E così, alla fine, l’esonero di Pippo Inzaghi si è realmente materializzato. Uno scarno comunicato del Brescia ha infatti sancito l’ufficialità dell’allontanamento del tecnico dalla panchina delle Rondinelle.

Un esonero che è avvenuto al termine di una giornata convulsa, che ha visto la società sospendere l’allenamento previsto per il pomeriggio del 22 marzo a Torbole Casaglia, in attesa di ufficializzare il cambio di guida tecnica.
Secondo quanto appreso da vari organi di stampa, nella serata del giorno precedente il direttore sportivo Francesco Marroccu aveva avuto dal presidente Cellino il via libera per ingaggiare Eugenio Corini.
Per riportare a Brescia il tecnico protagonista della promozione in A del 2019 c’era però da risolvere il contratto triennale firmato nel 2020 dall’ex centrocampista con il Lecce. Per iniziare la trattativa con le rondinelle l’uomo di Bagnolo doveva quindi prima trovare un accordo per la risoluzione consensuale del contratto con la compagine salentina. Lo stesso dicasi per i collaboratori di Corini: Vincenzo Leonardi, il collaboratore tecnico Stefano Olivieri e il match analyst Matteo Camoni.
Mentre proseguivano le trattative fra Corini e il Lecce e fra l’allenatore e il Brescia per la ratifica del nuovo accordo, Inzaghi e il suo staff attendevano notizie in un clima surreale, senza notizie certe e con ancora la questione relativa alla clausola di salvaguardia (che ne impedirebbe l’esonero con la squadra in zona playoff) presente nel contratto sottoscritto dal tecnico piacentino col club lombardo.
A questo accordo fra le parti si deve far riferimento anche per quanto accadde lo scorso febbraio con l’esonero non esonero che avrebbe dovuto vedere l’arrivo in panchina di Diego López. Quel tentativo poi fallì per varie ragioni (si parlò di volontà del tecnico uruguaiano di rinunciare alla proposta ma anche di problemi a livello di tesseramento) col risultato di trasformare il primo esonero di Inzaghi in una veloce riappacificazione.
Riappacificazione che è comunque durata poco dato che stavolta il club di via Solferino ha scelto di andare oltre la suddetta clausola e procedere con il cambio in panchina. Un provvedimento che Inzaghi intendeva impugnare in virtù della clausola anti-esonero ma che, alla fine, è stato ratificato dagli organi federali e, per questo, ha lasciato ulteriormente l’amaro in bocca all’ex attaccante della nazionale.
A tutto questo va aggiunta la modalità con cui è stato comunicato all’ex tecnico il licenziamento, vale a dire non tramite la classica telefonata il giorno dopo l’ultima partita ma mediante una email (da pec) ricevuta da Inzaghi mentre quest’ultimo si stava dirigendo al campo di allenamento…
Nulla di nuovo per un Cellino abituato da sempre a cambiare in corsa. Una fama, quella di mangia-allenatori, mantenuta anche a Brescia: con quello di Inzaghi infatti sono stati ben 11 gli allenatori (per 18 cambi) che si sono avvicendati alla guida delle rondinelle durante i cinque anni di gestione dell’ex presidente del Cagliari.
Tornando a Inzaghi, se il primo ‘esonero’ aveva dell’incredibile (il Brescia viaggiava ad una media da 1.85 punti a partita) questo secondo (e definitivo) allontanamento avviene con le rondinelle che hanno raccolto 15 punti nelle ultime 10 giornate, con una media inferiore al periodo precedente (e sulla quale, nelle ultime giornate, hanno pesato anche gli errori del no.1 finlandese Joronen) ma sempre molto buona (1.5) soprattutto considerato che, ad oggi, il Brescia si trova in quinta posizione in classifica, a 4 punti dalla promozione diretta.
Dal punto di vista tattico Inzaghi aveva plasmato una squadra equilibrata in entrambe le fasi, quarta per indice di pericolosità (48.9) e per numero di tiri in porta (142), quinta per indice di rischio (37.9) e per differenza IPO/IRD (+11).
Le rondinelle, in fase offensiva, si sono dimostrate in grado tanto di attuare una costruzione diretta quanto di risalire il campo palleggiando. Non a caso il Brescia di Inzaghi risulta essere la prima squadra della cadetteria per numero di passaggi chiave, cioè passaggi che permettono di superare almeno una linea di pressione avversaria, con un dato di 1.064.
A questi vanno aggiunti i dati relativi al field tilt (indice che misura la percentuale di possesso palla considerando solo i passaggi nell’ultimo terzo di campo) che risulta il secondo del campionato (56.43%), a riprova del fatto che la squadra macinava gioco.
Come di evince da questi numeri l’esonero di Inzaghi appare ancor più sorprendente. La speranza, per i tifosi bresciani, è che il Corini-ter non ricalchi l’esperienza Zeman del 2006, quando il boemo non riuscì a centrare i playoff dopo essere stato chiamato per sostituire un Maran che aveva portato il Brescia fino al quinto posto.

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