Considerato giustamente un allenatore proattivo (arrivato in Italia con una vera e propria ‹‹ossessione per il possesso››) Paulo Fonseca è spesso sottovalutato quando si va a parlare di organizzazione della fase difensiva.
Eppure i numeri confermano come la Roma abbia migliorato le proprie prestazioni in non possesso. Nelle ultime 10 uscite i giallorossi hanno infatti totalizzato 5 clean sheets, concedendo appena 7 gol.
Il dato degli exected goals against (xGA) negli scorsi due mesi e mezzo è di 0.87 di media a partita: si tratta di uno 0.28 in meno rispetto a quanto concesso agli avversari nelle 20 partite precedenti.

I giallorossi ad oggi sono quindi una compagine che crea un po’ meno ma che risulta molto più stabile difensivamente.

In non possesso la Roma di Fonseca ci ha abituato ad un piano gara che generalmente punta a chiudere le linee di passaggio centrali creando un blocco compatto che poi vada in pressione una volta che la palla venga mossa in zone esterne di campo, dove la linea laterale viene in aiuto ai difendenti.
Se andiamo ad analizzare da vicino la sfida di andata degli ottavi di finale di coppa Uefa contro gli ucraini dello Shakhtar (ex squadra proprio di Fonseca) vediamo come la strategia romanista abbia alternato fasi di pressing avanzato ad altre di difesa posizionale più bassa.
In particolare, in situazione di prima costruzione da parte degli ucraini la Roma ha utilizzato un giocatore per schermare il play basso avversario, con gli altri due riferimenti offensivi che si orientavano sui centrali difensivi (Vitão e Matvijenko) con una postura che schermasse le linee di passaggio fra questi ultimi e i terzini (Dodô e Ismaily).
In generale, nella metà campo dello Shakhtar la squadra di Fonseca andava con i propri giocatori a prendere i riferimenti avversari.
Di contro, nella propria metà campo la Roma effettuava una difesa maggiormente orientata sulla palla, il cui posizionamento dettava appunto la zona nella quale collocare il blocco difensivo.
In pratica la Roma ha mostrato un atteggiamento europeo che prevede una pressione 1c1 nella metà campo offensiva ed una difesa più di reparto nella propria.
Fonseca è stato ingaggiato con l’idea di proporre un gioco equilibrato, che non privilegi la fase difensiva in modo pesante. Invece si è adeguato alla retrograda realtà italica, caratterizzata da un calcio teso al presidio intensivo degli spazi centrali ed interni a scapito delle ali, un football eminentemente difensivo inevitabile conseguenza dell’applicazione di uno schieramento prevedente che senza palla la retroguardia si sistemi a 5, demandando a 2 soli elementi lo sfruttamento degli out. Direi che il sig. Fonseca con le sue scelte limita le capacità dei giallorossi, sia sul piano tattico (retroguardia a 5, rinuncia alle ali d’attacco), sia tecnico (esclusione immotivata di Fazio e Jean Jesus).
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