La Juventus esce sconfitta (0-1) dall’ultimo scontro diretto di questo suo campionato che, a questo punto, si concluderà senza vittorie in nessuno dei confronti con le altre big (Milan, Inter, Napoli e Atalanta).
La cosa interessante della sfida dell’Allianz Stadium è stato il modo in cui le due squadre lo hanno interpretato. I bianconeri di Max Allegri hanno infatti approcciato la partita con un atteggiamento proattivo in entrambe le fasi di gioco, costruito intorno ad un 4-2-3-1 di base che vedeva contemporaneamente in campo Paulo Dybala, Álvaro Morata, Juan Cuadrado e Dušan Vlahović.
Di contro, l’Inter si è presentata con un atteggiamento fortemente reattivo, con un baricentro molto basso sul possesso avversario (38.44m), cercando (e riuscendoci alla fine) di capitalizzare il rigore realizzato in seconda battuta da Hakan Çalhanoğlu.

Con la vittoria come unico risultato utile per sperare in una rimonta che l’avrebbe rilanciata di fatto anche per le prime posizioni in classifica, la Juve ha dunque affrontato la partita con un comportamento strategico diverso da quello messo in mostra in altre circostanze, adattandosi al contesto ed evidenziando quindi quella elasticità e flessibilità voluta dal proprio allenatore.
La struttura offensiva della Juventus (3-1) ed il sopracitato atteggiamento attivo hanno aiutato il non possesso bianconero nell’attuare un pressing che alla fine ha disarticolato il palleggio interista.
Di tutto questo beneficiava la fase difensiva juventina, che ha limitato l’Inter ad un indice di pericolosità offensiva di appena 29 e ad un dato di expected goals (xG) di soltanto 1.08.
A rimarcare quanto detto si aggiunga il fatto che Marcelo Brozović, il play della squadra di Inzaghi, ha prodotto soltanto tre passaggi chiave (cioè in grado di superare almeno una linea difensiva avversaria) in tutta la partita (parliamo di un giocatore che ne aveva prodotti una media di 6.79 a incontro).
Di contro, la superiorità territoriale (baricentro di 62.37m in fase offensiva, possesso del 54%) non si traduceva in altrettanta pericolosità. La Juventus infatti ha prodotto sì 22 tiri (contro i 5 dei rivali) ma ha generato soltanto 1.98 xG. Il che significa una media di 0.09 xG per tiro.
In pratica, il volume offensivo della squadra bianconera non si è tradotto in una pericolosità direttamente proporzionale in fase di finalizzazione.
Costruendo soprattutto sull’asse destra del campo, dove operavano Danilo, Cuadrado e Dybala, la Juventus ha fatto fatica ad innescare situazioni pulite per Morata e Vlahović, nonostante il fatto di essere riuscita a far arrivare rispettivamente 7 e 10 palloni nell’area nerazzurra. Per valutare questo dato basti dire che il giocatore ad avere più tocchi in media p/90 in serie A è Zapata con 10.4.

Se si esclude Cuadrado (0.27) il dato complessivo degli expected threat (xT) prodotti dai giocatori bianconeri maggiormente deputati alla produzione di gioco (Dybala, Rabiot ed il subentrato Zakaria) è stato di 0.31 (media di 0.10 a testa). Lazovic (Verona) guida attualmente questa classifica con 4.34.
La Juventus non si è affidata nemmeno al crossing game (14 palloni laterali giocati, dei quali 6 riusciti) come arma di rifinitura per attaccare il box interista. Nonostante ciò non è riuscita a trovare il modo di costruirsi evidenti occasioni da gol.
Non si può negare come la squadra di Allegri avrebbe meritato il pareggio, al non raggiungimento del quale ha però contribuito la mancanza di soluzioni utili per creare più evidenti occasioni da gol per i propri riferimenti offensivi.

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