La vittoria della Juve nel derby della Mole (2-1) non deve mascherare le difficoltà incontrate da una squadra bianconera che, per più di un’ora, si è trovata a disagio nel tentativo di sbrogliare la massa granata.
Dall’altra parte del Po, l’ennesima sconfitta nel derby (il Toro non vince la stracittadina dal 2015) ripropone una squadra che ha diversi problemi da risolvere. Insomma, un derby che lascia per entrambe le squadre torinesi più ombre che luci.
Costruzione e possesso
Per quanto riguarda la Juventus è stato lo stesso Andrea Pirlo a descrivere le problematicità affrontate durante la gara. Nel post-partita infatti il tecnico bianconero ha sottolineato come la sua squadra abbia incontrato difficoltà ‹‹a palleggiare, soprattutto a muovere la palla velocemente››.
In effetti, già in fase di primo possesso la Juventus ha palesato delle incertezze, con la palla non usciva da dietro e non circolava velocemente. A questo si deve aggiungere il fatto che la classica costruzione juventina 3+2 è sembrata utilizzare un numero eccessivo di costruttori contro un Toro che non effettuava un pressing avanzato (il PPDA dei granata sarà di 19.41), con Belotti e Zazza che si preoccupavano più di chiudere le imbucate centrali che di aggredire.

In generale però il giro palla bianconero è risultato essere troppo lento e così la squadra di Giampaolo non aveva particolari problemi a difendere negli scivolamenti laterali.

Sviluppo
Anche lo sviluppo bianconero ha però mostrato delle carenze. La squadra di Pirlo ha sovraccaricato il lato sinistro del campo senza tuttavia riuscire a sfruttare questa situazione né a giocare sui cambi di lato.
La squadra, sempre a detta di Pirlo, è parsa troppo statica, con i 5 invasori che spesso giocavano spalle alla porta, favorendo così l’organizzazione difensiva di un Toro che, schierandosi con cinque difensori, riempiva con un giocatore ognuno dei canali verticali.
Attacco alla linea.
Altro problema riscontrato dai campioni d’Italia è stato quello dell’attacco alla linea. Pochi giocatori si sono dimostrati pronti ad attaccare a difesa bassa torinista con corse ‘a perdere’ necessarie per rompere la linea avversaria e trovare profondità, come rimarcato dallo stesso allenatore juventino (‹‹quando si chiudono hai bisogno di muoverti, di trovare più spazio, attaccare più volte la profondità per liberare spazi anche per altri giocatori››).
I padroni di casa hanno faticato anche a riempire l’area nel corso della gara, perlomeno fino all’ingresso di McKennie, che ha questa caratteristica nelle sue corde.
Prima pressione
In fase difensiva, le direttive di Pirlo in merito a prima pressione e riaggressione non sono state ancora recepite dalla squadra. Il Torino ha infatti avuto buon gioco nel superare la prima linea avversaria.
La Juve ha confermato le difficoltà nel pressing contro squadre che adottano una difesa con tre centrali, come visto ad esempio nella partita di Crotone.
Torino
Con appena 6 punti ottenuti nelle prime otto giornate di campionato e con la propria panchina a rischio (almeno a leggere parte della stampa) Giampaolo ha affrontato la sfida alla Juventus rimanendo fedele alla proposta tattica presentata nelle ultime uscite, vale a dire quel 5-3-2 utilizzato inizialmente negli ultimi minuti della trasferta contro il Sassuolo.
In realtà, l’uso di una retroguardia a 3/5 non è una novità assoluta nel percorso del tecnico abruzzese. Giampaolo ha infatti già utilizzato il 5-3-2 durante la stagione trascorsa a Cremona, quella del rilancio (2014/15) prima dell’approdo a Empoli.
A Milano con l’Inter questa disposizione era stata quella di partenza. Le difficoltà dei nerazzurri nel fare la partita e tenere un baricentro alto avevano permesso ai granata di disputare un buon match, durante il quale la compagine di Giampaolo aveva avuto spesso la possibilità di risalire il campo palleggiando.
Nel derby, l’idea di fondo era quella di ripetere la prestazione di San Siro. In questo senso, il non possesso granata è stata accorto e, come detto analizzando la prestazione della Juventus, ha finito per ingolfare la manovra offensiva avversaria, grazie anche ad un baricentro basso, soprattutto nei primi quarantacinque minuti di gioco (38.05m).

Tuttavia nella ripresa la compagine granata ha faticato a produrre gioco, col risultato di non riuscire ad accrescere di molto il proprio indice di pericolosità (al contrario invece di quanto è riuscita a fare la Juve, specialmente nella parte finale della partita).
Alla fine, come contro l’Inter, anche nel derby il Torino ha sprecato nel finale quanto di buono fatto nel resto della partita, subendo i due gol che hanno deciso l’incontro.
Nel dopo-gara il tecnico granata ha puntualizzato come il Toro attualmente subisca ‹‹troppi gol rispetto ai tiri in porta››. E, in effetti, la sua squadra ha concesso finora 24 reti da 19.20 expected goals against (xGA).
Su questo Giampaolo dovrà qualcosa, così come dovrà intervenire sul piano della tenuta mentale della squadra (sono troppi i punti persi da situazioni di vantaggio) ma anche sul piano offensivo, dopo un secondo tempo del derby nel quale il Torino ha fatto fatica ad uscire dalla propria metà campo.
Insomma, il lavoro non manca neanche a lui…