«Spero che l’emozione possa aiutare la mia squadra». Con queste parole Josè Mourinho aveva introdotto la sfida di ritorno fra Roma e Leicester, valevole per le semifinali di Conference League, conclusasi con la vittoria (1-0) dei giallorossi che ha sancito il meritato ingresso in finale.
Pochi giorni dopo, parlando alla vigilia della partita di Premier contro il Newcastle, Pep Guardiola è tornato sull’eliminazione subita qualche ora prima in Champions dal Real Madrid.
Parlando di quanto accaduto al Bernabéu, il tecnico catalano ha risposto ad una domanda che gli chiedeva di spiegare la sconfitta affermando che ‹‹la gente parla di mancanza di carattere. Mancanza di carattere? Cosa sarebbe successo se Grealish avesse segnato? È carattere? Cosa è successo quando Edi [Ederson] ha salvato su [Angel] Correa contro l’Atletico? Questo è carattere ma se avessero segnato sarebbe stato mancanza di carattere. Quando Courtois ha salvato con i piedi, quello non è carattere?››
E, ancora, ‹‹questo è perché, quando parliamo di analisi e dati, come questo può controllare come si sentono i giocatori in quel momento?››.
Queste risposte non significano ovviamente che Guardiola non dia il giusto valore ai dati ma che, accanto ad essi, si debbano secondo lui tenere in considerazione altri aspetti che concorrono ad una prestazione. Quello di cui parla Pep (e Mourinho) è l’aspetto emozionale del calcio.
Una squadra è infatti da considerarsi come un tavolino a quattro gambe. Le gambe rappresentano l’aspetto tecnico, tattico, psicologico e fisico. Si può privilegiare un aspetto o un altro ma alla fine, se una delle gambe manca, il tavolino non sta in piedi.
A tal proposito, Mourinho è il più noto rappresentate della scuola portoghese della Periodizzazione Tattica. Ideata in Portogallo dal professor Vítor Frade, la PT è (in breve) una metodologia di allenamento che pone enfasi sull’allenamento specifico volto all’assimilazione dei principi del proprio modello di gioco.
All’interno del microciclo di allenamento di chi segue tale metodologia si dovrà tenere presente, in sede di suddivisione dei carichi, anche del cosiddetto desgaste emocional, cioè in pratica delle energie emotive spese in precedenza.
Questo tipo di approccio, basato principalmente sulla tattica, prende però in esame tutti gli aspetti che concorrono a far maturare la prestazione, incluso appunto quello emotivo. In tal senso, il primo Mourinho italiano ha sovente parlato di aspetto emozionale, tirando in ballo quindi una componente essenziale della performance, che spesso non viene sufficientemente valutata nelle analisi post-gara.
Spesso invece, almeno qui in Italia, si tende a cercare di spiegare un risultato non soddisfacente tramite l’utilizzo di categorie quali ad esempio ‘mancanza di grinta’ o ‘scarsa ‘intensità’, senza fra l’altro specificare cosa di preciso si intenda con quest’ultima.
I miglioramenti recenti della Roma e la qualità delle prove offerte da alcuni suoi calciatori (Chris Smalling, Nicola Zalewski e Henrikh Mkhitaryan ma anche Tammy Abraham) sono stati certamente determinati dalla loro migliorata conoscenza del modello di gioco proposto da Mourinho e del livello di interpretazione dei momenti della gara instillato dal portoghese ma anche dell’abilità di José nell’aver fatto maturare emotivamente la squadra.
Proprio per quanto detto prima riguardo la Periodizzazione Tattica, il contenuto psicologico e quello tattico (oltre che tecnico e fisico) vanno di pari passo nella metodologia dell’allenatore giallorosso. Come miglioramento emozionale della squadra si intende non soltanto la tranquillità che deriva dalle conoscenze apprese ma anche la capacità di giocare senza subire la pressione all’interno del contesto gara.
Grazie anche a questo aspetto la difesa posizionale della Roma ha raggiunto ad oggi uno standard qualitativo notevole.
Quando si parla di complessità del gioco si deve quindi far riferimento anche all’aspetto emotivo, intrinsecamente legato alle conoscenze tattiche (più conosco, meno ho da temere) ma che riguarda anche il saper gestire il momento emozionale della partita o del campionato.
Il pianto di Dušan Vlahović dopo la sostituzione in Genoa – Juventus, diventato subito virale, al di là della motivazione che può averlo provocato ci ricorda proprio l’importanza del lato umano nella gestione del gruppo e nell’affrontare le partite.
Come dichiarato sempre da Guardiola, ‹‹è calcio. 22 giocatori che si muovono con la palla, con le loro emozioni››. Anche su questo aspetto uno staff tecnico deve saper incidere.

Sostieni la Gabbia
Sostieni la Gabbia offrendo un caffè
2,00 €