Due partite appena e Guillermo Ochoa è già riuscito a portare la sua mistica nel campionato italiano. Un portiere iconico, considerato fra i migliori del mondo…ogni quattro anni, cioè quando si giocano i Mondiali.
Già presente (pur senza giocare nemmeno un minuto) in Germania nel 2006, Ochoa diventa titolare della nazionale messicana nella Copa América del 2007. In quel torneo il nostro contribuisce al terzo posto finale della rappresentativa centroamericana. Con El Tri Ochoa tornerà ai Mondiali nel 2010, 2014 e 2018 (giocando da titolare in Brasile e in Russia), fino ad arrivare anche all’ultima edizione disputata in Qatar alla fine dell’anno appena trascorso, dove si fa ancora notare parando un rigore a Robert Lewandowski.
Nel mezzo, a inframmezzare queste prestazioni, esperienze altalenanti fuori dal Messico con le maglie di Ajaccio, Malaga, Granada e Standard Liegi.
Fino appunto all’approdo in Serie A. Una intuizione (o forse sarebbe meglio dire una scommessa) fatta dalla Salernitana, che pensa al trentasettenne di Guadalajara per difendere i pali del cavalluccio marino, in attesa del rientro di Sepe (e vedremo chi sarà il titolare quando tornerà l’ex Parma).
Come detto, nei primi centottanta minuti della sua avventura in Italia Memo ha mostrato il volto migliore di sé, quello ammirato con più continuità ai vari Mondiali nei quali ha giocato e con più discontinuità nei quattro anni che dividevano una edizione dall’altra.
Nemmeno il tempo di scendere dall’aereo che il tecnico granata Davide Nicola lo fa esordire contro il Milan. Per la sfida ai rossoneri, Nicola decide di presentare una Salernitana coraggiosa, che va a pressare alto l’avversario fin dalla fase di costruzione.
Un atteggiamento rischioso, soprattutto con una retroguardia non velocissima composta da Fazio, Lovato e Radovanović e che il Milan sfrutta a proprio vantaggio cercando immediatamente la profondità con Leão.
Proprio l’attaccante portoghese si presenta per due volte nel giro di pochi minuti davanti a Ochoa. Nella prima circostanza, dopo appena cinque minuti dal fischio d’inizio, una contropressione granata viene saltata dalla squadra di Pioli con Brahim Díazche serve in verticale Leão. Il portoghese si libera facilmente di Fazio (frapponendo il proprio corpo fra la palla ed il difensore argentino) presentandosi a tu per tu con un Ochoa che, in uscita, riesce a respingere di piede.
Nella seconda occasione invece è un passaggio di Tonali (allargatosi sulla fascia sinistra del campo) a servire Leão che, stavolta, sceglie di superare un Ochoa stavolta uscito non benissimo.
Alcuni minuti dopo ci sarà poi il raddoppio di Tonali, preceduto da una respinta di Memo su tiro dello stesso centrocampista rossonero. Alla fine il Milan riesce a portare a casa la vittoria, ma solo per 1-2, con la Salernitana che rimane in partita fino alla fine solo grazie ad un’altra serie di parate effettuate dal messicano.
Dopo le 9 effettuate contro il Milan, Ochoa si ripete poi con le 7 registrate contro il Torino, che stavolta fruttano alla sua squadra un punto importante. Solo il colpo di testa di Sanabria piega il no.1 messicano, per il resto eccezionale soprattutto su Nikola Vlašić, Saša Lukić e, a cinque minuti dalla fine, sul tiro di Ricardo Rodríguez che Memo devia sul palo.
Secondo i dati Opta riportati da Squawka, in due partite Ochoa ha già evitato 2.55 reti alla Salernitana.
Tutto questo restando fedele al suo stile, fatto di costante attenzione a quello che succede in campo, occhi sulla palla e su una tecnica di parata non sempre ortodossa ma efficace.
Con Ochoa infatti non si parla di un portiere impeccabile, esente da errori o quasi imbattibile. E, d’altra parte, se fosse stato così la sua carriera avrebbe preso un’altra direzione. Ad oggi ancora non è chiaro se sia bravo Memo a trovarsi al posto giusto nel momento giusto (indice di buone letture di gioco) o se, invece, non siano gli attaccanti avversari a tirargli addosso. Insomma, un muro che respinge che la palla più che un guardiameta insuperabile.
Ma questo poco importa alla Salernitana e ai tifosi campani finché Ochoa manterrà questa forma Mondiale. E meno che mai interessa a Ochoa, arrivato a Salerno con l’obiettivo di continuare a giocare negli anni che lo separano dal prossimo torneo iridato del 2026 che si svolgerà proprio a casa sua in Messico (oltre che negli Stati Uniti e in Canada).

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