Editoriale

Pogback?

Quella contro il Crystal Palace è stata molto probabilmente l’ultima partita del Manchester United con in rosa Paul Pogba. Il contratto del centrocampista è infatti in scadenza a giugno ed il francese sta prendendo in considerazione l’ipotesi di andare alla Juventus per quello che sarebbe il suo secondo ritorno in Piemonte dopo quello che lo vide lasciare i bianconeri sei anni fa per tornare allo United, club che aveva a sua volta abbandonato (direzione proprio Torino) nel 2012. 

Le sei annate trascorse all’Old Trafford del Pogba 2.0 non sono state memorabili. A contribuire negativamente sono certamente stati anche gli infortuni. Recenti calcoli pubblicati da ESPN ricordano come il francese avesse giocato il 72.6% dei minuti nei quattro campionato disputati con la Juventus.

Questo dato scende drasticamente al 59.8% per le sei Premier giocate in maglia United.

I dati stagionali di Pogba in Premier raccolti da soccerment.

Ma le motivazioni relative alla sua condizione fisica non sono sufficienti a spiegare un impatto tecnico non del livello atteso dal momento del suo rientro a Manchester. Dal punto di vista del campo, Pogba ha inizialmente pagato i rapporti non idilliaci con José Mourinho. Dopo una prima stagione 2016/17 positiva infatti (vittoria nella Carabao Cup e dell’Europa League) il legame fra i due si è via via affievolito fino a rompersi del tutto.

Con l’esonero del portoghese nel dicembre 2018 ed il conseguente arrivo di Ole Gunnar Solskjaer sulla panchina dello United le cose sono migliorate per Pogba. Il francese è stato nuovamente messo al centro del progetto tecnico della squadra ed i risultati si sono inizialmente visti con il campione del mondo autore di 8 gol e 5 assist nei primi nove incontri disputati col nuovo allenatore.

Tuttavia, col passare del tempo la compagine inglese non riusciva a fare il salto di qualità. Solskjaer aveva costruito una squadra fortemente reattiva, in grado di essere pericolosa difendersi bassa e creando così campo in avanti da risalire. Quando invece lo United si trovava di fronte squadre che difendevano posizionalmente, iniziavano le difficoltà offensive.

Di conseguenza, nonostante le premesse iniziali, il Manchester di Solskjaer ha cominciato a navigare in una mediocrità tecnica della quale finiva per soffrire lo stesso Pogba. L’arrivo di Ralf Rangnick non migliorava la situazione, anche a causa dei problemi fisici di cui sopra che ne hanno limitato l’utilizzo.

In generale, la seconda esperienza di Pogba all’Old Trafford è stata caratterizzata da un contesto disfunzionale nel quale l’ex juventino ha faticato anche a trovare una collocazione tattica ideale. Alla Juve le sue funzioni erano quelle di un box-to-box che aveva il compito di fari risalire velocemente il campo alla squadra grazie alle sue accelerazioni.

Con lo United invece Pogba è stato via via impiegato come secondo pivot in una mediana a due, come no.10 atipico e anche come esterno sinistro col compito di tagliare centralmente.

Da centrocampista non è riuscito a dare equilibrio alla squadra e per questo è stato avanzato con funzioni più da invasore che però, nel contesto nel quale si è trovato ad operare, non sono risultate adatte ad esaltarne le caratteristiche.

In pratica Pogba non ha avuto l’impatto atteso e di certo non quello che avrebbe dovuto avere un giocatore pagato 105 milioni di euro.

Il suo ritorno in bianconero, se accadrà, propone quindi delle tematiche interessanti che esulano da quelle relative alla condizione fisica e riguardano invece questioni di campo. Nella prima Juve di Allegri il francese veniva utilizzato da mezzala in un centrocampo a tre che comprendeva Arturo Vidal e Andrea Pirlo.

Il suo compito, come detto, era essenzialmente quello di contribuire a muovere palla in avanti e anche allo United ha dato i meglio di sé quando impiegato in quella posizione e con quelle funzioni.

Date le sue qualità tecniche, Pogba potrebbe aiutare la Juventus anche in fase di costruzione, associandosi ai primi costruttori e ad un altro centrocampista dotato nel palleggio.

Quello che risulterà importante sarà però cercare di costruire un contesto funzionale in fase di possesso, per evitare che il francese naufraghi come invece accaduto allo United. Se la seconda avventura inglese di Pogba ci ha infatti insegnato qualcosa è che il 29enne di Lagny-sur-Marne non è giocatore che detta il contesto quanto invece elemento che ha bisogno di uno organizzato per poter brillare.

Di conseguenza, pur tenendo conto del diverso livello del campionato italiano rispetto a quello inglese se la Juventus riuscirà a riportare al di qua delle Alpi il francese dovrà inserirlo in una squadra organizzata, all’interno della quale molti palloni della fase offensiva dovranno passare per Pogba. Così facendo avremo più possibilità di rivedere in maglia juventina il Pogba della prima esperienza in Italia e non la copia sbiadita passata da Manchester nelle ultime annate.

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