L’Eintracht Francoforte attende con entusiasmo gli ottavi di finale di Champions League contro il Napoli. Per il club tedesco è un’opportunità per dimostrare di nuovo il proprio valore a questo livello. Sulla squadra tedesca presentiamo una introduzione scritta da Dominik Bardow, giornalista freelance di Berlino, già collaboratore dello Zeit e di 11 Freunde.
Eintracht Francoforte contro SSC Napoli – un duello piuttosto insolito per la Champions League. In realtà, l’incontro è già avvenuto una volta nelle coppe europee, sempre negli ottavi di finale, quasi 30 anni fa. A fine novembre 1994, il Francoforte vinse in Coppa UEFA per 1-0 all’andata, con un autogol di Renato Buso (e con un giovane Fabio Cannavaro in campo e ammonito).
Per l’Eintracht, tuttavia, quella vittoria è stata l’inizio della fine.
Anche il ritorno a Napoli, all’inizio di dicembre, vide trionfare i tedeschi 1-0, anche se mancavano per squalifica le stelle Anthony Yeboah, Jay-Jay Okocha e Maurizio Gaudino, puniti dal tecnico Jupp Heynckes per scarso impegno in allenamento. Heynckes si è dimise pochi mesi dopo. Senza i loro tre migliori giocatori, che alla fine lasciarono il club, i tedeschi furono eliminati ai quarti di finale della coppa 1994-95 dalla Juventus e finirono retrocessi dalla Bundesliga nel 1996.
Ci sarebbero voluti più di venti anni per raggiungere nuovamente quel livello. Oggi, l’Eintracht Francoforte gioca ancora una volta un calcio fra i migliori della Germania, come negli anni Novanta.
Allora le stelle si chiamavano Yeboah, Okocha e Gaudino, oggi sono Randal Kolo Muani, Jesper Lindstrøm, Mario Götze e Daichi Kamada. La differenza dagli anni ’90 è nel fatto che all’epoca il Francoforte praticava quello che allora veniva definito il “calcio del 2000″, ma senza vincere mia. L’Eintracht di oggi invece ha vinto l’Europa League nel 2022.
Ma la ricetta del successo è cambiata. Yeboah, Okocha e Gaudino erano considerati geni che si affidavano più al talento che al duro lavoro, cosa che nemmeno Heynckes (il tecnico che successivamente conquisterà il triplete con il Bayern nel 2013) riuscì al tempo a cambiare. Oggi il calcio di Francoforte combina entrambe le cose: il duro lavoro viene prima di tutto, poi il talento. In Bundesliga, l’Eintracht è statisticamente al secondo posto per numero di chilometri, sprint e corse intense a partita.
L’esempio migliore è Götze. Dieci anni fa, a Dortmund e a Monaco, era considerato un prodigio, un uomo da momenti magici, come il gol vincente realizzato nella Coppa del Mondo 2014. Oggi, il trentenne tedesco è maturato e affianca tanto lavoro e impegno al talento, come risulta dal fatto che sia il calciatore a completare il maggior numero di chilometri e di corse intense di tutto il campionato tedesco, secondo Bundesliga.com. Ma c’è anche tempo per la magia.
Nonostante che Götze non contribuisca quasi mai con gol o assist, spesso effettua il penultimo passaggio prima dei gol. I suoi fendenti fulminei nello spazio finiscono spesso su Lindstrøm e Kolo Muani, che sono tra i giocatori più veloci della Bundesliga e cercano spesso la via diretta al gol. Kolo Muani, in particolare, ispira la Bundesliga, guidando la classifica degli assist (10) e avendo già prodotto 10 reti in prima persona. La grande occasione persa nella finale della Coppa del Mondo in Qatar sembra aver ispirato il francese.
Un altro esempio è Daichi Kamada: il giapponese un tempo era considerato debole nei duelli diretti, ora il playmaker gioca nel centrocampo con compiti difensivi e ha già segnato 13 gol in tutte le competizioni.
Sebbene l’Eintracht Francoforte abbia segnato il quarto maggior numero di gol in Bundesliga dopo Bayern, Dortmund e Lipsia, la base della squadra è rappresentata dalla difesa. Per anni l’Eintracht ha giocato con una difesa a cinque ossia con tre centrali.
Il sistema è stato introdotto da Niko Kovac, che ha salvato il Francoforte dalla retrocessione nel 2016 e gli ha insegnato che il duro lavoro conta più del talento. Insieme hanno vinto la coppa tedesca 2018. Prima di questo, l’Eintracht in Germania è stato a lungo considerato “la diva lunatica”.
Anche negli anni ’70 il Francoforte vinceva spesso contro il Bayern e poi perdeva contro l’ultima squadra in classifica. Questo spiega come mai l’Eintracht, dopo l’unico scudetto nel 1959, abbia vinto pochi titoli (in totale cinque coppe nazionali e due internazionali). Poi ci sono stati vari scandali finanziari e nel 2002 il club ha rischiato di perdere la licenza. Tuttavia, i tifosi sono sempre tra i più fedeli e rumorosi della Germania e anche tra i più scatenati.
Quando il Francoforte ha raggiunto le semifinali di Europa League nel 2019, ha entusiasmato in Europa con coreografie in tutto lo stadio, ma ha anche causato problemi con risse e fuochi artificiali. Nel 2022 la squadra venne seguita a Barcellona da 30.000 tifosi che di fatto occuparono o stadio Camp Nou. Sarà interessante vedere come saranno accolti a Napoli. A Marsiglia ci sono già stati dei disordini.
Oliver Glasner dovrebbe essere più interessato alle questioni tattiche: l’allenatore austriaco ha guidato il Francoforte al secondo posto nel girone di Champions League dietro al Tottenham e alla vittoria della Coppa Europa a Siviglia contro i Rangers Glasgow. Nel frattempo ha variato lo stile di gioco. Ora la squadra gioca con passaggi rapidi. Questo è dovuto anche al fatto che il miglior crossatore della stagione precedente, Filip Kostić, ora gioca a Torino.
Questo è il problema dell’Eintracht: il club è diventato più serio, senza scandali finanziari, ma continua a perdere i migliori professionisti a favore di rivali più ricchi. Negli ultimi anni, attaccanti di primo piano come Luka Jović, Sébastien Haller, Ante Rebić o André Silva hanno lasciato il club. Ma grazie a un buon lavoro di scouting, l’Eintracht ha continuato a scoprire validi sostituti, soprattutto all’estero.
Questo è in linea con il fatto che la metropoli di Francoforte sul Meno sia una delle città più internazionali della Germania, con un’alta percentuale di stranieri, molte grandi banche e un grande aeroporto. Pensare europeo fa parte del DNA del club, “Nel cuore dell’Europa” è l’inno del club. Quindi vincere contro il Napoli e progredire in Champions farebbe battere il cuore europeo della città.
Ma per farlo la squadra di Glasner dovrebbe ricordare la lezione del 1994: prima del talento viene il duro lavoro.

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