortuni che ha falcidiato la rosa a disposizione del tecnico rossonero) la sensazione lasciata dalle ultime uscite è quella di una squadra che si trova in una fase di stallo, dalla quale sembra far fatica a uscire.
Un plateau anche tattico che, indipendentemente dai vari sistemi utilizzati da Gattuso, sembra aver inchiodato il Milan intorno ad un approccio che stenta ad evolversi in maniera positiva.
Ad una fase difensiva che non riesce a stabilizzarsi (e che è aggravata dalla difficoltà palesate dai rossoneri quando si tratta di difendere sui calci piazzati) l’ultimo Milan associa anche una preoccupante difficoltà nel proporre gioco, finora invece una delle caratteristiche più interessanti introdotte dal Gattuso allenatore a San Siro.
Pronti via contro l’Olympiakos e il Milan ripropone le difficoltà della linea difensiva nello scappare all’indietro.
In particolare, è la fase di costruzione a mostrare le maggiori criticità. Infatti, fin dal suo arrivo a Milanello l’allenatore rossonero ha impostato la squadra in modo tale da favorire un’uscita bassa e controllata del pallone dalla difesa.
In questo senso, l’accorgimento che vede Rodriguez stretto vicino ai centrali difensivi in fase di costruzione bassa è stata forse novità tattica fra le più interessanti adottate da Gattuso in questi mesi al Milan.
A partire da questa primissima parte della fase offensiva i rossoneri cercavano poi di consolidare il possesso in zone più avanzate di campo attraverso dei pattern offensivi volti a coinvolgere i giocatori più talentuosi (in particolare Suso) e a destrutturare il sistema difensivo avversario.
Tuttavia, negli ultimi tempi, questo sistema costruttivo ha incontrato delle difficoltà. Sia l’infortunio occorso a Biglia (e l’assenza di naturali sostituti per l’argentino, se si eccettua un Montolivo comunque ormai finito ai margini del progetto tecnico rossonero) che la miglior conoscenza da parte degli avversari hanno contribuito a rendere più agevole agli altri allenatori il disinnesco di questa prima fase di possesso milanista.
Il primo tempo dell’Olympiakos ne è una conferma. I greci hanno infatti messo in difficoltà un Milan che, almeno inizialmente, era partito provando a palleggiare da dietro.
Il pressing alto dell’Olympiakos ha messo in difficoltà il Milan.
L’alta pressione esercitata dalla squadra di Pedro Martins ha invece quasi subito costretto il Milan a giocare un calcio iper-verticale, nel quali le fasi di possesso erano piuttosto limitate (48% il possesso palla finale dei rossoneri).
Ma anche il Torino, nell’ultima di campionato, aveva evidenziato i limiti di una uscita da dietro non impeccabile da parte della squadra di Gattuso. In quella occasione Mazzarri aveva predisposto un sistema efficace di pressione ultra-offensiva che prevedeva marcature personalizzate di Meité su Kessié, Rincon su Bakayoko e Baselli su Rodriguez mentre gli esterni granata sui alzavano sui corrispettivi rossoneri.
Contro il Torino l’aggressività della squadra di Mazzarri ha messo in difficoltà la fase di possesso del Milan.
Un sistema difensivo così strutturato aveva finito per ingolfare la fase di costruzione degli uomini di Gattuso. Il fatto poi di avere davanti alla difesa una coppia di interdittori come Kessié e Bakayoko rende più difficile al Milan l’utilizzo degli interni di centrocampo per garantire un aiuto alla linea difensiva in questa situazione.
L’ivoriano e il francese infatti garantiscono buona copertura al reparto arretrato ma non forniscono un sostegno come quello che poteva offrire Biglia alla fase di uscita della palla da dietro. A tutto questo si aggiunge poi il fatto che gli esterni bassi del Milan, anche in virtù delle caratteristiche citate degli interni di centrocampo, giocano spesso soluzioni linea – linea facilmente leggibili dagli avversari.
Una soluzione alternativa provata da Gattuso è stata quella presentata col Genoa quando l’allenatore rossonero ha utilizzato un 3-5-2 con Suso più basso. Ma l’opzione al momento più battuta è quella del lancio lungo verso Cutrone e Higuain, con gli avanti rossoneri che vengono chiamati a gestire palla per far salire la squadra.
Il problema è che le due punte rossonere non sempre riescono a difendere questi palloni lunghi e che i centrocampisti hanno difficoltà nell’accorciare in avanti per conquistare la seconda palla.
La difficoltà nella conquista e gestione della seconda palla la si è notata anche quando, come contro l’Olympiakos, il Milan ha cercato Bakayoko, sempre allo scopo di poter poi giocare a terra in zone più avanzate di campo.
La pressione della squadra greca costringe Reina a calciare lungo. Il Milan non è però in grado di gestire la seconda palla.
Con le squadre avversarie che ormai, come detto, sanno come mettere in difficoltà l’uscita palleggiata da dietro del Milan, la soluzione che passa dalla palla alta rimane comunque una via praticabile dai rossoneri, a condizione che Gattuso riesca a strutturare meglio queste situazioni.
L’assenza forzata di Biglia (ma anche di Bonaventura) costringe l’allenatore rossonero a essere più flessibile in fase di costruzione bassa, a meno di non voler ricorrere a giocatori come Bertolacci e Mauri, finora poco utilizzati e che comunque devono ancora dimostrare di poter giocare con profitto da interni di centrocampo.
L’altra strada da seguire sarebbe quella di velocizzare la fase di possesso nella propria zona difensiva in modo da superare la prima aggressione avversaria. Tuttavia, il giro palla rossonero è stato finora sempre piuttosto compassato e resta quindi ancora da capire se i difensori a disposizione di Gattuso siano in grado di muovere palla a ritmi più alti.