La Fiorentina riesce a pareggiare (1-1) contro il Sassuolo al termine di una sfida che ha visto la squadra di De Zerbi tenere in mano il pallino del gioco (53% di possesso palla) contro una squadra viola che ha comunque dato prova di carattere.

Dal punto di vista tattico, i neroverdi hanno sciorinato tutto il repertorio di quel gioco di posizione che vede nel loro allenatore il maggior interprete in Italia. Particolarmente interessante è stata la varietà con la quale la squadra emiliana ha cercato di far uscire palla da dietro. Infatti, in sede di costruzione il Sassuolo ha alternato diverse soluzioni, fra le quali ad esempio quella che ha visto il no.1 Consigli come terzo centrale fra Chiriches e Peluso.

O, ancora, in zone più avanzate, la salida lavolpiana di Locatelli, richiamato da De Zerbi per scendere in mezzo ai difensori centrali.

Il piano era quello di attirare la pressione viola per poi superarne la prima linea e attaccare in campo aperto, andando alla ricerca della verticalità.
Non sempre questo è avvenuto anche perché la Fiorentina ha preferito rimanere bassa sul possesso avversario (46.78m), senza andare a ricercare quella pressione alta (14.54 il PPDA) che il Sassuolo appunto sperava di generare col proprio possesso.
La compagine di Cesare Prandelli ha dunque scelto un atteggiamento accorto, con l’obiettivo primario di sporcare la partita e le linee di passaggio neroverdi.

In questo senso, l’atteggiamento dei viola ha pagato. Infatti, è vero che gli uomini di De Zerbi, quando sono riusciti a trovare linee di passaggio verticali, sono diventati pericolosi riuscendo a sfruttare la loro qualità (come in occasione del gol del vantaggio) ma, in generale, il Sassuolo ha avuto difficoltà nel trovare la profondità e spesso il suo palleggio è stato a U.
In particolare, è nel periodo immediatamente successivo al gol del pareggio (rigore di Vlahovic causato da un fallo ingenuo di Locatelli su Ribery) che la Fiorentina è venuta fuori, non tanto sul piano strettamente offensivo quanto su quello della capacità di ingenerare una confusione tattica che ha finito per ingolfare per molti minuti il possesso palla del Sassuolo.
A mancare alla squadra emiliana sono state soprattutto le corse di sacrificio degli invasori per attaccare alle spalle la linea difensiva della Fiorentina.
L’aspetto positivo è stato però quello derivante dal fatto che i neroverdi sono riusciti a mantenere a lungo il controllo della sfera durante le fasi di attacco posizionale, senza così soffrire le transizioni viola.
Per quanto riguarda invece la squadra di Prandelli, come detto la prestazione offensiva è stata ancora una volta poco brillante. I viola hanno tirato più del Sassuolo (14 conclusioni contro 10) e hanno avuto più calci piazzati a disposizione (8 contro 2) ma hanno prodotto meno in termini di non penalty expected goals (0.96 npxG rispetto agli 1.71 degli ospiti).
In pratica, a fare la differenza in positivo è stato il rigore procurato da Ribery. E il giocatore francese si è confermato l’arma in più di questa squadra. Finché l’ex Bayern è stato in condizione, la Fiorentina si è potuta appoggiare alla sua inventiva e capacità di creare superiorità tramite gli 1c1 o i passaggi chiave (5, dei quali 3 assist) per produrre qualcosa offensivamente.

Per il resto, poco da segnalare. Amrabat ha mostrato di trovarsi a proprio agio quando la squadra ha difeso in avanti (come accaduto all’inizio della ripresa e come il calciatore marocchino era abituato a fare a Verona) mentre Bonaventura (impiegato nuovamente da mezzala destra) e Castrovilli sono parsi ancora un passo indietro.
Il miglioramento della squadra sembra quindi dover passare dalla capacità di Prandelli di mantenere la solidità difensiva mostrata col Sassuolo, abbinandola ad una fase offensiva più efficiente e che sia in grado di sfruttare le qualità dei giocatori più talentuosi a disposizione.
ottima analisi Michele
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Grazie Mario
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