Hanno fatto molto discutere le recenti critiche di Marco van Basten a Matthijs de Ligt a seguito della partita fra Olanda e Austria.
In particolare, parlando alla Tv olandese, l’ex centravanti del Milan ha sottolineato l’azione che ha visto protagonista (a suo dire in negativo) il difensore juventino poco dopo la mezzora del primo tempo.
Con gli Oranje già in vantaggio grazie al rigore precedentemente trasformato da Depay, l’Austria stava faticosamente cercando di organizzare la propria fase offensiva alla ricerca del pareggio.
Durante un’azione d’attacco, al minuto 33, la squadra di Foda viene a sviluppare una manovra lungo l’out sinistro, muovendo palla da Alaba a Ulmer.
L’esterno austriaco prosegue l’azione andando a rompere il raddoppio portato su di lui da Wijnaldum e Dumfries. Nel momento in cui il difensore del Salisburgo affronta i due olandesi, in una zona più avanzata di campo si vede de Ligt assorbire il taglio a uscire di Gregoritsch.
Per seguire il movimento del no.11 austriaco, il 21olandese finisce però per liberare una facile linea di passaggio verso Sabitzer. Questa lettura della situazione ha finito per non soddisfare van Basten che alla NOS ha parlato di un de Ligt andato ad apprendere l’arte difensiva nella patria spirituale della difesa (cioè in Italia) ma che alla fine non avrebbe ‹‹imparato nulla››.
Queste considerazioni, portate avanti da un’icona del calcio olandese (e mondiale) hanno ovviamente fatto discutere nei Paesi Bassi e hanno prontamente suscitato la necessità di una replica da parte di de Ligt.
Il centrale bianconero ha parlato della situazione presa in esame riferendosi alla italica attitudine a prendere come riferimento l’uomo più che la zona di competenza, aggiungendo anche come, nel caso in questione, si sia trattato di una decisione da prendere in un istante, sottolineando anche come nella retroguardia Oranje non manchi la comunicazione.

Quest’ultima considerazione si riferisce ad un’altra critica di van Basten, che aveva sottolineato la necessità di de Ligt di ergersi maggiormente a leader vocale della difesa della squadra di de Boer.
Analizzando più da vicino la situazione è da notare come in realtà l’errore non sia stato commesso da de Ligt. L’Olanda difende 1c1 con una marcatura orientata sull’uomo nella zona.
Seguendo quindi i principi del gioco olandese non si può affermare che de Ligt abbia sbagliato nel seguire Gregoritsch, anche se quest’ultimo si stava allargando. Invece che su de Ligt l’attenzione dovrebbe essere spostata sugli altri due componenti della linea difensiva di de Boer (Blind e van Aanholt) che non sono scivolati bene verso la zona palla.
Così facendo, i due giocatori hanno spezzato eccessivamente la linea olandese, creando così le premesse per un potenziale pericolo derivante dall’attacco alla profondità di Sabitzer.
A questo comportamento va aggiunto quello dei due mediani de Roon e de Jong che si scambiano bene il controllo del centrocampista dell’RB Lipsia.
Tutto questo, messo insieme, ha impedito al sistema difensivo olandese di assorbire efficacemente il movimento verticale di Sabitzer.
Imputare la mancata lettura della situazione a de Ligt appare quindi fuorviante, tenuto conto del fatto che il bianconero è stato uno dei pochi (in quel momento) a muoversi in accordo ai principi di gioco della sua squadra.
L’errore di de Ligt è obbiettivo quanto marchiano, e non vi è alcun senso nel parlare di letture diverse in base alla cultura calcistica. Se un atleta è ordinato al marcamento a zona, fissa o variabile che sia, non deve in alcun caso sguarnire il proprio spazio di competenza per correre dietro un avversario senza palla. Certo su errori così il calcio italico si fonda, ma ciò non toglie che di errori si tratti, tipici di un football atavicamente pauroso che solo a parole ha abbandonato il marcamento a uomo!
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