La sfida dell’Olimpico fra Roma e Inter si è risolta in un pareggio (2-2) che ha lasciato i due allenatori con umori diversi. Se infatti da una parte Paulo Fonseca può essere contento per aver ottenuto un pari in uno scontro diretto contro un’altra big del campionato (cosa non sempre riuscita ai giallorossi nelle ultime due stagioni), dall’altra Antonio Conte può rammaricarsi per una finale di partita fin troppo prudente che ha vanificato la rimonta iniziale (da 0-1 a 2-1 per i nerazzurri) facendo così sfumare l’ipotesi dei tre punti.
Proprio sul finale di partita e sulle scelte di Conte si sono appuntate le critiche di fans e media.
Nonostante il fatto che, all’intervallo, gli expected goals prodotti dai nerazzurri registrassero un dato di 0.98, contro l’appena 0.15 prodotto dagli uomini di Fonseca, i primi quarantacinque minuti di gioco erano stati piuttosto equilibrati.
In questa prima parte dell’incontro l’Inter aveva palesato alcune difficoltà in fase offensiva, non riuscendo a bypassare una prima linea difensiva giallorossa che, sotto la gestione Fonseca, tende ad assestarsi all’altezza della metà campo per coprire le linee di passaggio centrali più che andare ad aggredire in avanti.
In questo modo, anche il classico svuotamento del centro del campo da parte dei nerazzurri non riusciva ad aprire linee di passaggio pulite per Lukaku e Lautaro.
A loro volta i due riferimenti più avanzati dell’Inter restavano ‘vittime’ di una linea difensiva avversaria che rimaneva alta per mantenere la squadra comunque corta (21.91m la lunghezza media della Roma nel primo tempo), non andando quasi mai ad attaccare la profondità per allungare i giallorossi.
L’inizio del secondo tempo ha invece visto un’accelerata dei nerazzurri, che sono diventati padroni del campo, riuscendo a crearsi diverse occasioni da gol nei primi quindici minuti.

La mossa che ha permesso alla squadra di Conte di aumentare la propria pressione offensiva è stata quella che ha visto il tecnico nerazzurro tenere più bassi Vidal e, soprattutto, Marcelo Brozovic in costruzione.

In questo modo Conte ha dilatato le distanze fra i giocatori nerazzurri, rendendo più difficile alla Roma il mantenimento di quella compattezza difensiva dimostrata invece nella prima fase della partita.
Il posizionamento più aperto dell’Inter in possesso finiva per spingere in avanti anche i quinti, in particolare Hakimi che si dimostrava letale per la fascia sinistra della squadra di casa.
Tuttavia, una volta raggiunto il vantaggio, i nerazzurri si spegnevano lasciando campo e iniziativa alla Roma (59.23m il baricentro medio romanista nel secondo tempo, 7’40’’ contro 4’27’’ il tempo di possesso negli ultimi venti minuti).

A contribuire a questo rovesciamento delle parti sono stati i cambi: quelli effettuati da Fonseca così come quelli fatti da Conte.
Per quanto riguarda i primi, il portoghese ha inserito Cristante per Veretout a dieci minuti dal termine. L’ex atalantino è andato ad infoltire il numero di incursori che si rovesciavano nella trequarti di una Inter che si era notevolmente abbassata.

A quel punto Conte, assecondando il comportamento della squadra (e, forse, ritenendo di non avere a disposizione le forze necessario per modificarlo) ha cercato di compattare i nerazzurri rafforzandone gli argini tramite gli inserimenti di Kolarov per Hakimi e, in particolare, di Perisic per Lautaro.
La squadra veniva allora a ridisegnarsi con una sorta di 5-4-1 di base (con Perisic che rientrava) che aveva lo scopo principale di difendere il gol di vantaggio, vista l’estrema difficoltà che già prima dei cambi l’Inter aveva dimostrato nella risalita del campo.

Il pareggio (meritato) della Roma ha vanificato i piani di Conte. Nel dopo gara il tecnico nerazzurro è stato interpellato circa le sostituzioni effettuate. L’impressione è stata quella che, come detto poco fa, Conte abbia assecondato la tendenza della squadra ad indietreggiare piuttosto che a cercare di modificare questo atteggiamento.
Le risposte fornite dall’allenatore interista (‹‹penso che alla fine subentri anche l’ansia del risultato importante, che ti porta mentalmente a dire: mi abbasso. Noi comunque anche dalla panchina continuavamo a dire di stare alti››) lasciano intendere che la squadra si sia abbassata per così dire ‘naturalmente’, di propria iniziativa.
A difesa di Conte c’è da dire che il calcio è dei calciatori: alla fine, la panchina con le sue scelte incide nell’atteggiamento della squadra ma, in un’ultima analisi, ci può essere il momento in cui una squadra attua dei comportamenti diversi da quelli che il proprio allenatore vorrebbe venissero eseguiti.
L’Inter alla fine ha concesso 0.9 xG a una squadra che aveva una di 2.26 xG a partita nelle precedenti 16 giornate. Se andiamo poi a vedere i dati IPO/IRD di Sics, notiamo come forse i nerazzurri abbiano buttato due punti non tanto per l’atteggiamento nel finale di partita quanto invece per le occasioni sprecate all’inizio del secondo tempo.

In definitiva quindi è vero che Conte avrebbe potuto procedere a sostituzioni diverse (magari inserendo Sánchez per Lautaro) e che ha assecondato la squadra nel suo arretrare ma resta comunque da dimostrare che la sua lettura della gara sia stata sbagliata, alla luce di quanto stava succedendo in campo in quel momento.
Bè, per non sapere né leggere né scrivere credo anch’io che l’Inter abbia «buttato due punti non tanto per l’atteggiamento nel finale di partita quanto invece per le occasioni sprecate all’inizio del secondo tempo». Ottimo post, ottima analisi.
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