Dušan Vlahović è dunque un giocatore della Juventus. Il matrimonio, che a un certo punto sembrava impossibile o, per lo meno, rinviato a giugno, si è invece concretizzato grazie all’aumento di capitale effettuato recentemente dalla proprietà bianconera.

Che tipo di attaccante arriva alla corte di Massimiliano Allegri? Dal punto di vista tecnico l’attaccante serbo si è evoluto in questa prima parte di stagione con la Fiorentina. Infatti, alle dipendenze di Italiano il neo arrivato in casa juventina è stato chiamato a destreggiarsi come punto di riferimento più avanzato di una squadra che tendeva a giocare nella metà campo avversaria.

In una compagine come quella gigliata, che tende a risalire il campo sfruttando le rotazioni delle catene esterne, Vlahović veniva cercato direttamente dal basso con palloni lunghi quando le squadre avversarie riuscivano ad inibire la prima costruzione viola.
In questo senso il serbo era spesso chiamato a gestire situazioni spalle alla porta, cosa che avveniva anche nella parte offensiva di campo quando all’ex Fiorentina veniva chiesto di associarsi con i giocatori di catena.
A tal proposito è interessante notare come Vlahović, oltre al bottino di 17 reti realizzate fin qui, porti in dote alla Juve anche 18 assist (passaggi che portano alla conclusione un compagno) e 30 passaggi chiave (secondo fra i no.9 del campionato dietro ai 38 di Morata).
L’evoluzione verso l’essere un attaccante completo, quindi anche associativo, è confermata da altri dati, quali ad esempio quelli relative agli expected assists. Con 2.75 xA infatti il 22enne di Belgrado ha già migliorato il precedente dato di 2.3, relative a tutte le sue precedenti stagioni in riva all’Arno. Il dato degli expected threat (xT) è di 0.66.
Da notare inoltre come il calciatore serbo sia terzo nella massima serie per falli conquistati (49).
Detto questo, il giocatore che arriva a Torino deve comunque migliorare in alcuni aspetti del suo gioco per fare un ulteriore salto di qualità. Da questo punto di vista Vlahović deve migliorare nei duelli individuali, come dimostrano le cifre relative alla percentuale di duelli vinti nella metà campo offensiva (36.1%) e di quelli aerei (33.3%).
Quando è stato contrastato in maniera aggressiva (come da de Ligt proprio contro la Juve o da Bremer nella sfida col Torino) il serbo si è infatti trovato a mal partito.
Ovviamente l’aiuto maggiore che la compagine bianconera si aspetta di ricevere dal suo nuovo centravanti è però quello relativo alle sue capacità in fase di finalizzazione. Da questo punto di vista i dati prodotti in campionato da Vlahović sono impressionati. A livello realizzativo infatti le sue 17 reti viene fuori da 12.05 expected goals (xG).
Se togliamo i rigori realizzati (5) il dato passa a 12 reti da 7.36 non penalty expected goals (npxG). La discrepanza fra gol segnati non su rigore e gol attesi è quindi di +4.64. Un indice, quest’ultimo, delle capacità realizzative di Vlahović.
In teoria quindi il serbo dovrebbe migliorare le capacità realizzative di una squadra come quella di Allegri che, fino ad ora, ha l’undicesimo attacco del torneo in termini di reti effettivamente segnate (34) e il quinto per xG (38.56). L’ex viola dovrebbe quindi migliorare la percentuale di conversione della formazione bianconera, attualmente undicesima in questa classifica (10.12%).
È chiaro che per far questo Allegri dovrà trovare il modo di servire adeguatamente Vlahović, mettendolo in condizione di calciare verso la porta. Se questo avverrà, la squadra trarrà beneficio nella fase di finalizzazione. A tal proposito giova ricordare che la Juve è attualmente quattordicesima in serie A per shot accuracy (cioè per percentuale di tiri in porta sui tiri totali prodotti) con un dato del 31.8%.

In un modello di gioco come quello predisposto da Italiano, con la Fiorentina che cercava di recuperare palla vicino alla porta avversaria, Vlahović aveva meno campo da percorrere per arrivare in zona tiro, oltre a poter usufruire di diversi palloni messi nel mezzo dalle zone esterne (339).
Situazioni che hanno contribuito a fare del nuovo attaccante della Juve il secondo giocatore della massima serie per numero di tiri in porta (34, uno in meno di quelli di Immobile) con un dato 1.6 p/90 (Morata ad esempio ne ha prodotti 1.1).
In sostanza quindi Vlahović dovrebbe migliorare la produzione offensiva e realizzativa della sua nuova squadra. Certamente gli andrà strutturato intorno un sistema funzionale. Detto questo, il serbo nasce come attaccante fronte alla porta, in grado cioè di risalire il campo ed essere pericoloso anche con molti metri davanti.

Alla Juve queste situazioni potrebbero presentarsi di nuovo e in questo Vlahović appare più adatto di Morata, oltre al fatto che l’ex viola (a differenza dello spagnolo) è in grado di ‘fare reparto da solo’, come si suole dire.
Teoricamente dunque quello che si è appena celebrato sembra un matrimonio buono sia per il calciatore che per la Juve. Il serbo è ora atteso al salto di qualità e ad uno sviluppo ulteriore che possa collocarlo fra i primi attaccanti d’Europa.