L’Atalanta torna dall’Arechi con tre punti al termine di una prestazione opaca sul piano del gioco contro una Salernitana compatta e in grado di contrastare efficacemente la fase di possesso dei bergamaschi.
Per ostacolare la tradizionale manovra nerazzurra, che si fonda su una fase offensiva costruita intorno ai quadrilateri laterali costituiti da braccetto, quinto, interno di centrocampo e riferimento offensivo di parte (in questo caso un trequarti), Fabrizio Castori ha preparato una Salernitana disposta con un 3-4-1-2 come modulo base, che diventava 3-4-2-1 in non possesso.

L’intento era quello di creare situazioni di 1c1 sul lato forte del campo, lasciando alla squadra di Gasperini il controllo del pallone (54%) e quello territoriale, come dimostrano il baricentro medio di 59.24m dell’Atalanta in fase offensiva e il dato PPDA dei campani (13.27).
Con i tre giocatori offensivi (Ribéry, Gondo e Djurić) impegnati a ostruire le linee di passaggio centrali a Demiral, Palomino e Tolói, il compito di contrastare esternamente l’Atalanta veniva affidato alla collaborazione dei due braccetti salernitani (Gyömbér e Gagliolo), agli esterni di centrocampo (Kechrida e Ranieri) e ai due mediani (Mamadou Coulibaly e Lassana Coulibaly). Proprio l’ex pescarese e il nazionale maliano sono stati autori di una buona prova difensiva, basculando ora a destra, ora a sinistra in funzione della zona di attacco della compagine di Gasperini, col compagno di reparto che dava copertura diagonale nel corridoio centrale del campo.

Questo atteggiamento ha finito per depotenziare la fase offensiva atalantina, ridotta ad un Indice di Pericolosità di appena 32 e ad un dato di 1.38 in termini di expected goals (xG), vale a dire 0.74 in meno da quanto concesso dalla Fiorentina ai bergamaschi nel turno precedente.
Quando in controllo della palla i campani hanno cercato (com’era prevedibile) di passare attraverso le giocate di Ribéry. Fin quando è stato in campo (cioè fino alla fine del primo tempo) il francese ha giocato 40 palloni, con un indice di verticalità (numero di giocatori superati con un passaggio) di 4, tre passaggi chiave prodotti e due ricevuti.
Nella ripresa, senza più l’ex viola in campo e sotto la pressione rivale, la Salernitana è passata ad un 3-5-2 con Obi mezzala. La compagine granata è comunque riuscita a mantenere un baricentro praticamente identico a quello della prima frazione (50.4m di media contro il 50.92 della parte iniziale della gara), appoggiandosi a Mamadou Coulibaly per gestire il possesso (65 palloni giocati, il maggior numero fra i giocatori di casa) e agli attaccanti per risalire il campo, con Djurić (5), Gondo (4) e il subentrato Bonazzoli (5) ad aver ricevuto la maggiore quantità di passaggi chiave da parte granata.
Altro elemento importante a livello di possesso è stato Ranieri. Utilizzato da esterno a sinistra il giocatore in prestito dalla Fiorentina ha prodotto un indice di verticalità di 4.13 (il migliore dei suoi) con due passaggi chiave.

In generale, a livello offensivo, gli 0.79 xG e il 36 di IPO prodotti, pur essendo ancora pochi, dimostrano comunque come la squadra abbia cercato di controbattere colpo su colpo agli avversari di giornata. Fra l’altro il dato degli expected goals è il secondo migliore stagionale per la squadra di Castori dopo l’1.64 di Bologna nella prima giornata.
Alla fine a decidere la partita in favore dell’Atalanta è stata la qualità dei singoli, con una giocata che ha avuto come protagonisti Iličić e Zapata i quali hanno sfruttato due leggerezze difensive avversarie in situazione di 1c1 per segnare il gol vittoria.
Una sconfitta che lascia l’amato in bocca alla squadra di Castori che però, dati alla mano, esce paradossalmente rafforzata da quando prodotto in questa partita.