Qualche tempo fa avevamo analizzato la situazione dell’Inter in un momento in cui la posizione di Simone Inzaghi alla guida della squadra non sembrava tanto solida. Riaffermato il concetto che il destino del tecnico piacentino verrà verosimilmente deciso da un mix composto dai risultati che conseguirà da qui alla fine della stagione e da situazioni societarie che riguardano il futuro del club di via Liberazione, è giusto notare come nelle ultime settimane ci siano stati dei miglioramenti.
Inzaghi ha infatti infilato tre vittorie consecutive in campionato, portando nel frattempo la compagine nerazzurra alle semifinali di Champions (dove affronterà il Milan in un remake della sfida del 2003) e in finale di coppa Italia (dove avrà di fronte la Fiorentina di Vincenzo Italiano).
A consentire al club milanese di raddrizzare la barca e mettersi in buna posizione per il rush finale della stagione è stato anche il contributo offerto recentemente dagli esterni di centrocampo. Posizione da sempre fondamentale nel gioco di Inzaghi (fin dai tempi di Formello), i quinti dell’Inter erano stati oggetto di critica nelle due ultime stagioni, soprattutto considerando il fatto che le varie finestre di mercato avevano privato i nerazzurri di due elementi in grado di fare la differenza in Italia come Achraf Hakimi e Ivan Perišić.
Dal punto di vista tecnico c’è stato un abbassamento del livello qualitativo, particolarmente in situazione di uno contro uno offensivo. I vari Federico Dimarco e Denzel Dumfries infatti hanno mostrato i propri limiti nel creare superiorità numerica in fascia (l’olandese ha una percentuale di successo nel dribbling del 45.9%, l’ex Verona addirittura di appena il 27.8%), in particolar modo contro difese basse e chiuse.
Da parte sua Robin Gosens registra sì una percentuale superiore ai due compagni (50%), ma ha saltato diverse partite causa infortuni e non è tornato a quel livello messo in mostra durante l’esperienza nell’Atalanta di Gasperini. Un po’ meglio è andato Matteo Darmian (52.9%).
Queste difficoltà derivano dal fatto che, diversamente dai già citati Hakimi e Perišić, gli attuali esterni dell’Inter sono giocatori che esprimono il meglio di loro stessi attaccando in campo aperto piuttosto che nel creare superiorità numerica con azioni individuali. Una perdita di creatività che si è potuta osservare nel calcio a volte più statico e diretto offerto dall’Inter questa stagione.

Ultimamente però, come detto, il livello prestativo dei quinti si è alzato. Lo si è visto nelle due sfide con il Benfica nei quarti di Champions, in coppa Italia contro la Juventus e nella partita vinta 2-1 contro la Lazio a San Siro in uno scontro diretto per centrare la qualificazione alla coppa Campioni del prossimo anno.
Dopo l’errore in costruzione di Francesco Acerbi (su una delle rare pressioni alte laziali), che ha permesso alla squadra di Maurizio Sarri di trovare il gol del vantaggio con Felipe Anderson, l’Inter ha infatti preso a macinare gioco. Soprattutto nel secondo tempo, quando la squadra di Inzaghi è riuscita a tradurre il dominio territoriale (field tilt del 69.6%) in chiare occasioni da gol, dando un’impennata al dato degli expected goals prodotti (alla fine saranno 2.91).
Se la manovra offensiva dell’Inter ha portato i padroni di casa a totalizzare 25 conclusioni, con un dato medio per tiro di 0.12 xG, lo si deve anche alla prova degli elementi che si sono succeduti nella posizione di esterni.
Le prestazioni di Dumfries e Gosens (fondamentale con un recupero palla nell’azione del primo gol di Lautaro, eroico nel sacrificare una spalla sulla rete realizzata personalmente) hanno dato ragione al loro allenatore, che li ha inseriti nel momento opportuno della gara di San Siro.

Proprio Dumfries sta andando ad assumere un ruolo fondamentale in una squadra che ultimamente pende più a desta che a sinistra, come invece era stata solita fare sotto per buona parte della gestione Inzaghi.
All’interno del costrutto tattico inzaghiano i laterali del 3-5-2 devono assolvere a più funzioni all’interno della partita. In alcuni momenti uno di loro può anche diventare il quarto della costruzione a quattro con la quale i nerazzurri danno il via alla propria fase di possesso. In fase di sviluppo devono fornire ampiezza mentre in rifinitura devono provvedere a mettere dentro palloni giocabili dalle fasce. Non a caso l’Inter è la prima squadra della Serie A per numero di cross a partita con 25.

Va detto inoltre che contro la Lazio, così come già accaduto con Benfica e Juve, la squadra di Inzaghi ha tenuto un atteggiamento aggressivo anche in non possesso (baricentro di 54.26m sul possesso laziale, PPDA di 9.9) e questo ha consentito all’Inter non soltanto di tenere gli avversari nella loro metà campo, ma anche di impedir loro di settare il possesso sulla trequarti nerazzurra, col risultato di abbassare i milanesi.
Proprio la gestione di fasi di difesa posizionale bassa, con i quinti ben allineati ai tre difensori centrali, è stata una delle note dolenti dell’Inter quest’anno.
Vedremo a breve come finirà la stagione dell’Inter. Di certo, perché il responso del campo sia positivo, Inzaghi avrà ancora una volta bisogno dell’apporto dei suoi esterni, a lungo bistrattati dai tifosi ma oggi più importanti che mai per il finale di stagione che dovrà affrontare la compagine meneghina.

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