Analisi tattica

La fase di sviluppo nel calcio contemporaneo

Si parla spesso, di recente, della fase di costruzione di una squadra. Tuttavia, questa situazione inquadra soltanto l’inizio della fase offensiva di una compagine, quello cioè in cui comincia l’azione d’attacco, con tutta la squadra avversaria da superare.

La fase di possesso non si limita però soltanto alla costruzione ma comprende anche altri tre momenti, tre sottofasi per così dire: lo sviluppo, la rifinitura e la finalizzazione (queste ultime due possono essere racchiuse sotto la categoria di attacco alla linea).

Con fase di sviluppo possiamo intendere il momento successivo alla costruzione vale a dire quello in cui, una volta superata la prima linea di pressione avversaria, la squadra in possesso sviluppa appunto la sua manovra offensiva contro il centrocampo e la difesa della squadra rivale.

In pratica si tratta del momento in cui la squadra attaccante viene a trovarsi all’interno della zona compresa fra la propria linea di trequarti e quella della squadra che difende.

In questa situazione il sistema base tende a mutare in virtù del piano gara messo in atto dall’allenatore. È quindi, quello della fase di sviluppo, un momento chiave della strategia di una squadra ed è importante cercare di capire come una compagine sviluppa e se questo sviluppo sia costante o appunto adattato agli avversari di turno. Si tratta cioè di individuare l’eventuale presenza di costanti dello sviluppo offensivo.

Anche in questa sottofase, come nelle altre, il calciatore deve essere messo in grado di poter contribuire al meglio alla fluidità della manovra offensiva andando a svolgere funzioni compatibili con le proprie qualità.

Per una squadra quindi si tratta di collocare i propri giocatori nelle posizioni migliori per scardinare il sistema difensivo avversario. Posizioni che possono essere occupate da elementi diversi nelle varie azioni d’attacco.

In Fiorentina – Roma e Parma – Inter abbiamo avuto due esempi delle suddette situazioni. Nel primo caso la squadra di Fonseca, partendo dal 3-4-2-1 di base, dopo la costruzione iniziale 3+1 è andata a sviluppare attraverso il consueto rombo offensivo, dando vita ad una sorta di 3-3-3-1.

Per quanto riguarda invece l’Inter, la formazione nerazzurra ha fatto spesso scendere Brozović al fianco di de Vrij andando ad allargare Škriniar e Bastoni. I due braccetti hanno così svolto funzione da terzini con la squadra in possesso.  

Con Eriksen e Barella interni di centrocampo il 5-3-2 interista è stato sviluppato in un 4-2-4 che prevedeva Perišić e Hakimi esterni alti a supporto di Sanchez e Lukaku. A restare invariate erano le giocate da esterno ad attaccanti con le combinazioni tipiche dell’Inter ma in una disposizione che ha ricordato il Bari di Antonio Conte (e poi di Giampiero Ventura).

Alcune situazione offensive dell’Inter nel montaggio VideoMatch di Sics

Questa scelta è stata probabilmente dettata dalla volontà del tecnico nerazzurro di allargare le maglie di un Parma che è solito preoccuparsi soprattutto di difendere il centro del campo e la quindi anche la zona di rifinitura, quella cioè compresa fra le proprie linee di difesa e centrocampo.

Così facendo l’Inter obbligava le due mezzali ducali (Hernani e Kurtić) a scivolare esternamente col risultato di avere diversi metri di campo da coprire per andare a contrasto e anche di liberare le linee di passaggio nerazzurre verso Lukaku e Sanchez.

Questi sono sono alcuni esempi della direzione che attualmente sta seguendo il calcio. Vedremo se in futuro si continuerà su questa strada si tornerà ad un approccio più basato sull’occupazione di posizioni fisse.

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