Al termine di una prova maiuscola e nonostante i fantasmi delle precedenti rimonte subite (tutte partendo dal 2-0 di vantaggio) che si sono nuovamente materializzati in occasione della rete di Immobile a inizio secondo tempo, il Verona riesce a sconfiggere con punteggio largo (4-1 finale) una Lazio che paventa ancora problemi a livello di continuità di applicazione e di costruzione del modello di gioco voluto dal suo allenatore.
Con Acerbi squalificato per due giornate dopo l’espulsione rimediata contro il Bologna, Sarri ha allineato davanti a Reina un reparto arretrato composto da Marusic, Patric, Radu, Hysaj. A centrocampo era poi Akpa-Akpro a completare il reparto con Milinković-Savić e Leiva e in sostituzione di Luis Alberto, il cui difficile inserimento nel costrutto tattico sarriano è stato al centro di recenti discussioni.
Contro la Lazio, Tudor ha scelto il solito atteggiamento aggressivo nel primo pressing, cercando di andare a impattare sugli avversari tramite situazioni di 1c1 in zona palla. Il piano gara funzionava. A livello numerico la Lazio riusciva comunque a mantenere un baricentro alto sul proprio possesso (54.81m), andando a creare alcune situazioni di pericolo dalle parti di Montipò (il dato finale degli xG dei biancocelesti è stato di 1.42).

Tuttavia, l’aggressività tenuta dal Verona (al di là di un PPDA di 12.40 e di un baricentro di 46.54m sul possesso avversario) riduceva notevolmente il controllo della palla agli ospiti (51%) consentendo agli scaligeri di conquistare tanti palloni.

In questo senso è impressionante il dato dei duelli vinti riportato da Sics: 83/151 (54%) per la squadra di casa, appena 68/151 (46%) per gli uomini di Sarri.
Tutti questi dati rendono l’idea di come la Lazio abbia fatto fatica a settare costruzione e possesso. In fase offensiva i biancocelesti si sono ancora una volta affidati a Reina (7) e Milinković-Savić (5) per cercare di produrre passaggi chiave che consentissero loro di superare le linee di pressione gialloblù.
Il ritmo del Verona ha dunque nuociuto alla Lazio, sia in termini di velocità del pallone che in quelli di conduzione della palla.

Tuttavia, a saltare all’occhio è la produzione offensiva patita dai laziali. Il numero di gol subiti è infatti in linea con i 3.54 expected goals generati dal Verona (gli aquilotti ne avevano finora concessi 1.57 a partita).
La partita del Bentegodi ci lascia quindi l’impressione di un Verona sulla strada giusta, con un Tudor che ha impresso una marcia in più all’attacco scaligero dal momento del suo arrivo sulla panchina precedentemente occupata da Eusebio Di Francesco.

Di contro, il lavoro da fare per Sarri non manca. La squadra appare ancora lontana dall’aver assimilato la sua idea di calcio e resta vittima di troppi alti e bassi. L’apprendistato delle mezzali appare particolarmente indietro. Sarri dovrà riuscire ad inserirle nel contesto senza che questo comporti un peggioramento dell’ equilibrio di squadra.