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La sconfitta contro la Juventus nel turno prenatalizio si inserisce perfettamente all’interno di questo inizio di stagione della Roma, caratterizzato da una serie di prestazioni negative che hanno reso traballante la panchina di Eusebio Di Francesco.

Al netto degli infortuni e di un mercato estivo che ha visto partire giocatori come Nainggolan, Alisson e Strootman, Di Francesco è ancora alla ricerca di determinati equilibri tattici, in grado di fornire una base più solida alla sua squadra.

Per questo motivo già contro il Genoa il tecnico giallorosso aveva riproposto la difesa a tre, vista all’opera contro il Barcellona nella scorsa Champions League, all’interno di un 3-4-2-1 con Zaniolo come falso nove. Nel corso dell’incontro con i rossoblù, Di Francesco aveva poi cambiato ruolo al nazionale azzurro, arretrandone la posizione e passando ad un più equilibrato 3-5-2.

Contro la Juve, a sorpresa, Di Francesco ha di nuovo riproposto la difesa a tre ma stavolta inserita subito nel contesto di un 3-5-2 che fatalmente, sotto la spinta dei bianconeri, nei primi quarantacinque minuti diventava un 5-3-2 attraverso l’abbassarsi di Santon e Florenzi all’altezza di Manolas, Fazio e Kolarov.

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La linea a cinque della Roma in non possesso contro la Juve.

Perché questa scelta? Al di là della necessità, dichiarata dallo stesso Di Francesco nel post-partita, di chiudere alla Juventus la zona centrale del campo (dove si muovono Ronaldo, Mandzukic e Dybala) e di accoppiare un giocatore a Schick in avanti per aiutarlo (ma il ceco ha registrato appena 0.08 expected goals), il sistema scelto dall’allenatore giallorosso nelle ultime uscite appariva sulla carta funzionale a migliorare la fase difensiva di una squadra che prima della trasferta di Torino aveva già concesso 22 reti.

Tuttavia, questo accorgimento tattico non è servito a solidificare la fase di non possesso dei giallorossi. Infatti, anche se alla fine la Juventus si è imposta col minimo scarto (1-0), il numero di occasioni avute dalla squadra di Allegri, specialmente nel primo tempo, è stato piuttosto alto.

In generale, così come contro il Genoa, il passaggio alla difesa a tre non ha migliorato i meccanismi difensivi di una squadra che mostra ancora lacune in fase di difesa posizionale.

Quando poi la Roma ha cercato di andare in pressing ultra-offensivo, i bianconeri riuscivano agevolmente a superare la prima linea di pressione giallorossa col risultato di avere poi spazio per risalire il campo e attaccare la scoperta retroguardia romanista.

Con Santon e Florenzi pronti a scappare indietro anche troppo velocemente, gli esterni bassi della Juve, in particolare De Sciglio, finivano per essere liberi di aiutare la squadra di casa a consolidare il possesso in zone più avanzate di campo o di spingere a tutta fascia.

Problematiche difensive che, con questo sistema, si erano già viste contro il Genoa quando la Roma aveva concesso ben 6 tiri dall’interno dell’area di rigore.

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Gli xG di Roma – Genoa secondo il modello di @11tegen11. La difesa a tre/cinque della Roma non ha impedito al Genoa di creare diverse occasioni da gol.

Alla resa dei conti, la difesa a tre con la quale la Roma ha affrontato le ultime uscite è parsa ancora in fase embrionale. Questa squadra è attualmente più solida quando schierata 4-2-3-1 o anche 4-3-3, sistemi che i giocatori conoscono meglio. Detto questo, la difesa a tre potrà comunque essere riproposta, a condizione che Di Francesco riesca a dotare la squadra di migliori conoscenze per il suo utilizzo.

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