Non era facile ribaltare il risultato dell’andata (2-0 per il Flamengo) eppure il Fluminense è riuscita nell’impresa, imponendosi 4-1 al ritorno e conquistando così il titolo del campionato carioca, il secondo consecutivo per il fluzão, il primo con alla guida Fernando Diniz.
Quello andato in scena al Maracanã nel secondo confronto della doppia finale che assegnava il titolo dello stato di Rio de Janeiro è stato un Fla – Flu dominato in lungo e in largo dalla squadra di Diniz.
Fin dalle prime battute infatti il Fluminense ha imposto il proprio ritmo di gioco, dettando il contesto tattico attraverso la palla. Non a caso, pur con un dato finale del 50% per squadra, l’inizio partita è stato di netta prevalenza Fluminense, con il tricolor che nei primi venti minuti di gioco registrava il 64% di possesso.
La manovra della squadra di Diniz è rimasta improntata a quell’approccio funzionale tipico del tecnico brasiliano, con accumulo di giocatori sul lato forte, sviluppo asimmetrico e appoggio costante al portatore di palla.
Il gol di Marcelo, che ha aperto le marcature per i padroni di casa, è in questo senso quanto di più esplicativo ci si poteva aspettare. L’azione comincia infatti sul lato sinistro dell’attacco del Fluminense, per poi venire interrotta dal Flamengo. Sulla perdita del pallone la squadra di Diniz effettua una efficace riaggressione alla quale fa seguito uno spostamento sul lato debole.
In questa situazione Marcelo segue l’azione tagliando in diagonale da sinistra a destra, riceve palla da Guga e, dopo aver superato Everton Cebolinha e messo a sedere Gerson, scaglia il tiro dell’1-0.
Pochi minuti dopo è Varela a perdere palla sulla destra, Keno trova Ganso libero e il no.10 del Fluminense può servire l’attacco alla profondità di Germán Cano, per il primo dei due gol segnati dall’argentino.
Altra azione esplicativa del modello di gioco di Diniz è stata quella che si è conclusa, sul finire del primo tempo, con una bella parata di Santos, portiere del Flamengo, su un tiro di Alexsander, imbeccato ancora una volta da Ganso. Si è trattato di una manovra offensiva del Flu con 18 tocchi effettuati in 18 secondi. Detto questo, ogni azione offensiva del Flu è stata un manifesto del calcio voluto del suo tecnico.
Sotto di due reti all’intervallo, Vítor Pereira ha provato a scuotere il Flamengo, rinunciando alla difesa a tre dei primi quarantacinque minuti togliendo il centrale Léo Pereira per sostituirlo con Éverton Ribeiro, un centrocampista.
Soprattutto però il tecnico rubro-negro lasciava in panchina Gabigol (inspiegabilmente utilizzato sul centro-destra dell’attacco e non da centravanti) mandando in campo Matheus França. Una sostituzione che ha portato numerose critiche all’allenatore portoghese anche perché, a parte una primissima fase iniziale, la reazione tanto attesa del Flamengo non c’è stata.
Dopo poco è invece arrivata la terza rete del tricolor (rigore sbagliato da Germán Cano, che poi trova il gol sulla ribattuta del portiere) che ha in pratica chiuso la partita.
La sconfitta segna le ultime ore di Vítor Pereira come allenatore del Flamengo. L’ex Porto paga le scelte discutibili della finale di ritorno, sia a livello di selezione iniziale che di sostituzioni effettuate. Oltre a questo Pereira sconta la tradizionale difficoltà dei club brasiliani a dare continuità ai progetti tecnici. Nelle ultime stagioni, dal 2020 ad oggi, il solo Flamengo, dopo la gestione di Jorge Jesus, ha visto alternarsi in panchina Domènec Torrent, Rogério Ceni, Renato Gaúcho, Maurício de Souza, Paulo Sousa e Dorival Júnior, prima dell’arrivo di Pereira.
Da parte Flu invece il trionfo del Carioca ha rappresentato la vittoria del dinizismo. Rispetto alla partita d’andata Diniz è riuscito a proporre meglio il suo calcio, sfruttando la libertà concessa ai suoi di associarsi sul lato forte e le giocate di Marcelo e Ganso.
Con la conclusione dei campionati statali, spazio ora al Brasileirão. Vedremo cosa avrà da offrire il quest’anno il campionato nazionale.

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